La crisi strisciante nel Popolo delle libertà, che durava da diversi mesi, è stata formalizzata con la rottura definitiva tra i suoi co-fondatori e la costituzione di due diversi gruppi parlamentari. Ciò che è importante per gli italiani sono le conseguenze che questa divisione, nel partito e nella maggioranza, può produrre sull’attività del governo, già insufficiente e sbagliata rispetto alla crisi che colpisce anche il nostro paese.
Il primo aspetto da tenere presente è che cresce considerevolmente il peso della Lega Nord: si accentua l’anomalia di un paese in cui un partito dell’8%, dislocato prevalentemente in alcune aree territoriali, è in grado di  imporre la rotta del governo. Vi è inoltre una divaricazione tra la componente “finiana” e il Pdl su temi cruciali coma la democrazia parlamentare, la legalità, il rapporto con la magistratura, la riforma della giustizia.
L’Italia vive una fase difficile, caratterizzata da una crisi economica che ha colpito innanzi tutto i giovani e le tante famiglie a reddito medio-basso: il rischio è che vi sia una “ripresina” – quando ci sarà – non in grado di riassorbire quanti hanno perso un lavoro, meno che mai quanti sono in attesa di una prima occupazione.
La nostra società presenta forti squilibri, divari crescenti nel reddito, salari ormai collocati agli ultimi posti in Europa: cresce una preoccupante sfiducia nelle istituzioni e ancor più nei partiti.
Non possiamo permetterci di avere un governo paralizzato da forti divisioni interne alla maggioranza, da sempre preoccupato principalmente delle vicende giudiziarie del suo Presidente e di un numero crescente di suoi esponenti. L’Italia non può vivere alla giornata o navigare a vista, come ci promettono i leader della Lega Nord.
Dopo la pausa estiva è doveroso e urgente restituire al Parlamento il ruolo fondamentale che la Costituzione gli assegna: nel Parlamento si deve affrontare un dibattito sulle divisioni apertesi nella maggioranza e verificare se il governo Berlusconi ha ancora il consenso necessario per andare avanti.
Il Partito Democratico vuole che ci si occupi dei problemi degli italiani, primo fra tutti il lavoro. Quando il governo sarà costretto prendere atto della sua crisi e a rimettere il suo mandato, sarà importante tentare – prima delle necessarie, nuove elezioni – di varare un governo a termine, per approvare una legge elettorale che sostituisca l’attuale “porcellum”.

Si deve dare ai cittadini il potere di decidere, con il loro voto, le maggioranze di governo e i candidati da eleggere in Parlamento. Un eventuale governo di transizione potrebbe consentire il varo di riforme utili all’Italia, come la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto, l’attuazione di un federalismo solidale, che rinnovi il patto di coesione tra gli italiani, misure fondamentali per lo sviluppo e il lavoro. Ma, lo ripeto, dovrà essere un governo a termine: dopo il fallimento della destra, nonostante la forte maggioranza numerica conquistata in Parlamento, la parola deve tornare ai cittadini, i veri sovrani in una democrazia.

Ci aspetta, come si vede, un autunno intenso, importante per il futuro dell’Italia.
Il Partito Democratico sarà presente in Parlamento e sul territorio con le sue proposte.
Intanto voglio rivolgere un grazie sentito a tutti quelli che sono intervenuti in questo spazio di dialogo arricchendo il nostro confronto.
A tutti voi frequentatori del blog e ai vostri cari auguro un’estate serena e un buon riposo.
Ci risentiamo la prima settimana di settembre.