La manovra economica è stata approvata dopo tanta confusione e incredibili incertezze. Questa finanziaria non va bene nel merito, ma il metodo con cui si è pervenuti alla sua versione definitiva è altrettanto negativo.
Martedì scorso il Governo annunciava che il Consiglio dei Ministri aveva approvato il decreto contenente le misure di risanamento economico. Da quel momento abbiamo assistito a un inaccettabile balletto di annunci e smentite sui contenuti del decreto da parte del Presidente del Consiglio e di altri esponenti del governo e della maggioranza. Dal taglio di alcune Province ai ticket sanitari, dalla riduzione dei fondi per la Presidenza del Consiglio alla riorganizzazione della Protezione Civile, molte norme importanti sono state oggetto di confusione, contraddizioni, mancanza di responsabilità all’interno della destra che ci governa.
E’ inammissibile che un provvedimento ufficialmente approvato dal Consiglio dei Ministri sia stato per diversi giorni, fino a sabato scorso, oggetto di trattative e modifiche tra i vari ministri. Il Presidente del Consiglio ha incredibilmente annunciato che non aveva ancora firmato il decreto, inviato però al Presidente della Repubblica, e poco dopo Palazzo Chigi precisava che, invece, Berlusconi aveva apposto la sua firma. Nel governo, sono in pochi non solo a decidere e a contare, ma anche a sapere: la Lega, attraverso lo stesso Tremonti, comanda; gli altri, dopo, tentano di strappare qualche modifica per i loro ministeri.
Se il metodo fa acqua e mostra la mancanza di una strategia per far fronte alla crisi, il contenuto è negativo in molti aspetti. Intanto si continua a raccontare bugie agli italiani. L’Unione Europea ci chiede soltanto conti in ordine: siamo costretti a una manovra da 25 miliardi per le scelte sbagliate del governo Berlusconi-Bossi-Tremonti. In due anni il governo ha aumentato la spesa corrente dei ministeri, senza varare seri interventi anti-crisi, e ha abbassato la guardia sull’evasione fiscale. Oggi deve correre ai ripari. Come? Con una politica iniqua, colpendo ancora una volta i ceti a reddito medio-basso, costringendo Regioni e Autonomie Locali al taglio di servizi essenziali per i cittadini o all’innalzamento del costo per usufruirne. Se si chiedono sacrifici agli italiani i primi a contribuire devono essere i più abbienti: si deve spostare il carico fiscale dai redditi alle rendite.
Il primo obiettivo deve essere il recupero dell’evasione fiscale, che il Governatore della Banca d’Italia Draghi ha giustamente definito la vera “macelleria sociale”. L’occasione doveva essere colta per varare anche misure per il rilancio dell’economia – come ha sottolineato lo stesso Draghi –, alleggerendo le tasse sul lavoro dipendente e sulle piccole e medie imprese, incentivando la ricerca e l’innovazione.
E’ una manovra iniqua anche perché si prevedono tagli indiscriminati che mettono a rischio il futuro dell’Italia. Un esempio viene dal taglio dei finanziamenti agli istituti culturali, che il governo aveva inizialmente varato in maniera indifferenziata e che poi ha dovuto ritirare, accettando il principio logico per cui non può che spettare al Ministero per i Beni e le Attività Culturali valutare, – sulla base di esperti e competenze non di parte, chiediamo noi – come operare la riduzione dei finanziamenti e il taglio di enti inutili, mantenuti da protezioni politiche localistiche.
L’Italia ha bisogno di scelte forti per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia attraverso uno sviluppo sostenibile. Il governo di destra non è capace neppure di pensarle: il suo unico intento è di fare cassa a spese dei ceti medi e popolari, dei giovani, del lavoro dipendente, dei pensionati.
La musica è sempre la stessa e a noi non piace.
E’ una finanziaria vergognosa che colpisce solo i lavoratori dipendenti, come al solito. Ma come mai i colletti bianchi non pagano mai ? Poi senatore vorremmo un pò di chiarezza su questa storia delle pensioni. Ogni giorno si prospetta qualche cambiamento, però ci dicono che è tutto ok e che l’inps ha i conti in regola. ma come stanno veramente le cose ?
Poi Tremonti che ha previsto tutto per anni e anni (almeno cosi dice lui) della gravità della situazione non se ne era accorto ? Non fanno altro che prendere per i fondelli gli italiani, e forse fanno anche bene a farlo visto che continuano a votarli. Però nel frattempo l’italia va a rotoli.
