Religione, cultura, dialogo e confronto come strumenti per lo sviluppo della società, in un’epoca in cui l’umanità rischia di regredire, anziché avanzare. Ma anche l’analisi e la riflessione sulle sfide più importanti che l’umanità si troverà ad affrontare per rendere migliore il domani. La sfida ecologica e ambientale, da una parte, e quella del pieno riconoscimento dei diritti delle persone, dall’altra. Dal 2 ottobre è in libreria il nuovo libro di Vannino Chiti “Le religioni e le sfide del futuro” (edito da Guerini e Associati), in cui l’onorevole pistoiese — senatore Pd fino alla scorsa legislatura — rilancia un dialogo sulla società attuale e le questioni da affrontare, affinché il futuro sia sinonimo di sviluppo, e non un orizzonte oscuro. Un libro in cui Chiti ha voluto la sciare spazio anche alle voci di Sumaya Abdel Qader, giovane italiana musulmana, Vittorio Robiati Bendaud, docente e coordinatore dei tribunali rabbinici nel nord Italia, Simone Siliani, condi rettore di Testimonianze e don Armando Zappolini, che con i loro scritti contri buiscono ad alimentare un dialogo interreligioso e multiculturale, che tratteggia il profilo della società italiana di oggi. La religione, dunque, — sottolinea l’ex ministro ed ex presidente della Regione Toscana — come strumento di dialogo e confronto fra le persone, senza muri e preconcetti. Su questo tema l’ex ministro per le riforme istituzionali nel secondo governo Prodi torna a scrivere perla quinta volta. Il primo “Laici & cattolici. Oltre le frontiere tra ragione e fede” (Giunti editore) risale al 1999.
Che cosa l’ha spinta a tornare ascrivere su questo tema?
«Questo libro chiude un cerchio. Si tratta di una riflessione, lunga oltre venti anni, cominciata nel 1998 quando in “Laici e cattolici” mi confrontai con il cardinale Silvano Piovanelli, sottolineando la necessità di portare avanti una collaborazione per affrontare le molteplici sfide del nuovo millennio».
In quel periodo, nel libro, lei parlava di riforme, solidarietà, migrazioni, famiglia, scuola. Oggi, a distanza di venti anni, c’è da chiedersi quali siano le sfide del futuro.
«La sfida a cui non possiamo in alcun modo sottrarci è quella ambientale, e al contempo quella per il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona. Io credo che si tratti delle due facce di una stessa medaglia, per la quale vale la pena battersi. È un valore autentico, ne va del nostro futuro».
Convivenza e dialogo sono due direttrici del libro. Come si promuove la costruzione di una cittadinanza più avanzata?
«Per esempio si può compiere un percorso che contempli il ritorno all’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole, parlando della nostra Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani. Mi auguro davvero che dal prossimo anno scolastico, come previsto, nelle aule di tutta Italia si possa tornare a parlare di questi temi. È spero che in questo anno di attesa, la Toscana si faccia promotrice di un pro getto pilota sulla formazione, anche degli insegnanti, sull’educazione civica».
A proposito di cittadinanza, è tornato sulla scena del confronto pubblico il tema dello “Ius culturae”.
«E una riforma necessaria – conclude Vannino Chiti – ci sono migliaia di bambini e ragazzi nel nostro paese che vivono in un limbo. Anni di attesa per vedersi riconoscere il diritto alla cittadinanza italiana. La buona convivenza e il dialogo, all’interno di una società, passano anche da questo. E spero che il Parlamento si Impegni per portare a termine una riforma attesa da anni».