«La crisi c’è, non è un problema di chi la dichiara». Lo ha affermato il Capogruppo alla Camera di Futuro e Libertà Italo Bocchino. La crisi di governo è una realtà di fatto. Manca solo il riconoscimento formale ed è bene per il nostro paese che ciò avvenga quanto prima. Le divisioni tra Fli e l’asse Lega-Pdl erano già nette da alcuni mesi. Il discorso pronunciato da Fini domenica scorsa conteneva duri attacchi alla condotta del governo guidato dal trio Bossi-Berlusconi-Tremonti. A questa frattura bisogna aggiungere l’immobilismo, da diversi mesi, del Governo e la conseguente sostanziale paralisi di Camera e Senato. Per questo motivo la via d’uscita da questa crisi non può essere quella indicata da Fini: un altro governo di destra sostenuto da una maggioranza allargata all’Udc. No, la destra ha fallito e Berlusconi deve lasciare la guida del paese. Una fase si è chiusa e bisogna voltare pagina. Lo stesso Fini ha dichiarato che il programma dei 5 punti su cui il governo aveva chiesto e ottenuto a fine settembre la fiducia in Parlamento, non solo dal Pdl e dalla Lega ma anche da Futuro e Libertà, è un «compitino» non più sufficiente. Una volta che ci se ne è resi conto – anche se con qualche ritardo – bisogna trarne però delle conclusioni coerenti. L’Italia arranca tra mille difficoltà, è a rischio di declino.
Le nuove vicende “personali” del Presidente del Consiglio stanno screditando l’autorevolezza delle nostre istituzioni e l’immagine dell’Italia a livello internazionale. Fini ha dovuto alla fine prendere atto dei rischi che corre il paese e ha deciso di scardinare il fronte unico del berlusconismo. Adesso occorre una svolta ben più netta e radicale per porre fine a una pagina buia del nostro paese. Non è tempo di tatticismi o esitazioni. Berlusconi deve andare al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni, non per un passaggio intermedio, che dia vita ad un governo, con qualche ministro cambiato.

Il Partito Democratico ritiene indispensabile che, prima di ridare la parola agli elettori, venga varato un governo di responsabilità nazionale, per affrontare le emergenze dell’economia, varare politiche per un nuovo sviluppo e il lavoro, realizzare la riforma delle istituzioni ed una nuova legge elettorale. Nella nuova legislatura il Parlamento dovrà nascere da elezioni diverse da quelle del 2006 e del 2008. Basta con le liste bloccate, basta con il “Porcellum” voluto dalla destra. La nuova legge elettorale dovrà dare ai cittadini il potere di decidere con il proprio voto le maggioranze di governo e quello di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Il premio di maggioranza, così come è oggi, deve essere eliminato: non solo una lista o coalizione con il 35% dei voti può fare il bello e il cattivo tempo in Parlamento, ma può addirittura essere determinante nella elezione del Capo dello Stato. Questa legge ruba ai cittadini la sovranità di decidere (che in democrazia spetta al popolo) e, se permette di vincere le elezioni, si è mostrata non in grado di assicurare la tenuta dei governi.

Il Partito Democratico ha promosso per l’11 dicembre una grande manifestazione per far sentire la voce dell’Italia che vuole chiudere la pagina di questo governo e mettere in campo un progetto nuovo per il paese, alternativo a questa destra.
Sarà una grande giornata, quella degli italiani che non si rassegnano alla sfiducia, che vogliono impegnarsi per dare gambe concrete alla speranza, per costruire un futuro grande e degno. Il paese ha le energie, l’intelligenza, la passione per farcela. Dobbiamo farcene interpreti, tutti quelli che vogliono bene all’Italia.