Caro Senatore,
parto dalla conclusione del suo post per esprimere il mio pensiero su quello che io ritengo essere l’unica via da percorrere per rilanciare sviluppo, occupazione e innovazione in questo Paese: lo sviluppo verde. La green economy è un piano di sviluppo serio, adottato in quasi tutti i paesi europei e ormai non solo da quelli solitamente attenti all’ambiente. Tutti stanno cogliendo questa opportunità che può portare solo benefici: in termioni di occupazione, di risparmi per le famiglie, di tutela dell’ambiente in cui viviamo. Spero sinceramente che il pd possa rilanciare un piano di sviluppo verde come unica soluzione possibile per uscire dalla crisi nel miglior modo possibile.
Grazie.
Concordo con l’intervento sopra: nel Lazio le imprese energetiche nell’ultimo anno sono più che raddoppiate. Il dato di UnionCamere se non sbaglio dice che dal 2008 al 2009 l’incremento è stato del 126%. Dobbiamo accompagnare questo processo e incentivarlo.
Saluto il vice presidente del Senato che stimo e riguardo alla green economy però voglio dire che non può essere solo una tecnologia per ricchi. Sapete quanto costa un impianto fotovoltaico ad uso privato ? Non possiamo alimentare disuguaglianze tra ricchi e poveri anche sullo sviluppo verde per cui lo Stato deve riuscire a garantire per tutti l’accesso all’uso della produzione di energia da fonti rinnovabili.
La crisie economica e il problema del debito pubblico non sono imputabili all’ultimo governo e nemmeno a quello prima, nè a quello ancora prima. Le cause sono da ricercare a 30 e forse piu’ anni di corruzione (che non si è mai arrestata anche quando con tangentopoli credevamo fosse finita), auto blu, viaggi gratuiti, stipendi di politici tra i più alti in Europa…..insomma sprechi, sprechi , sprechi. Valanghe di soldi per finanziare opere pubbliche mai finite, poi il problema della mafia al sud.La Crisi e’ mondiale ma anche noi italiani che negli anni 80 eravamo forti economicamente facciamoci un’esame di coscienza. La colpa è anche nostra.
Ma sbaglio o berlusconi e i suoi amici hanno rivendicato l’apprezzamento di Draghi sulla manovra? a me pare che il governatore, come sempre, abbia fatto un discorso tecnico con luci e ombre.
Da anni,a periodi, qualcuno propone un metodo per incentivare a pagare le tasse: consentire detrazioni su tutte le spese fatte, come avviene già per le spese mediche. Forse sarebbe uno stimolo anche a chiedere la ricevuta a tutti gli esercenti e a “segnalarli” nella nostra dichiarazione dei redditi.
Chiti, dica a Calderoli che prima di parlare degli stipendi del mondo del calcio o dello spettacolo, che producono ricchezza con lo show e sono strapagati sì ma con soldi privati, pensasse ai tagli irrisori che hanno fatto sui costi della politica. Mi creda, non sono tra coloro che si scaldano con l’antipolitica, col qualunquismo di chi non sa distinguere e comprendere il ruolo delle istituzioni. Non dirò mai che chi ha la responsabilità di occuparsi dell’Italia deve guadagnare quanto una segretaria di uno studio. Ma la macchina della politica consuma troppi soldi, i vostri stipendi sono troppo alti rispetto al giusto e alla media europea, anche se alla fine incidono relativamente. Ci sono costi delle strutture pazzeschi. Quanto spreco c’è tra mezzi, dotazioni e personale di Camera, Senato, Presidenza del Consiglio, ministeri, Quririnale? stipendi altissimi anche a bassi livelli professionali, macchine, budget vari, forniture di lusso…era un piccolo sfogo ma razionale. Grazie
Caro Chiti, anche io sono perplessa sulla manovra del governo, mi sembra una mazzata per qualcuno.
Ma visto che a quanto pare questi soldi devono entrare nelle casse dello Stato voi cosa proponete?
La verità è una sola: che grazie ai democristiani mai usciremo dalla crisi che dipende solo dall’enorme debito pubblico. Ringraziamo i vari Casini, Rutelli etc, degni eredi di chi ha portato allo sfascio questo paese.
tagliatevi lo stipendio!
Intervengo per dire due cose: mi piace leggere approfondimenti spontanei sul web. Seconda cosa: basta con gli esagitati come l’Eversivo che sparano mezza frase fatta e spariscono.
