Ore 18.35 – (Adnkronos) – Approvare la legge di stabilita’ “e’ un punto fermo, fondamentale, perche’ a tutti preme il futuro dell’Italia e non possiamo esporre il nostro Paese, con l’esercizio provvisorio e il grande debito che ha l’Italia, alle speculazioni internazionali”. Lo dice all’ADNKRONOS il vice presidente del Senato, Vannino Chiti (Pd), per il quale “c’e’ un accordo generale non solo nella maggioranza ma di tutte le forze di opposizione” perche’ “prima alla Camera questa settimana e subito dopo al Senato, si provveda a
licenziare” l’ex legge Finanziaria.
Subito dopo, “ci sara’ la calendarizzazione delle mozioni” di sfiducia o di fiducia al governo Berlusconi, un passaggio, questo, “importante, perche’ -prosegue- da mesi c’e’ una crisi all’interno del centrodestra ma questa crisi non e’ ancora formalmente entrata in Parlamento. E la democrazia richiede che sia il Parlamento a
pronunciarsi”.
Quanto alla discussione sulla possibilita’ di sciogliere un solo ramo del Parlamento, Chiti parla di “valutazioni che spettano esclusivamente al Capo dello Stato” ma questo “tirare per la giacca” il Capo dello Stato da parte del centrodestra “non e’ ne’ giusto ne’ degno”.Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento
del secondo governo Prodi, ricorda che all’epoca della sfiducia al Professore si parlo’ del possibile scioglimento del solo Senato, ma “la destra, legittimamente dal punto di vista politico, e noi stessi, ritenemmo che si dovesse procedere alle elezioni”.
Per Chiti, insomma, “se il governo non ha la fiducia di entrambi i rami del Parlamento, come io credo, e se un nuovo governo, come noi vorremmo, di transizione, di responsabilita’ nazionale, non avra’ i numeri per la fiducia in entrambe le Camere, allora c’e’ soltanto la via delle elezioni anticipate”.
“Non esiste -prosegue- una terza via. Si immagini, d’altronde, una situazione in cui si vota solo per la Camera e li’ si ha una maggioranza diversa da quella del Senato: l’Italia, oltre a essere il Paese dell’instabilita’ per responsabilita’ della destra, sarebbe il Paese delle elezioni permanenti. Non mi pare sia quello che dobbiamo augurarci”.