Il Commissario del Pd: «Anch’io in Toscana lo feci, 16 anni fa, ma confrontandomi con il territorio. Qui invece e si taglia e basta»

«Non contestiamo la necessità di riordinare la rete sanitaria, ma i contenuti». Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato, ex presidente della Regione Toscana, commissario del Pd del Lazio precisa: non diciamo solo no, diciamo anche cosa va fatto.

Cosa è sbagliato?
«Metodo e merito. La presidente Polverini dimentica il ruolo e la peculiarità di Roma. Che non è solo una città metropolitana, come Firenze e Milano. Nel 1994, senza che me lo chiedesse il Governo, io ho attuato un piano come presidente della Toscana che in tre anni ci ha fatto rientrare dal debito. Ma seguendo il giusto metodo, cosa che nel Lazio non sta avvenendo».

I tagli sono necessari.
«Certo. Ma per applicare in modo aritmetico il rapporto dei 4 posti ogni 1000 abitanti non serviva una presidente di Regione, bastava una calcolatrice. Bisogna seguire un percorso più attento: confrontarsi con i medici; con i sindaci, i territori, accettare il contributo dell’opposizione, io feci così. Vanno valutate le situazioni degli ospedali di montagna. Se lì applichi il 4 ogni mille è ovvio che chiudi l’ospedale, ma lasci i cittadini in difficoltà. E per gli ospedali provinciali va salvaguardata la completezza dell’offerta, altrimenti si ottengono solo reazioni, completamente sbagliate, come quelle Province che minacciano la secessione. Bisogna aprire un confronto vero con il Governo: a Roma, la Capitale, non possono essere applicati principi aritmetici che vanno bene nelle semplici città metropolitane. Qui ci sono due sedi diplomatiche, c’è la Chiesa, ci sono i Ministeri; ogni giorno 500 mila persone vengono a Roma per lavoro. Tutto ciò non è stato valutato. Non è stata neppure aperta una trattativa con il Governo. Dopo sei mesi, tutto è fermo alla Regione Lazio, perfino il cantiere dell’Ospedale dei Castelli aperto dalla vecchia amministrazione. L’immagine del rapporto con il Governo della Polverini è quello della triste mangiata di pasta in piazza Montecitorio con Bossi».

Lei ora guida un partito come il Pd che qualche guaio nel Lazio deve avercelo, altrimenti non sarebbe servito il commissario. Come si vincono le difficoltà?
«Nel Lazio ho trovato un partito con grandi competenze e capacità, persone anche giovani che sarebbero in grado di ricoprire ruoli importanti, magari il Pd fosse così ovunque: E’ giusto che vi siano peculiarità, valori differenti, ma tutto deve essere porta to a sintesi dagli organi dirigenti che sono quelli che decidono. Entro il 29 novembre gli iscritti eleggeranno i segretari provinciali. Il 19 dicembre terremo le primarie per i candidati a sindaco dei comuni dove si vota. Fra gennaio e febbraio primarie per il nuovo segretario regionale».

Mauro Evangelisti