La manovra del governo è ingiusta per le ragioni che in tanti, a cominciare dal senatore Chiti, hanno esposto in questo forum. Ciò che vorrei sottolineare è che per ben due anni questo governo ha perfino negato che ci fosse la crisi. Prima ha detto che era psicologica; poi che era alle nostre spalle e, infine, che c’era ma che l’Italia ne sarebbe uscita meglio degli altri. Non si tratta di dettagli, ma è il riassunto di una grave responsabilità del governo che, così facendo, non ha permesso al paese di prendere coscienza della serietà della situazione. Il governo, inoltre, non ha messo in campo nessuna politica economica utile ad attenuare gli effetti della crisi. Un governo, quindi, che per puro calcolo elettorale non si è assunto nessuna responsabilità, e che però oggi pretende che sia l’opposizione a farlo e per provvedimenti ingiusti che colpiscono i ceti medi e medio bassi della popolazione. E’ troppo! L’opposizione ha invece il dovere di preparare un’alternativa di governo seria e credibile per l’Italia. Tutto il resto è propaganda e di bassa lega.
Caro Luis, la destra dimostra ancora una volta di difendere i privilegiati e non le categorie più deboli. Come dice lei giustamente, bisogna contestare al governo il fatto che per due anni hanno negato la crisi e le difficoltà nei conti pubblici, sperperando nel frattempo denaro dei contribuenti. Oggi presentano agli italiani il conto e continuano a non pensare al futuro dell’Italia e al suo sviluppo.
Riguardo alle pensioni: con la riforma concordata con le parti sociali che il centrosinistra ha varato nel 2007, il sistema pensionistico italiano è stabile e l’aumento dell’età pensionabile – un passo irrinunciabile per garantire una pensione dignitosa anche a chi oggi è giovane – è stato reso più equo rispetto alla “riforma Maroni” attraverso una distribuzione nell’arco di alcuni anni. Tenga conto poi che, con la riforma Dini del 1995 e il passaggio al contributivo, l’Inps avrebbe una sostanziale tenuta, se non venisse caricata di compiti impropri, quali quelli della cassa integrazione.
In questi giorni è di attualità il tema dell’età pensionistica per le donne del pubblico impiego, fissata a 60 anni, mentre per gli uomini è a 65. L’Europa ci chiede di realizzare questa equiparazione entro il 2012. Nei paesi europei le donne hanno oltre ai “doveri” anche dei diritti: ad esempio sul lavoro, sul sostegno alla gravidanza, ma la destra prende solo il richiamo ai sacrifici.
Io ritengo che l’equiparazione vada bene se si realizza una vera parità, non solo sul piano dei doveri, ma anche su quello dei diritti e del trattamento complessivo sul lavoro. Dobbiamo guardare all’Europa anche per tutto il resto: noi non abbiamo un welfare per le donne paragonabile a quello degli altri paesi europei in riferimento a salario, ingresso e uscita dal lavoro, progressione di carriera, servizi.
Caro Scriccy, condivido la sua convinzione: l’economia verde è l’opportunità più grande e la strada più giusta per uscire dalla crisi climatica e da quella economica. l’Italia può diventare un paese leader nel settore.
Il Partito Democratico stima che si possano creare 1 milione di posti di lavoro in 5 anni se si punta sulla conversione ecologica nell’edilizia, nei trasporti, nell’industria, nella ricerca e produzione di energia. Su quest’ultimo settore in particolare le risorse naturali rendono il nostro territorio un naturale volano per lo sviluppo.
Ma per cogliere questa opportunità occorre finanziare la ricerca e agire da subito concretamente. Sbaglieremmo se pensassimo si tratti di una politica solo a lunga scadenza: si possono ottenere risultati importanti in pochi anni sull’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, sul ciclo dei rifiuti, sulla conversione del nostro parco di auto e bus. In particolare sui mezzi di trasporto pubblico nelle nostre città è necessario intervenire subito per abbattere il l’inquinamento dell’aria e per determinare una diversa mobilità.
In Francia, Germania, Svezia tanto per fare degli esempi città di dimensioni simili alle nostre non conoscono paralisi del trasporto, inquinamento e spreco di risorse. Bisogna agire con decisione, sconfiggendo resistenze e conservatorismi.
Tra le sei proposte per l’Italia che l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico ha approvato lo scorso 22 maggio, una riguarda proprio la green economy. Il Pd crede fortemente nel lo sviluppo sostenibile, a differenza della destra che con le sue politiche dimostra di non voler cogliere questa opportunità.
