Secondo la manovra finanziaria varata dal governo, chi ha un reddito alto – 100 mila euro piuttosto che 1 milione – non pagherà nulla in più di prima. È giusto? No. Per poter dire che “non si mettono le mani nelle tasche degli italiani”, il governo non chiede un contributo a chi sta meglio, non impone una tassazione di livello europeo sulle rendite: toglie denaro ai dipendenti pubblici, risorse a Regioni e Autonomie Locali, costringendole a tagliare servizi essenziali per i cittadini o a innalzarne il costo. La conseguenza è che diminuisce il potere d’acquisto di milioni di lavoratori, crescono le spese per i servizi pubblici, aumenteranno le imposte locali.
Senza gli sprechi e gli errori compiuti dalla destra in questi due anni, la manovra poteva essere più leggera: 5 miliardi di euro ci costano le minori entrate fiscali e altri 5 l’incremento della spesa corrente dei ministeri.
Inoltre, mentre l’Italia con molta fatica cerca di uscire dalla crisi, la manovra del governo non contiene provvedimenti di sostegno all’occupazione e per lo sviluppo. Il risanamento dei conti non è alternativo alla crescita sostenibile. La politica di bilancio è parte di quella economica.
Per questi motivi la Cgil ha indetto uno sciopero generale per oggi, sia nel settore pubblico che in quello privato.
I lavoratori italiani sanno che i sacrifici sono necessari e sono disposti a farli ma a condizione che paghino tutti sulla base del proprio reddito e dunque anche i più ricchi.
Il mondo del lavoro chiede che si affronti il dramma della disoccupazione crescente e del precariato, due realtà che minano non solo la serenità delle famiglie, in primo luogo dei giovani, ma il futuro del paese. Quando diversi esponenti del governo dicevano che l’Italia non era in crisi e che stavamo meglio di altri paesi europei, non si accorgevano che quasi un milione di italiani aveva perso il lavoro?
È fondamentale per il paese che i sindacati ritrovino l’unità: le divisioni indeboliscono i lavoratori e le forze politiche progressiste.
Il PD ha presentato le proposte per una manovra alternativa. A suo fondamento sta la scelta per un nuovo sviluppo, per il lavoro e l’attenzione all’equità, senza le quali non ci può essere il risanamento dei conti pubblici.
Vogliamo puntare sulle liberalizzazioni per carburanti, farmaci, professioni, banche, imprese, energia; sulla riforma del fisco, per spostare il carico dal lavoro e dall’impresa sui redditi evasi e sulle rendite da capitale; su di un allentamento del Patto di Stabilità Interno per evitare a Regioni, Province e Comuni pesanti tagli agli investimenti, nei servizi sociali, e nelle politiche di sostegno delle imprese; su nuove forme di aiuto ai giovani precari, che restano senza una occupazione.
La scuola è una priorità: senza formazione e ricerca nessun paese ha un domani degno.
Come ho già sottolineato, per trovare le risorse necessarie il PD indica misure per l’efficienza nelle pubbliche amministrazioni; contrasto all’evasione fiscale e contributiva; allineamento della tassazione dei redditi da capitale – tranne i bot – su un’aliquota del 20%.
Personalmente ritengo che la Cgil abbia ragione nel rappresentare il disagio del mondo del lavoro e nel battersi per sacrifici equi e per un rilancio dello sviluppo su basi nuove. Si doveva non scegliere la via dello sciopero?
Per poterlo fare occorreva un governo realmente impegnato in un confronto con le parti sociali. La destra voleva solo informare delle sue scelte e avere il sì. A prescindere…
Senatore Chiti, nessuno qui nega la necessità di fare una manovra: ma si può fare una manovra equa, pagata da tutti, che guarda al futuro, e che non si riduca a un elenco di tagli delle spese. Soprattutto, che non sia sempre a carico dei soliti noti: gli statali. Poi la cosa che a me da più fastidio è il fatto che Tremonti continuava a negare la necessità della manovra, per poi giustificarla dicendo che ci è stata chiesta dall’Unione Europea.
Io mi domando: servono ancora gli scioperi? io ho ho patito non pochi disagi, sono reduce da una giornataccia! faccio fatica ad accettarli in nome della nobile causa dei lavoratori, vedrete come la manovra non cambierà di una virgola per lo sciopero di oggi
Io lo sciopero l’ho fatto, eravamo in 4 su 25 ma sono convinta di quello che ho fatto!
