di Vannino Chiti

Con la scomparsa di Monsignor Simone Scatizzi la città di Pistoia perde un punto di riferimento, una figura preziosa, che ne ha accompagnato il cammino per oltre un quarto di secolo. Oggi sento di dover esprimere gratitudine per la sua presenza costante e discreta. Per il suo rapporto di collaborazione corretta e pacata con le istituzioni, delle quali è stato interlocutore attento e autorevole sostegno, indicando sempre la giusta rotta morale in un mare, quello della politica, troppo spesso agitato da confuse correnti.
Riconoscenza per la sua forte sensibilità e partecipazione nel sociale. Per la sua sollecitudine nel dare risposta ai poveri, agli ultimi, a chi ha più bisogno. Per la sua attenzione nei confronti delle miserie del mondo, per il suo mettere sempre al centro la persona e la sua dignità. La cittadinanza onoraria di Pistoia, è stata il segno tangibile che la città gli ha voluto conferire. La accolse dalle mani del sindaco Lido Scarpetti nel 2001.
Ci ha fatto dono del suo amore per la poesia: offriva i suoi versi con grande delicatezza e spontaneità.
Dopo aver rimesso per ragioni d’età il suo mandato si è dedicato a Firenze al sostegno spirituale presso l’Opera Assistenza Malati Impediti. Con lucido coraggio e forza d’animo ha affrontato gli ultimi tempi, quelli della malattia.
“Non vi lascio nulla di mio – scrisse nel 2006, poco prima di allontanarsi da Pistoia – perché di mio non ho nulla da poter lasciare”. E nel discorso di saluto aggiunse: “Non saranno le leggi a cambiare il mondo, sono invece le scelte irresponsabili, avventate, occasionali a creare una mentalità diversa, scissa, politeista, frantumata, libertaristica, a creare un mondo senza valori condivisi, senza criteri portanti. Sta qui la politica buona o cattiva: per il bene comune o il puro interesse; per un mondo effimero senza speranza o per una società che progetta il futuro”.
Questa è l’eredità che Monsignor Scatizzi ci dona, con umiltà e forza, invitando tutti noi che restiamo a raccoglierne il testimone.