Caro Mirko, i dati che lei ci fornisce sono interessanti e incoraggianti. Significa che, anche senza politiche di indirizzo e sostegno adeguate da parte del governo nazionale, il settore privato ha compreso le potenzialità della green economy e la necessità di cambiare il nostro modo di crescere in modo tale da renderlo sostenibile per il Pianeta.
Come dice giustamente lei, a queste iniziative spontanee deve accompagnarsi una strategia nazionale, ed è compito del governo realizzarla. Bisogna indurre Regioni e Autonomie locali a fare interventi diretti nelle aree di loro competenza, dare un forte sostegno alla ricerca, creare un sistema di incentivi che stimoli anche i singoli cittadini e le famiglie. La destra non si occupa del futuro dell’Italia e degli italiani: non fanno niente di fronte al il dramma della disoccupazione, al precariato né per un nuovo sviluppo e adesso fanno pagare ai ceti a reddito medio-basso il risanamento della finanza pubblica aggravato dalle loro scelte.
Cara Giulia, lei solleva un problema giusto, strettamente collegato a quanto dicevo prima in merito allo sviluppo della ricerca e del sistema di incentivi. La nuove tecnologie hanno bisogno di evolversi ulteriormente anche per divenire meno costose, più produttive e quindi realmente a disposizione di tutti. Come ogni nuova tecnologica, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha all’inizio necessità di aumentare capacità produttive e ridurre i costi. Per riuscirci, bisogna puntarci, fare investimenti, diffonderne la utilizzazione, anche con incentivi. E bisogna valorizzare la ricerca. Si sono già compiuti progressi significativi, ma la ricerca può fare ancora passi da gigante, migliorarne l’efficienza e disponibilità.
Bisogna avere la consapevolezza che questo è il futuro e che l’Italia ha le condizioni per svolgere un ruolo di primo piano, con benefici sulla occupazione e la qualità della vita e dello sviluppo.
Al contempo, una politica nazionale volta a sviluppare la green economy deve fare leva anche sul sistema degli incentivi, delle agevolazioni fiscali in un’ottica di investimento: una politica lungimirante produrrà benessere diffuso e una economia in salute.
Dice giustamente lei, uno sviluppo nuovo e sostenibile deve essere anche l’occasione per ridurre le insopportabili disuguaglianze sociali che esistono nel nostro paese e che negli ultimi 15 anni si sono accentuate per colpa dell’ideologia neo-liberista che ha guidato l’economia: sono d’accordo. L’ideologia della destra ha calpestato dignità e diritti della persona, dei lavoratori, ha distrutto solidarietà e giustizia.
Spero che gli italiani comprendano che in politica vale la stessa legge, anche di buon senso, che c’è in medicina: la causa della tua malattia, non può diventare il medico che ti cura e guarisce.
Caro Vito, non c’è dubbio che il fardello del debito pubblico sia non una eredità degli ultimi governi e che sia da imputare a chi ha governato l’Italia nel passato, in particolare negli anni 80. Ciò su cui, a mio parere, si giudica la bontà del lavoro è l’impegno e la capacità di tenere in ordine i conti per non aggravare ma bensì ridurre il debito ingente che abbiamo. Questo è quanto hanno fatto i governi Prodi sia nel 1996-1998 con l’ingresso nell’euro sia nel 2006-2008: in entrambe le situazioni Berlusconi e la destra sono stati frontalmente contrari. E quando hanno governato, siamo tornati indietro: i conti pubblici sono stati sfasciati! Tutto ciò è innegabile e documentato dalle cifre. I governi di centrosinistra hanno messo in campo politiche di rigore finanziario e di recupero dell’evasione fiscale, anche scontando una incomprensione e una perdita di consensi. Il nostro lavoro era reso più difficile dai ristretti numeri delle nostre maggioranze parlamentari e, come ho detto, da una contrapposizione frontale da parte della destra.
Negli ultimi due anni l’attuale governo ha sprecato risorse: con Alitalia; togliendo l’ICI anche ai ricchi (ai ceti a reddito medio-basso ci aveva pensato il governo di centrosinistra); impegnandosi scarsamente nella lotta all’evasione fiscale. Anzi, si è continuato sulla strada dei condoni che premiano i furbi e umiliano i contribuenti onesti.
A ciò si è aggiunta una crescita della spesa corrente dei ministeri
Sono mancate e mancano politiche di sostegno ai cittadini, alle imprese, alla formazione e alla ricerca. Come ho scritto più volte qui sul blog, il governo Berlusconi ha sottovalutato le conseguenze della crisi che si sono abbattute sui redditi, sul lavoro, sulle imprese.
