Non si può morire per lavoro! Un grave incidente può essere solo frutto di una imponderabile e tragica coincidenza, non un rischio da mettere in conto. Il numero di morti bianche nel nostro paese è inaccettabile per una società avanzata e democratica. Nel 2009 sono morte sul lavoro 1050 persone. Il fatto che questo numero sia diminuito del 6,3% rispetto all’anno precedente è solo un piccolo passo in avanti: dobbiamo fare molto di più. Oltretutto bisogna considerare che la diminuzione è dovuta anche alla crisi economica, che ha prodotto un calo degli occupati e delle ore effettivamente lavorate.
Sabato 11 settembre è stato un giorno drammatico per il lavoro: un operaio è morto in provincia di Pistoia schiacciato da una pressa. A Capua, tre persone hanno perso la vita in una cisterna, dentro la quale stavano smontando un ponteggio. Sono morti per asfissia. Uno dei tre operai, durante l’estate, aveva avuto solo tre giorni di ferie e quel giorno non avrebbe dovuto lavorare. Ha accettato l’incarico giornaliero per ricevere una paga extra di 50 euro, così da arrotondare l’esiguo stipendio mensile. Il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere ha dichiarato che le tre vittime non avevano alcun dispositivo di protezione individuale. Si è lontani dai più elementari principi del diritto e della civiltà. Il Presidente della Repubblica Napolitano ha espresso la sua forte indignazione e ha denunciato le «gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori in operazioni di manutenzione nei silos».
In 4 anni 35 operai sono morti per asfissia. Persone mandate allo sbaraglio a svolgere operazioni di manutenzione senza essere adeguatamente informate sui rischi di esalazione e quindi debitamente protette. In alcuni casi le tragedie diventano addirittura più grandi perché gli operai in difficoltà richiamano l’attenzione dei colleghi che, per andare a soccorrerli, vanno incontro al medesimo rischio di morte. Tutto questo è inammissibile! I metodi per scongiurare queste tragedie ci sono e devono essere messi in pratica: ad esempio, i vigili del fuoco sono dotati di uno strumento – l’esposimetro – in grado di rilevare e segnalare la presenza di gas nocivi. Perché non viene messo a disposizione di tutti i lavoratori che operano dentro le cisterne pericolose?
La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro esiste: deve essere applicata e fatta rispettare in ogni sua parte, non certo allentata, come ha affermato Tremonti. Il ministro, in una lettera al Corriere della Sera del 10 settembre – appena 24 ore prima della tragedia – , ha aggiunto che gli adempimenti previsti dal Testo Unico per la sicurezza sono «fondamentali e inviolabili per la grande industria», ma costituiscono una «eccessiva burocrazia» nei confronti della piccola impresa. Perché «un conto è la grande industria, un conto è la piccola, minima impresa». La verità dice il contrario: la maggior parte degli incidenti sul lavoro si verifica nelle piccole aziende. La sicurezza sul lavoro deve essere rafforzata. Ridurre le garanzie significherebbe rendersi responsabili di una crescita degli incidenti, delle morti, delle invalidità.
I lavoratori sono persone, nelle grandi come nelle piccole aziende. L’Italia ha bisogno di un grande cambiamento culturale e politico, in senso del tutto opposto a quello sostenuto dalla destra: la piena tutela dei lavoratori, la dignità della persona, il rispetto della legalità devono divenire principi portanti della nostra società, a tutti i livelli.
menomale che ogni tanto qualcuno si ricorda quali sono i veri temi di un verro partito politico.
Senatore ma cosa le ha fatto accettare l’incarico nel Lazio ? Lì si scannano dal dopo Veltroni, rischierà di impazzire. Buon lavoro.
In Italia si muore sul lavoro, abitualmente. Così come si litiga con un collega. Un giorno litighi, un altro fai amicizia, un altro ancora muori. Così, come se nulla fosse. Viene una rabbia…
lo scandalo sta nei subappalti. Le ditte tagliano sulla sicurezza per poter guadagnare quel minimo che gli viene riconosciuto da chi sta sopra di loro, cioè il titolare dell’appalto.
Se non sbaglio quest’anno siamo a circa 650 morti per lavoro.
L’indignazione del Capo dello Stato resta inascoltata visto che, tra l’altro, il ministro delle attività produttive non e’ stato nominato.
Sono un operaio, donna. Tutti i giorni osservo non so quante infrazioni, veramente ovunque. Anche nei posti più impensabili.
La sicurezza costa. gli operai sotto ricatto, sono costretti a lavorare in condizioni precarie.
Addirittura per radio si ascolta una pubblicità ministeriale dove si mette in guardia dal pericolo delle morti sul lavoro. E’ vergognoso!
Sergio, non solo alla Radio! in giro ci sono i manifesti in cui sta scritto uno slogan che è tutto un programma: sicurezza sul lavoro, la pretende chi si vuole bene. Eh no, caro ministro e cari dirigenti: l’onere non è del lavoratore ma dell’azienda.
Caro Valerio, io credo sia un dovere di chi si impegna in politica quello di non perdere il contatto con la realtà, con i cittadini e i loro problemi. Il rischio che corriamo, nonché l’errore in cui spesso cadono alcuni esponenti della politica, è quello di dedicare troppe energie e troppo tempo a discutere di vicende interne a i partiti. La risoluzione di questioni relative agli equilibri interni, invece, devono essere solo passaggi finalizzati a far sì che i partiti possano funzionare bene per comprendere e risolvere i problemi della gente. Altrimenti si cade nella autoreferenzialità, che allontana i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. Ed è quello che purtroppo sta accadendo in questi anni.
