La manovra finanziaria varata dal governo è iniqua. Il Partito Democratico ha denunciato le norme ingiuste contenute nel decreto. Un esempio grave riguarda i cittadini dell’Aquila e delle zone terremotate limitrofe, che dal primo luglio subiranno una inaccettabile vessazione: dovranno pagare più del doppio delle tasse rispetto agli altri cittadini italiani. Infatti, non prevedendo la manovra alcuna nuova indicazione sulla restituzione dei tributi non versati nel periodo di sospensione, dall’1 luglio tutti i residenti dell’area coinvolta dal terremoto riprenderanno a pagare regolarmente le tasse. Dovranno versare entro il prossimo dicembre le imposte non pagate nel primi sei mesi del 2010 e in più le somme dovute per il 2009, il cui pagamento viene spalmato sui prossimi 60 mesi. Da luglio a dicembre dunque tasse più che raddoppiate! Fanno eccezione solo i titolari di redditi d’impresa o lavoro autonomo, con volume d’affari non superiore a 200.000 euro, per i quali – in base al recente decreto legge – la sospensione del pagamento delle tasse è prorogata fino al 15 dicembre 2010.
Poco più di un anno dopo il terribile terremoto che ha provocato lutti e danni enormi all’Aquila e ad altri comuni dell’Abruzzo, quando ancora migliaia di persone vivono fuori dalla loro casa e la ricostruzione è solo agli inizi, tanti residenti si troveranno a dover impiegare la gran parte dei loro redditi per pagare tasse, contributi, canoni e addizionali locali. Si tratta di cittadini e famiglie colpiti negli affetti più cari e nella loro attività, persone che stanno affrontando gravi difficoltà alle prese con una vita quotidiana ancora difficile. Gli aiuti dello Stato per la ricostruzione sono importanti, ma non possono bastare: ogni giorno chi convive con le rovine del terremoto, si trova ad affrontare imprevisti e impegni non lievi.

L’iniquità appare manifesta facendo un paragone con le decisioni prese per altri eventi sismici: in Umbria e Marche la sospensione dei pagamenti durò 18 mesi; la restituzione fu richiesta nella misura del 40% (mentre gli abruzzesi restituiranno il 100%) ed è partita 12 anni dopo con una rateizzazione in 120 mesi.
È ingiusto, anche dal punto di vista etico, fare cassa sulla pelle dei terremotati.
L’auspicio è che nel corso dell’iter parlamentare questa venga modificata. Se non sarà prorogata la sospensione dei pagamenti e non verrà definita con modalità sostenibili la restituzione, il governo e la maggioranza si assumeranno la responsabilità di mettere in ginocchio migliaia di cittadini che hanno già vissuto 14 mesi da incubo.

I temi del terremoto e del successivo G8 tenutosi all’Aquila rimandano a un’altra importante questione: l’’estensione dei provvedimenti di emergenza a normali opere pubbliche, attraverso cui la Protezione civile ha affidato numerosi appalti senza bandire gare. Si è trattato di un sistema che, con la totale assenza di meccanismi di controllo, non poteva non recare in sé il rischio di degenerazioni. Contrariamente alle anticipazioni sul decreto, nessun provvedimento è stato varato per la riorganizzazione della Protezione Civile. Anche su questo il governo è in ritardo: è necessario che si ripristini il pieno rispetto delle regole e delle procedure in un settore tanto delicato come quello degli appalti.