Ci rendiamo conto che siamo alla devastazione dei lavoratori e dei ceti bassi, soprattutto dei lavoratori dipendenti?
Ho letto la notizia della nascita dell’associazione “Politica e Società”. Ben vengano iniziative come la vostra! C’è davvero bisogno di un partito più vicino al territorio e di un dibattito vero sui temi cruciali che toccano il nostro paese!
In bocca al lupo!
Sono un lavoratore e ho partecipato allo sciopero generale di venerdì. Stufo di pagare sempre al posto degli altri, stufo di campare con mia moglie e mio figlio grazie agli straordinari massacranti perchè se si dovesse vivere dello stipendio base con 1200 euro dove si andrebbe? Vorrei portare il mio bimbo al mare ma non ce la facciamo. E poi vedo Berlusconi e tutti quei ministri con le ville e tutto e mi prende uno sconforto e spero davvero che si esca presto da questa situazione di crisi.
Scusate per lo sfogo…
I sacrifici maggiori saranno chiesti al settore del pubblico impiego: e dove sta la novità ?
Da sempre nella storia di questo Paese i dipendenti pubblici sono trattati come pezze da piedi. Malpagati, sfruttati e trattati come appestati. Questo anche grazie alla campagna che il signor Brunetta sta facendo contro di noi da 2 anni.
E’ molto tempo che non intervengo e saluto come prima cosa il senatore Chiti, e poi tutti i ragazzi del blog. Ho una domanda spontanea: ma secondo voi, gli Italiani stanno imparando da quanto sta accadendo?
Alle prossime elezioni secondo voi saranno ancora là, ormai assuefatti, con le loro facce gioconde ad applaudire le false promesse dell’imperatore ? Si renderanno conto di chi ci sta governando ? Oppure basterà la solita occupazione televisiva
(5 reti a 1) dell’ultimo mese di campagna elettorale a far dimenticare tutto e a far rivincere ancora una volta lui ?
Spero di sbagliarmi ma ho paura che vada proprioo così anche questa volta.
Non sò se sia già stata cancellata ma nei giorni scorsi ho letto su tutti i giornali la notizia che ci sarebbe nella finanziaria un nuovo condono edilizio. Da uomo di mondo che in tutte le finanziarie vengono precettati senatori anonimi con il sol compito di depositare emendamenti vergognosi. Ma qui ormai si è toccato il fondo. Non è possibile che dopo lo scudo fiscale adesso si ritorni anche ai condoni. E’ allucinante. Ormai le parole legalità, onestà, giustizia sono completamente scomparse dalla nostra politica. Senatore lei spesso è molto critico con Di Pietro: ma non si accorge che molti cittadini non trovano altro a cui appigliarsi in questo desolante panorama ?
E’ vero Ambrosinus. Come tutti avevano previsto, del resto ormai abbiamo imparato a conoscerli, una manina amica del PDL ha presentato un bellissimo emendamento che introduce un nuovo condono edilizio: evviva!!!!
Giusto che Politica e società sia nata a Livorno. La Toscana è un esempio da seguire per il Partito democratico. Ci sono giovani politici che stanno lavorando bene come Renzi e il Vicesindaco Nardella. Ed è giusto guardare al futuro, non aspettare senza fare niente che il governo Berlusconi cada ma rimboccarci le maniche e far vedere di che pasta è fatta la sinistra!
MANOVRA VERGOGNOSA, GOVERNO INDECENTE!!! ORA FARANNO MINISTRO PURE DELL’UTRI.
Senatore Chiti però anche il Pd non è che stia facendo tanto per cambiare lo stato delle cose. Mi sembrate troppo assuefatti rispetto ai misfatti e ai ripetuti scempi di questo governo.
Il Pd le proposte sulla manovra le ha fatte. E anche il ruolo di opposizione tra mille difficolta secondo me lo sta portando avanti. La questione è che con il controllo mediatico pressochè totale di Berlusconi delle proposte e delle azioni del pd non si sa nulla. Come fate a non capire che è un problema di democrazia e non di comunicazione del pd ?
E’ vero che Berlusconi controlla le tv però il problema del pd non è solo di comunicazione. E’ in Parlamento che si dovrebbe fare di più perchè fino ad ora la visibilità è tutta di Di Pietro. Le proposte vanno benissimo ma il Pd dovrebbe guidare le opposizioni in Parlamento. E’ questo il punto, la visibilità sui giornali non c’entra nulla.
