Che l’incarico affidato da Bersani a Vannino Chiti quale commissario del Partito Democratico del Lazio non fosse una passeggiata, traspare dalla cautela con la quale il senatore affronta i problemi di un partito che non è riuscito a trovare la quadra per l’elezione del nuovo segretario dopo le dimissioni di Mazzoli eletto al congresso dello scorso anno. D’altra parte Chiti è molto chiaro sui limiti dell’incarico che gli era stato affidato. Intanto affrontare le prossime elezioni amministrative che riguarderanno 180 comuni della nostra regione, provvedere alla nomina dei segretari delle federazioni attualmente vacanti e portare il partito, dopo i congressi in corso, alle primarie per l’elezione del segretario regionale. Insomma, una situazione di precarietà che Chiti ha tentato di volgere in politica elaborando con le forze sociali e di categoria, quel documento sui contenuti dell’azione del Pd, traduzione laziale degli impegni di programma assunti dai democratici a Varese. Ne è nata l’elaborazione di una serie di “schede” condivise con tutte le espressioni associative e di categoria vicine al partito, e non solo. Sin qui il programma di governo per affrontare i nodi sociali ed economici di una crisi di sistema. Ma Chiti insiste sui “valori” di costituzionalità, legalità e sobrietà che devono uniformare l’azione politica, valori che oggi paiono sbriciolarsi sotto i colpi delle varie emergenze.

«Sotto questo profilo – ci dice il senatore – l’insegnamento della Chiesa e dei laici/cattolici, ha dato un contributo di chiarificazione proprio nel corso della settimana sociale della Chiesa di Reggio Calabria, alla quale abbiamo fatto seguire il nostro convegno romano. L’enciclica papale ‘caritas in ventate” è un punto di riferimento per una cultura politica fondata sul l’onestà e la solidarietà, ma coniugata con l’efficienza e il merito che la moderna società globale impone». E’ di questi valori che «un partito del XXI secolo, moderno e progressista, deve tener conto, senza dimenticare che l’esperienza religiosa è fondamentale soprattutto in momenti di disorientamento quali quelli che viviamo».

Chiti è convinto che la destra in particolare a Roma e nel Lazio, non sia in grado di coniugare la proclamazione di questi valori con il fare e il governare. «Come si fa, prosegue, a promettere in campagna elettorale il salvataggio del sistema sanitario, salvo poi tagliare pesantemente ospedali e posti letto?». Senza che si vedano vantaggi in termini di efficienza e benefici per la popolazione, soprattutto per quei ceti sociali più esposti.
«Se ai tagli si aggiunge una politica clientelare e lottizzante nelle nomine per la direzioni delle Usl, vuol proprio dire che niente è cambiato».

Anche per i rifiuti a suo avviso si procede sulla linea dei “problemi”. «Gli obiettivi per la raccolta differenziata – ci spiega Chiti – divengono velleitari se non si chiarisce ad esempio l’utilizzazione finale del prodotto differenziato. Se esiste la necessità di un impiego equilibrato dei termo-valorizzatori, occorre avere anche idee chiare e impegni precisi per ogni passaggio della filiera del rifiuto. Altrimenti si rischiano strozzature che possono portare ai disastri di Napoli e Palermo». Lo stesso dicasi per il nodo dei trasporti e della viabilità «oggi strettamente connessi. Domani (oggi per chi legge) mattina – prosegue Chiti – sarò alla stazione Termini con il senatore Zanda, l’onorevole Meta e molti altri esponenti del Pd per incontrare i pendolari. Cittadini che pagano il disservizio con la qualità della loro vita su linee e materiale rotabile fatiscente. Ma è anche vergognoso che i pendolari su gomma, già penalizzati dal traffico d’ingresso in città, paghino un pedaggio per strutture di viabilità superate e maltenute». Eppure la destra non parla di autostrade del mare per le merci, di utilizzo dell’alta velocità, del potenziamento del “ferro”.

Chiti si rende conto dei nodi irrisolti quali la carenza del trasporto metropolitano e si rende anche conto che non si tratta di nodi solo “cittadini”. Di qui l’attualità del tema Roma Capitale. «Che Roma sia la Capitale dal 1870 – prosegue Chiti – non appare così ovvio a qualcuno. Ma quello che non viene colto da molti è l’universalità di questa capitale sede dell’episcopato e della Fao, universalità che diviene una risorsa. Se ogni proposta politica deve tener conto delle decisioni di Bruxelles, non è possibile impostare correttamente il problema della Capitale senza tener conto di questa universalità». I decreti tanto vantati da Alemanno «risultano riduttivi e non tengono conto di una città metropolitana alla quale la Regione, dovrebbe delegare poteri. Ma poteri e risorse debbono soprattutto essere delegati dallo stato per non accontentarsi, come ha fatto Alemanno, di un contributo per risolvere problemi di cassa. D’altra parte i poteri in via di attribuzione possono soddisfare una visione romano-centrica, senza sfruttare pienamente le risorse culturali, turistiche ed economiche che la “città eterna” offre». Il cerchio dell’incontro si chiude con l’attualità politica, ma questa è cronaca quotidiana. Con il senatore insistiamo sul tema delle primarie che qualche problema al Pd lo creano. Per Chiti occorre fare chiarezza, distinguendo fra le primarie per incarichi di partito che devono essere limitate ai militanti. Diverso è il discorso per le cariche elettive dove le primarie possono rimanere aperte, ma secondo regole certe, quali la popolazione ed il numero dei delegati. «Con l’avvertenza – e ce lo dice in tono molto deciso – che spetta al partito di maggioranza esprimere il candidato premier della coalizione, dopo che questa si sia formata con un solido programma. Altrimenti si corre il rischio di un confuso populismo».

di Giuliano Longo