Credo sia doveroso denunciare una realtà tanto grave come quella delle morti bianche in Italia.
Benvenuto nel nostro blog, Luke. Nel momento in cui il segretario Bersani ha ritenuto di affidare a me l’incarico di commissario del Pd Lazio, ho accettato proprio perché ritengo doveroso mettere a disposizione il mio impegno per contribuire a rilanciare il partito regionale, lavorando per far svolgere i congressi provinciali e poi, attraverso le primarie, l’elezione del nuovo segretario. Il Pd del Lazio ha energie, intelligenze, grandi potenzialità: si può e si deve superare questa particolare fase e tornare ad esprimere quel contributo di iniziativa politica e di governo che i democratici di Roma e del Lazio tante volte hanno saputo dare . Io ho fiducia.
Più in generale, il Partito Democratico deve essere – più di quanto non lo sia già oggi – una forza vicina ai cittadini, ai problemi del territorio, in grado di dare risposte efficaci. A questo scopo è molto importante il ruolo dei circoli, delle organizzazioni provinciali e regionali.
Le persone che seguono il Pd si aspettano una proposta di alternativa alla destra fatta di idee innovative e programmi seri, non dobbiamo continuare a dare l’impressione di dividerci, di litigare su schemi astratti. Le idee e i programmi ci sono, il Pd sotto questo aspetto si sta impegnando da diversi mesi. Adesso dobbiamo dedicarci solo a coinvolgere la gente e arricchire la nostra proposta.
Caro Andrea, quello che succede nel nostro paese riguardo alle morti bianche suscita rabbia, è inaccettabile. Più di mille morti ogni anno per negligenza nella sicurezza dei lavoratori. In alcuni casi, più che di negligenza, è giusto parlare di volontaria rinuncia alle misure di sicurezza, da parte di imprenditori senza scrupoli che operano risparmi economici sulla pelle degli operai. Questo non può e non deve più accadere: devono essere rafforzati i controlli in tutto il territorio nazionale affinché venga applicata e rispettata – sempre e pienamente – la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Caro Corrado, quello che dice lei è vero ed è un problema grave. Per questo motivo ritengo sia indispensabile rafforzare i controlli, con un’azione a tappeto. É un dovere dello Stato nei confronti di tutti i cittadini quello di verificare il rispetto delle norme di sicurezza. Il sistema del subappalto, almeno in alcune circostanze, è inevitabile. Non tutte le aziende possono provvedere, in esclusiva, a tutte le esigenze e avere tutte le competenze per la realizzazione di un’opera. Tutte però devono rispettare la legge e assicurare ogni misura necessaria a garantire l’incolumità dei lavoratori, andando anche al di sopra degli standard richiesti. Non al di sotto, come accade spesso.
Cara Maria, la mancata nomina del nuovo ministro per lo Sviluppo Economico, per quanto non direttamente collegata alle morti bianche, è un cattivo segnale da parte del governo. Testimonia la scarsa attenzione rivolta dalla destra al mondo del lavoro e delle imprese, proprio il settore più in sofferenza per la crisi economica e che deve risollevarsi al più presto, se vogliamo uscire da questa fase difficile.
La ringrazio per la sua testimonianza: quanto racconta lei dimostra che ogni giorni tante persone che lavorano rischiano la vita nello svolgimento delle proprie mansioni. Oltre a quelli che perdono la vita, ci sono tanti altri che rimangono feriti e altri ancora che per una combinazione fortunata restano incolumi nonostante si verifichino degli incidenti. Uno stato che osserva inerte questi fatti non può essere considerato uno stato al servizio dei cittadini! La sicurezza costa, ma non si tratta di una spesa, bensì di un investimento sulle persone, sui cittadini che hanno il diritto di essere protetti. La sicurezza sul lavoro non è un lusso, è un diritto e un dovere.
Caro Sergio, la campagna di sensibilizzazione sul dramma delle morti bianche è un fatto positivo: è importante informare gli italiani su un aspetto di cui si parla ancora troppo poco e su cui, soprattutto, si agisce poco e male. Certamente non è accettabile che si faccia passare il messaggio per cui un incidente sul luogo di lavoro è un pericolo da cui devono guardarsi i lavoratori affinché lo evitino. No, chi si dedica a un mestiere deve impegnarsi per svolgerlo al meglio delle proprie possibilità. La sicurezza deve essere garantita da parte di chi gestisce le aziende e da parte dello stato che deve imporre il rispetto delle regole.
Caro Francesco, è proprio così: l’onere non deve gravare sul lavoratore ma su chi gli assegna le mansioni da svolgere e ha il dovere – civile e morale – di garantire la sua incolumità. Io direi che la sicurezza sul lavoro la pretendiamo tutti da parte dei datori di lavoro. E non può essere compito degli operai quello di imporre alle aziende di adottare tutte le misure atte a tutelarli. Spesso si tratta di persone che vivono sotto la minaccia di perdere il loro lavoro in caso di qualsiasi contestazione nei confronti degli imprenditori che li assumono o li assoldano in nero. É compito degli ispettori statali quello di accertare se tutti rispettano le regole fissate dalla legge. É necessario, inoltre, risvegliare le coscienze e far sì che si rafforzi la cultura della legalità e del rispetto per la dignità di ogni persona.