Caro Giulio, la pensiamo alla stessa maniera. Di fronte alla necessità di una manovra economica, chi ha la maggioranza politica ha una responsabilità aggiuntiva oltre a quella di governare: mettere l’equità al primo posto per tenere unito il paese. Se servono dei sacrifici per risanare i conti pubblici, tutti gli italiani devono sentirsi rispettati e coinvolti in proporzione alle proprie possibilità.
Il governo di destra invece intende fare cassa con tagli indiscriminati le cui conseguenze ricadono in maniera sproporzionata solo su una parte della popolazione, non la più ricca.
È una manovra annunciata e approvata in fretta e furia dopo che per tanto tempo, come ricorda lei, ci era stato detto che i conti pubblici erano in ordine e non serviva alcun intervento straordinario. La verità è che alle difficoltà dovute alla congiuntura internazionale e all’instabilità dei mercati finanziari si sono aggiunti l’aumento della spesa corrente dei ministeri e l’abbassamento della guardia contro la lotta all’evasione fiscale. Queste sono responsabilità di cui la destra deve rendere conto agli italiani.
Inoltre, lei giustamente sottolinea che serviva un maggiore sguardo al futuro. È giusto: l’Italia ha bisogno non di rattoppi improvvisati ma di strategie accurate con cui ridare slancio a tutto il sistema e cogliere l’occasione per diventare un paese virtuoso nel settore della green economy.
Caro Marco, gli scioperi servono e a volte ottengono risultati concreti. L’attività sindacale è un elemento irrinunciabile di una democrazia sana. Rappresentare gli interessi, i disagi, i diritti dei lavoratori è un lavoro nobile e necessario, oggi più di ieri, vista la complessità del contesto economico-produttivo in cui viviamo.
Nell’ambito di questa attività i sindacati, in alcune circostanze, sono costretti a ricorrere alla extrema ratio dello sciopero per richiamare l’attenzione sul problema in questione.
Lo sciopero della Cgil di venerdì scorso è stata una scelta giusta di fronte alle politiche della destra e ha avuto un’adesione molto alta, con nutrite manifestazioni in diverse città d’Italia, al nord come al sud. Non so se questo sarà sufficiente perché la manovra economica venga modificata in senso maggiormente equo, purtroppo questo governo ha dimostrato più volte di non essere vicino ai lavoratori e ai cittadini che hanno un reddito medio-basso. Ma chi governa non può non tenere conto del fatto che tanti lavoratori protestano in maniera convinta perché si sentono traditi e colpiti ingiustamente. Le manifestazioni sindacali servono a questo: a far sentire la voce di chi dissente, di chi rivendica i propri diritti e chiede rispetto.
Cara Simona, ha fatto bene! Se riteneva giuste le motivazioni dello sciopero ha fatto la scelta giusta facendo sentire la sua voce. La democrazia vive di partecipazione e i cittadini devono giudicare chi li governa.
Purtroppo quello che dice lei è vero: con questa manovra si infligge un nuovo duro colpo a chi lavora tutti i giorni per arrivare a fine mese con dignità. È incredibile pensare che sia questa categoria a pagare i costi del risanamento. Anziché varare una seria lotta all’evasione fiscale per colpire chi non contribuisce ai costi della nostra società, il governo riduce il potere d’acquisto dei dipendenti statali – cui vengono bloccati gli aumenti di stipendio fino al 2013 – che percepiscono in media retribuzioni tutt’altro che ricche. Inoltre con un ingente taglio di risorse si mettono in ginocchio i bilanci delle regioni. Ne conseguiranno inevitabilmente tagli o aumenti di costo per i servizi essenziali, riduzioni delle politiche di sostegno alle imprese e aumenti di tasse locali. Altro che federalismo, questo è il governo più centralista della storia.
Cara Giulia, la ringrazio sinceramente.
La nostra nuova iniziativa vuole essere un contributo per rilanciare il rapporto tra la politica e la società, cercando di fungere da tramite tra iscritti ed elettori del PD e gruppi di cittadini non iscritti ai partiti politici. Vogliamo impegnarci per ricucire la separazione e lo strappo venutosi a creare tra cultura e politica, offrendo un contributo di riflessione sulle riforme istituzionali, su politiche di sviluppo e del lavoro, su un nuovo welfare per una società moderna ed equa; per rinnovare la forma del Partito Democratico e costruirne la dimensione federativa.
Ritengo ci sia un grande bisogno di dialogo su temi decisivi per le sorti del nostro paese.
