Il vicepresidente del Senato presenta la sua nuova associazione e parla dei sacrifici: «Inevitabili, ma ingiusti».

Chiti: sì all’intesa Renzi-Rossi su Peretola basta discussioni, concretizziamo.

Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, ha lanciato una nuova associazione, “Politica e Società”. «Vuole dare un contributo — dice — di approfondimento su alcuni temi che oggi i partiti, compreso il Pd, costretti molto a stare sul contingente, non trovano le sedi e il tempo per mettere a fuoco: la riforma delle istituzioni, l’Europa, il lavoro e il nuovo welfare, la forma-partito».

Perché “Politica e Società”?
«Perché riteniamo che oggi il peri colo più grande sia lo scollamento tra politica, vita delle istituzioni e i cittadini. Se non si ricostruisce questo canale di comunicazione tra problemi delle persone e politica c’è il rischio di un impoverimento forte del la democrazia e di una incapacità del le istituzioni di governare la società che cambia. L’astensionismo delle ultime regionali, forte in Italia e anche in Toscana, è una questione seria».

Manovra. E stata giudicata una finanziaria «lacrime e sangue», lei come la valuta?
«I sacrifici sono necessari, sarebbe demagogico dire il contrario. Il governo però non dice la verità, perché i sacrifici potevano essere di 12 miliardi di euro, come aveva detto Tremonti, e invece saranno di 25 miliardi; e non perché ce li ha chiesti qualcuno: l’Europa non ci dice quanto, ma vuole i conti in ordine. E i nostri non lo sono».

Perché non lo sono?
«I ministeri hanno aumentato la spesa corrente di circa 5 miliardi di euro e 5 miliardi sono di minore entrate fiscali. Su questo incide anche il fatto che l’attuale governo di destra ora si impegna a fare la lotta all’evasione fiscale, e vediamo se sarà fatta, ma aveva smantellato alcune misure contro l’evasione prese dal nostro governo. Ha vanificato la tracciabilità dei pagamenti portandola a importi sopra i 12 mila e 500 euro, ha approvato il condono sui capitali illegalmente portati all’estero. Il centrosinistra aveva tolto l’Ici sulla prima casa ai redditi medio bassi, il 43-44 per cento degli italiani, loro l’hanno tolta anche ai più ricchi. Hanno lasciato i Comuni senza Ici. E nessuno dice quanto denaro pubblico è stato sperperato nella vicenda Alitalia. Così oggi sono richiesti 25 miliardi di sacrifici, e tutti per il risanamento. Niente per lo sviluppo. Sacrifici chiesti sempre agli stessi».

Ma scusi Chiti, il centrosinistra è stato equo quando governava?
«Per il contenimento delle spesa della politica, ha ridotto del 30 per cento l’indennità dei ministri che erano parlamentari; ha ridotto del 10 per cento l’indennità di deputati e senatori e ha bloccato l’incremento fino al 2012. Attraverso le decisioni degli allora presidenti delle camere, Marini e Bertinotti, fu portata a 5 anni di legislatura e 65 anni di età la possibilità di avere il vitalizio, un contributo su cui poi si calcola una forma conveniente di assicurazione. E bisogna ammettere che hanno continuato così anche i presidenti attuali, Fini e Schifani: sono state revocate agevolazioni che un parlamentare manteneva a fine mandato. Poi noi avevamo fatto una scelta precisa: per costruire il futuro del Paese bisognava dare priorità allo spostamento del carico fiscale dal lavoro dipendente e dalle imprese, alle rendite. Avevamo cominciato con la riduzione del costo del lavoro per le imprese e la riduzione del carico fiscale sui lavoratori (il cosiddetto cuneo fiscale); le imposte sulle aziende erano state ridotte dal 33 per cento al 28. Le imprese italiane pagavano quanto la Germania».

Però non è bastato. Va ripensato il welfare?
«Il welfare va riformato. Non funziona più un welfare del risarcimento. Quello di cui abbiamo bisogno è un welfare che costruisca una eguaglianza di opportunità, entro cui possa poi stare il merito. Ai primi posti di questo welfare ci devono essere l’istruzione e la formazione, la ricerca e l’università, che invece ora vengono massacrate».

Si può pensare in questo nuovo welfare a una valorizzazione del terzo settore?
«Si deve. Rivisitando il welfare c’è una questione che riguarda le finalità — non il risarcimento ma l’uguaglianza delle opportunità — e un’altra riguardante i modi, che non sono più solo quelli pubblici-istituzionali, ma anche quelli del terzo settore, che hanno una finalità sociale e pubblica pur non essendo soggetti istituzionali».

Urbanistica. In Regione il nuovo motto sembra «prima recuperare, poi costruire». Concorda?
«Che ci sia una azione forte di recupero da fare nelle nostre città rispetto alle previsioni di sviluppo urbanistico è senz’altro giusto. Ma occorre equilibrio».

Aeroporto. Nel Pd continuano a esserci sensibilità diverse su Peretola, nonostante l’accordo Rossi-Renzi.
«Penso che l’intesa Rossi-Renzi sia giusta, e che ora debba essere concretizzata. Non mi preoccupano le sensibilità, che sono fondamentali. Servono a prendere le decisioni più giuste; mi preoccupo quando le sensibilità nelle discussioni producono nuove discussioni, che a loro volta producono delle discussioni, che daranno vita a discussioni, anziché a decisioni».

David Allegranti