DA MILANO
«Uscire dai luoghi comuni e dai pregiudizi per verificare nel merito le impostazioni. Contribuire a cambiare la cultura del Paese e cominciare a individuare soluzioni concrete condivise». Sono gli obiettivi che Vannino Chiti (Pd) vice presidente del Senato, assegna all’incontro dell’Intergruppo per la sussidiarietà che ha contribuito a promuovere.

Sulla famiglia e il lavoro è più ciò che accomuna o ciò che divide?
È significativo il fatto che la famiglia sia considerata da tutti una priorità per il Paese, non un retaggio del passato, ma ciò su cui puntare con decisione per il futuro. Come farlo nel concreto, quante risorse mettere in conto, quale riforma del fisco immaginare lo discuteremo. E lo stesso vale per il lavoro, che è tornato ad essere la prima preoccupazione degli italiani e non può non esserlo della classe politica.

Lo strumento sotteso alla discussione è la sussidiarietà. Questo già indica un taglio d’intervento…
Certo. Se dovessi riassumere in uno slogan direi: «creare le condizioni perché la famiglia possa fare da sé, ma non da sola». Non deve fare supplenza a uno Stato che non c’è, ma essere messa in condizione di costituire una presenza capace anche di cambiare le istituzioni e la realtà del Paese. D’altro canto la famiglia è la cellula fondamentale nella quale la persona trova l’equilibrio tra la giusta valorizzazione dell’io e il rapporto con gli altri, una reciprocità fondamentale.

Non c’è il rischio che il dibattito si spenga assieme alla possibile fine della legislatura?
Non ci siamo mai fatti condizionare dal momento politico. Come intergruppo cerchiamo di gettare le basi di un rinnovamento culturale e poi, nella nostra responsabilità di parlamentari, di cambiare le cose nel concreto. Certo occorrerebbe modificare in senso sussidiario anche la politica. A cominciare dalla legge elettorale.

(F.Ricc.)