Il Partito Democratico deve superare la logica delle correnti organizzate e permanenti e favorire l’assunzione di posizioni libere e trasparenti, per dar vita a un confronto costruttivo all’interno di un partito che deve essere una moderna forza progressista europea, in grado di raccogliere tutte le culture riformiste.
Il Pd non deve più guardare al passato. Dobbiamo cambiare linguaggio, recuperando il rapporto con il territorio. È necessario trovare un accordo su come deve evolvere l’organizzazione del partito: diritti e partecipazione sono elementi imprescindibili.
Caro Giovanni. La ringrazio per il suo contributo che ci aiuta a comprendere fino in fondo qual è la reale condizione in cui si trovano tanti italiani.
Purtroppo quelle che racconta lei sono difficoltà con cui si confrontano ogni giorno molti altri lavoratori. In Italia c’è un grande problema relativo agli stipendi: secondo le rilevazioni dell’Eurispes, a parità di potere d’acquisto, il nostro paese occupa il ventitreesimo posto sui trenta paesi dell’Ocse, con un salario medio netto annuo che ammonta a poco più di 14.700 euro. I lavoratori italiani incassano ogni anno retribuzioni medie tra le più basse dei paesi industrializzati, mediamente il 17% in meno della media Ocse.
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel corso dell’ultimo ventennio il valore degli stipendi degli italiani è diminuito di quasi il 13% rispetto al Pil, contro una flessione media pari all’8% nelle 19 economie più avanzate.
Il governo di destra fa finta di non conoscere questi dati inequivocabili e la diminuzione del potere d’acquisto degli italiani, peggiorando la condizione economica dei dipendenti statali e non chiedendo alcun contributo a chi sta meglio.
Cara Luana, ha ragione. Gli statali e, più in generale, tutti i lavoratori dipendenti sono da sempre i più svantaggiati. Questo perché abbiamo un livello di evasione fiscale patologico che è, evidentemente, responsabilità di alcuni tra gli imprenditori e gli autonomi, che devono versare le tasse sulla base degli incassi maturati. I dipendenti hanno le trattenute alla fonte e il forte livello di evasione fa sì che siano loro a pagare anche al posto di chi evade.
Inoltre, quando un governo ha bisogno di operare risparmi e raccogliere risorse, l’azione più facile è quella di tagliare con misure orizzontali sul personale statale. È la mossa più facile ma la più iniqua. Si colpiscono lavoratori che percepiscono retribuzioni con cui, mediamente, si arriva a mala pena a fine mese. Da questi provvedimenti emerge la superficialità con cui il governo di destra agisce. Per operare dei risparmi attraverso l’eliminazione degli sprechi e il recupero dell’evasione fiscale serve un lavoro serio e accurato. Questa maggioranza invece è impegnata su altre priorità, da ultima la nomina di un ministro inutile allo scopo di sottrarlo al procedimento giudiziario che lo riguarda.
Caro Maurizio, bentornato nel nostro blog. Io penso che gli italiani stiano subendo troppe ingiustizie e si sentano talmente abbandonati da non voler rimandare al governo questa destra. In questi due anni l’Italia ha subito la crisi economica passivamente; ha visto crescere il debito pubblico, il tasso di disoccupazione e le disuguaglianze sociali; ha visto diminuire il potere d’acquisto dei cittadini; ha osservato che – ancora una volta – la giustizia non è uguale per tutti e che il potere può essere utilizzato per sottrarsi al giudizio della magistratura. Siamo in difficoltà e non sappiamo come ne usciremo, qual è la strategia per rilanciarci.
Il piano dell’Italia sulla politica energetica è basato quasi esclusivamente sulla costruzione – non si sa bene dove – di costose centrali nucleari secondo una tecnologia superata e che non risolve il problema delle scorie nucleari.
Questi sono solo alcuni esempi degli errori e delle mancanze della maggioranza di destra. Ma sottolineare queste cose non basta, il Partito Democratico si candiderà a governare proponendo un’idea di rilancio dell’Italia alternativa a quella del Pdl e della Lega Nord. Le nostre proposte concrete sono in campo su tutti i temi in discussione e continueremo su questa strada svolgendo con responsabilità il nostro compito di prima forza di opposizione. Quando sarà il momento di scegliere chi governerà l’Italia le nostre idee saranno il cuore della proposta alternativa contro una destra arrogante e menefreghista.