Sacrifici sono oggi inevitabili, in ogni paese: ma conta anche il loro peso; la distribuzione che ne deriva sui cittadini; l’equilibrio tra rigore e rilancio di un nuovo sviluppo. In Italia il carico prevalente continua ad essere sui ceti a reddito medio-basso: lavoratori, giovani precari, pensionati, artigiani e piccoli imprenditori. I tagli sono indiscriminati, senza scelte di priorità: scuola, università, ricerca etc.
Regioni e comuni sopportano oltre che la metà del peso del risanamento: ne risentiranno sanità, servizi sociali che peggioreranno o costeranno di più.
Le rendite finanziarie sono ancora graziate: tassate al 12,5% mentre negli altri paesi europei lo sono al 20%.
È ripresa – meglio tardi che mai – una iniziativa contro la scandalosa evasione fiscale, attraverso la tracciabilità dei pagamenti: ma l’aver buttato a mare per due anni le scelte del governo di centrosinistra, alle quali ora si ritorna, quando danno ha fatto al paese?
Infine un giornale, il Secolo XIX di Genova, ha pubblicato nei giorni scorsi una denuncia clamorosa: nonostante sentenze, le società concessionarie di macchine per giochi – le slot machine – dal 2008 non hanno versato qualcosa come 98 miliardi di euro.
Il governo non ha dato in Parlamento risposte serie e convincenti: non è il caso che gli italiani tornino a provare un po’ di indignazione e di voglia di lottare?
Caro Valerio, dice bene lei: il Governatore Draghi ha fatto una analisi che metteva in luce anche problemi importanti e non risolti, per prima l’evasione fiscale. Ha definito l’evasione una forma di “macelleria sociale, un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga”. Inoltre ha aggiunto che “in una prospettiva di medio termine la riduzione dell’evasione deve essere una leva di sviluppo, deve consentire quella delle aliquote e il nesso fra le due azioni va reso visibile ai contribuenti”.
Il governo di destra, da quando si è insediato, ha abbassato la guardia sulla lotta agli evasori e, pertanto, farebbe bene a prendere le parole di Draghi come un monito a cambiare le sue politiche.
Ma il governatore ha fatto un’altra osservazione che suona come una critica al contenuto della manovra finanziaria: “la correzione dei conti pubblici va accompagnata con il rilancio della crescita”. Noi lo diciamo da molto tempo: dalla crisi si esce anche con un sostegno ai redditi medio-bassi – per aiutare chi è più in difficoltà e per rilanciare i consumi -, con una riduzione delle tasse sul lavoro e con l’avvio di politiche che diano vita a uno sviluppo nuovo e sostenibile.
In ogni caso le valutazioni del Governatore, certo di grande importanza, non possono essere trasferite in modo acritico o strumentale nel confronto politico. Stanno su un altro piano. Noi abbiamo la responsabilità dell’iniziativa e il giudizio del Pd, il principale partito di opposizione.
Caro Corrado, prospettare un risparmio attraverso le detrazioni può essere un sistema per incentivare tutti a dichiarare i propri redditi. È un cambiamento radicale, profondo, che richiede gradualità e una cultura della responsabilità. Anche nuovi compiti, regole, e sanzioni per i commercialisti come avviene in USA. Altrimenti possono esservi nell’immediato problemi di sostenibilità per le casse dello Stato.
Aggiungo un’altra considerazione: l’incentivo non può essere l’unico criterio per combattere l’evasione fiscale. Pagare le tasse è un dovere di tutti, significa avere rispetto per la comunità in cui viviamo. Non farlo è un reato. Poiché tutti noi apprezziamo la possibilità di usufruire dei servizi pubblici, è doveroso che ciascuno contribuisca al loro mantenimento. Per questo motivo è necessario intanto rafforzare il sistema dei controlli e individuare gli strumenti utili a scoraggiare l’evasione fin dall’inizio. La tracciabilità dei pagamenti è un esempio: il governo Prodi aveva introdotto l’obbligo di non pagare in contanti per le prestazioni professionali. Quando prendemmo questa decisione la destra gridava allo “stato di polizia tributaria”. Adesso la tracciabilità è stata riproposta nella manovra finanziaria, per porre rimedio a due anni di scarso interesse verso l’evasione fiscale. La lotta agli evasori è una battaglia, che richiede un gimpegno costante. Non improvvisazione e repentini cambi di direzione a seconda della convenienza del momento.
