Gli ultimi atti dello scontro tra il Presidente del Consiglio Berlusconi e quello della Camera dei Deputati Fini hanno portato a una crisi istituzionale che non ha precedenti nella storia della Repubblica: se dopo il discorso di Fini a Mirabello era chiaro che “Futuro e libertà per l’Italia” non si ritrovava più nel modello del “berlusconismo”, ma si proponeva di essere una destra diversa e europea, ora il conflitto è diventato anche pericolosa competizione tra istituzioni. Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato denunce da parte di esponenti del gruppo Futuro e Libertà per l’Italia relative a presunte attività di spionaggio usato come arma di “killeraggio” politico. Le accuse lanciate dallo stesso Fini a Berlusconi nel suo video messaggio di sabato scorso sono molto gravi. Il patto che teneva insieme la maggioranza di destra si è nei fatti dissolto. Tra i leader della destra non c’è più né vera intesa politica né fiducia e rispetto reciproco. La via d’uscita dell’acquisto di parlamentari che erano stati eletti dall’opposizione è uno spettacolo miserevole e indegno: con una legge elettorale che fa votare in blocco liste di partito, chi muta opinione politica dovrebbe dimettersi. Si tratta di voti “acquistati” contro il volere dei cittadini. Questo è ormai un governo che si arrabatta.
A questo punto l’unica strada utile al paese sarebbero le dimissioni di Berlusconi: non ci sono più le condizioni perché la destra possa garantire un governo efficace mentre l’Italia arranca sotto i colpi della crisi.
Ci troviamo in una difficile fase economica e sociale che non permette disattenzione e pause di impegno e invece il governo Berlusconi da più di 5 mesi non ha neppure un ministro dello sviluppo. L’interesse del governo è concentrato su un solo obiettivo: sottrarre Berlusconi ai processi nei quali è imputato. Oggi la sfida è evitare che il nostro Paese rimanga fuori dalla ripresa dell’economia. Dobbiamo dotarci degli strumenti per essere competitivi, avviare uno sviluppo sostenibile. Ci vuole un governo che si occupi di lavoro, scuola, università e ricerca, di un fisco più giusto, di un welfare incentrato sulla uguaglianza di opportunità.

La posizione del Pd – lo ripeto – è che Berlusconi si dimetta così da passare la parola al Capo dello Stato. Il Pd ritiene indispensabile un governo a termine per approvare una nuova legge elettorale, che dia ai cittadini oltre al potere di decidere con il proprio voto le maggioranze di governo, anche quello di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
Naturalmente, se questo nuovo governo potrà nascere, nei mesi che resterà in carica dovrà affrontare anche i temi più urgenti del lavoro, dello sviluppo, del sostegno alle famiglie e ai ceti a reddito medio-basso.

Dopo questa fase, si dovrà tornare a votare.
Il Pd intende costruire il programma per l’Italia alternativo alle destre, essere il perno di un nuovo centrosinistra, esprimere in prima persona – se vinceremo – la guida del governo.
Così funziona la democrazia: è il partito più grande che, con un suo leader, ha la responsabilità di esprimere il Primo Ministro.
É quanto faremo noi.