Caro Ambrosinus, al Senato, nel corso del vaglio della manovra finanziaria, una misura che conteneva un condono edilizio e fiscale era stato presentato e successivamente ritirato da un senatore del Pdl. Lo stesso senatore, tuttavia, non ha ritirato un altro suo emendamento che contiene un condono edilizio mascherato ma altrettanto devastante. Grazie a questo provvedimento il proprietario di un immobile abusivo avrebbe il diritto di prelazione quando questo viene acquisito e messo all’asta dal Comune.
Martedì il Ddl di conversione del decreto legge sarà in Aula, vedremo cosa conterrà il testo.
Purtroppo siamo abituati alla cultura dell’illegalità che caratterizza le mosse della destra: il primo condono risale al 1994, il primo anno di Berlusconi da Presidente del Consiglio. Negli anni successivi sono stati approvati altri condoni che hanno danneggiato il nostro paesaggio e preso in giro gli italiani che pagano regolarmente le tasse, senza esportare illegalmente all’estero i propri risparmi.
Quanto al leader dell’Idv Di Pietro, le mie critiche sono fondate sul fatto che la sua politica si basa troppo spesso sulla facile propaganda, sulla logica del tanto peggio tanto meglio. Inoltre ritengo che la polemica politica non debba superare certi limiti di rispetto e non debba coinvolgere organi istituzionali di garanzia come la Presidenza della Repubblica, troppo spesso chiamata in causa a sproposito. Se l’Italia dei Valori saprà superare la logica del partito personale e darsi una struttura interna democratica e maggiori contenuti, potrà essere una autorevole forza stabilmente protagonista della politica italiana.
Non credo che il panorama sia del tutto desolante. Ritengo che la prima forza a cui guardare per una proposta di governo alternativa alla destra sia il Partito Democratico. Una forza radicata, che ha al suo interno tante persone appassionate e competenti, centinaia di amministratori locali giovani e preparati. Le proposte alternative che stiamo presentando in questi mesi dimostrano che stiamo lavorando per dare all’Italia un futuro diverso, concretamente.
Cara Jessica, dopo forti polemiche anche all’interno del Pdl, l’emendamento di cui si era parlato e che aveva suscitato giustamente una indignazione generale, è stato ritirato. Purtroppo l’intento di favorire i furbi e chi non rispetta le regole sembra non tramontare nella destra e, come dicevo ad Ambrosinus, un altro emendamento dal contenuto altrettanto grave è rimasto. Vedremo durante l’iter se farà parte del nuovo testo del Ddl di conversione. Un nuovo colpo di spugna sulle costruzioni irregolari sarebbe molto grave: per l’ennesima volta ci si farebbe beffa di chi rispetta le regole, segue scrupolosamente le procedure e costruisce solo ciò che è consentito. Inoltre, la tutela del suolo e del paesaggio devono essere una priorità per tutti i paesi civili.
Cara Nicoletta, la ringrazio per l’apprezzamento e la invito a partecipare alle nostre iniziative. Politica e Società è nata proprio per rafforzare il legame tra i cittadini e la politica, creare partecipazione e condivisione.
Il Partito Democratico, in Toscana e non solo, ha tanti amministratori locali giovani e bravi che formeranno la nuova classe dirigente del partito. Ritengo che il ricambio generazionale debba avvenire in maniera graduale e attraverso la valorizzazione di chi si distingue per impegno e capacità. Se vogliamo un futuro positivo per l’Italia con il PD protagonista di questa crescita, dobbiamo puntare – come sottolinea lei – sulle idee, sulle proposte coraggiose, sull’innovazione. L’Italia ha già perso troppo tempo, è rimasta indietro su tanti fronti e ha bisogno di rimettersi a correre verso un futuro di sviluppo sostenibile, maggiore equità e maggiori opportunità per chi lo merita.
Ciao Controcorrente, la manovra economica del governo è palesemente iniqua e ciò che fa più rabbia è constatare che circa 10 dei 25 miliardi di risparmi previsti siano dovuti a sprechi di un governo che ha dimostrato superficialità e commesso errori nella gestione dei conti pubblici. Inoltre, come ricordi tu, questa destra sta minando il principio di legalità e giustizia ricorrendo a diversi sotterfugi per sottrarre alcuni suoi componenti al giudizio della magistratura. Questo modo di governare che la destra ci ripropone da ormai più di 15 anni non ci piace per niente, vogliamo un’Italia ben diversa e dobbiamo impegnarci tutti perché questo auspicio diventi realtà.
Caro Giulio, non sono d’accordo. I poteri delle opposizioni, come sa, sono molto limitati, almeno per quanto concerne i provvedimenti concreti. Lo stato delle cose dipende in larga misura da quanto decidono il governo e la maggioranza. Anzi, direi da quanto decidono Berlusconi, Bossi e Tremonti. Il Partito Democratico, la principale forza di opposizione e prima alternativa alla destra, ha il dovere di evidenziare in Parlamento e agli occhi dell’opinione pubblica ciò che di sbagliato fanno il governo e la maggioranza che lo sostiene. Fare opposizione significa anche proporre idee e soluzioni diverse, nell’interesse del nostro paese. Questo è quello che il PD fa ogni giorno col massimo sforzo, nell’Aula e nelle commissioni della Camera e del Senato. Inoltre, siamo impegnati a rappresentare le istanze della gente comune che non vuole questo governo e a coinvolgerla attraverso le manifestazioni di piazza e le iniziative di partito a livello locale.
Gli organi nazionale del PD stanno lavorando per elaborare una serie di proposte per una visione dell’Italia profondamente diversa da quello di Berlusconi e dei suoi. Sei di queste proposte sono già state approvate dall’Assemblea Nazionale, altre arriveranno a settembre. Per citare un altro esempio: sulla manovra finanziaria non ci siamo limitati a contestarne a gran voce tutti i difetti, ma abbiamo elaborato una manovra alternativa che mira a operare gli stessi risparmi ma con maggiore equità, tagli di sprechi reali e che contiene anche misure per il rilancio dell’economia. Questa proposta alternativa è contenuta negli emendamenti al disegno di legge firmati dal PD.
Cara Marisa, lei solleva un tema importante e purtroppo irrisolto da molto tempo. In diverse occasioni ho detto anch’io che il PD deve migliorare la sua capacità di comunicare e, soprattutto, deve smetterla di mostrare all’esterno più le sue divisioni interne che le sue proposte. Su questo aspetto ritengo che si siano fatti dei notevoli passi in avanti: nel partito c’è una maggiore unità e determinazione comune nel lavorare per la proposta politica e non per sterili lotte di posizione.
Ma, come giustamente sottolinea lei, il primo problema relativo alla raccolta del consenso intorno alle proposte è il controllo pressoché totale che il Presidente del Consiglio esercita sulla televisione italiana, cui si aggiunge un potere considerevole anche in altri settori dell’editoria. Questo potere viene esercitato in maniera invasiva per influenzare il lavoro delle redazioni, le quali si dimostrano spesso subalterne fino a occultare alcune notizie o riferirle in maniera palesemente distorta.
Questo è un problema grave che limita la nostra democrazia.
Caro Sergio, nel suo intervento colgo una tesi che condivido: l’efficacia della comunicazione è un elemento importante per i partiti moderni, ma non si possono mettere in secondo piano i contenuti. Le idee, le proposte, i programmi vengono prima. A partire da questi elementi irrinunciabili per proporsi come forza di governo, si può trovare il modo migliore per comunicare le proprie politiche.
Ma lei osserva che il partito di Di Pietro si prende tutta la visibilità: non so se questo sia del tutto vero, ma se l’Italia dei Valori ha una forte visibilità ciò avviene non per il suo lavoro all’interno del Parlamento ma proprio perché – a mio avviso – privilegia l’esposizione mediatica ai contenuti politici. Spesso per fare una dichiarazione che attragga l’attenzione dell’opinione pubblica occorre andare sopra le righe, lanciare accuse eccessive o coinvolgere nella polemica persone o istituzioni del tutto estranee. Questo metodo può essere efficace per arrotondare un po’ il consenso di un partito medio-piccolo ma non è la strada giusta per proporsi come prima forza di governo del paese. Quest’ultimo è il compito del Partito Democratico.
Nel Parlamento italiano il Pd sta svolgendo il suo compito con autorevolezza, facendo una ferma opposizione su tutti i provvedimenti della maggioranza che riteniamo del tutto o in parte sbagliati, nonché presentando puntualmente le nostre proposte alternative. Inoltre, da molto tempo ci battiamo affinché finalmente il Parlamento italiano si occupi della vera priorità degli italiani: la crisi e il lavoro. L’unica volta in cui ciò è accaduto, nello scorso mese di marzo, è stato per merito del Partito Democratico che chiedeva da molto tempo che il ministro Tremonti si confrontasse con noi sul dramma della disoccupazione crescente e sul contrasto alla crisi che sta spegnendo il nostro paese.