Caro Carmelo, grazie per il suo intervento appassionato ma posato. I costi della politica sono un tema che il Partito Democratico considera importante. Lo dimostra il fatto che il governo Prodi, nel poco tempo in cui ha potuto governare, varò i primi provvedimenti per razionalizzarne il costo. Noi riducemmo del 30% l’indennità dei ministri; del 15% quella dei parlamentari, congelandola per legge fino al 2012 (dunque separandola di fatto da quelle dei magistrati).
È stato rivisto il sistema del contributo dei parlamentari per il Vitalizio e l’età in cui scatta, cioè a 65 anni. Di recente sono state revocate agevolazioni per gli ex parlamentari.
Il Pd lo ha anche proposto, un anno fa, di stabilire un fondo di solidarietà per i lavoratori senza cassa integrazione, alimentato da una tassa a partire da livelli di reddito superiori a 100 mila euro annui.
Il PD sostiene poi altre e concrete proposte. Per esempio, la riduzione del numero dei parlamentari. Essa comporterebbe anche un alleggerimento dei costi ma soprattutto una migliore selezione della classe dirigente. Nel corso della scorsa legislatura, su impulso della allora maggioranza di centrosinistra, la Commissione Affari Costituzionali della Camera approvò un pacchetto di riforme istituzionali che comprendeva anche la riduzione del numero dei parlamentari. Quell’impianto di riforme passò con il voto favorevole di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, ad eccezione di Forza Italia che si astenne. Purtroppo la caduta del governo Prodi interruppe quel percorso di riforme e l’attuale maggioranza di destra fino ad oggi lo ha abbandonato, nonostante il periodico richiamo a una stagione di riforme condivise che fino ad oggi si è rivelato del tutto propagandistico. Ancora una considerazione: il confronto con i parlamentari dei paesi europei. Occorre un approfondimento rigoroso. Non è sempre vero che i parlamentari italiani hanno trattamenti privilegiati. Ad esempio in alcuni paesi hanno in dotazione nella capitale, senza costi di affitto le case in cui risiedono durante lo svolgimento del loro mandato e questo non appare nelle loro indennità. Comunque noi del PD vogliamo realizzare una Maastricht dei costi della politica in Europa e su quelli elettorali.
Cara Giuliana, nel corso della manifestazione del 19 giugno il Partito Democratico illustrerà le sue proposte alternative. Esse poi verranno presentate in Parlamento come emendamenti alla manovra finanziaria. Il PD ritiene che si debba chiedere un contributo straordinario sui grandi capitali, sulle rendite finanziarie – ad eccezione dei Bot – e su tutti i redditi più alti ( a partire dal 90 mila euro), compresi dunque i parlamentari e i calciatori su cui qualcuno ha fatto dichiarazioni demagogiche e strumentali.
Occorre dare continuità ed efficacia alla lotta contro una scandalosa evasione fiscale pari a 120 mld di euro l’anno.
Bisogna, inoltre, intervenire per realizzare un risparmio nella pubblica amministrazione, non con tagli generalizzati e provvisori come ha deciso il governo, ma in maniera mirata e strutturale. Ad esempio: sulle spese correnti e non su istruzione e ricerca. Nel frattempo è necessario guardare anche allo sviluppo: dalla manovra finanziaria deve arrivare anche una azione di stimolo per rilanciare l’economia, alleggerendo le tasse sul lavoro e sulle imprese.
Infine voglio ribadire che trovo scandaloso che il governo non si impegni a far pagare i 98 miliardi di euro delle tasse dovute dalle società concessionarie delle slot machine.
Il Secolo XIX di Genova ha richiamato l’attenzione su questa incredibile vicenda.
Caro Matteo, penso che ciascuno debba rispondere solo del il proprio operato. Se la Democrazia Cristiana – il partito di maggioranza relativa e prima forza di governo negli anni in cui il nostro debito pubblico è aumentato fortemente, ma un ruolo da protagonista veniva svolto anche dal PSI di Bettino Craxi – ha commesso degli errori, di essi ne rispondono le persone che guidavano quel partito. Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli hanno iniziato la loro esperienza politica a livello nazionale in tempi più recenti e non possono essere accusati di scelte su cui non hanno inciso. Il senatore Rutelli, tra l’altro, viene da una storia politica diversa da quella della Democrazia Cristiana: viene dai radicali e poi dall’esperienza dei Verdi.
Quanto alle difficoltà che derivano dall’enorme debito che ha l’Italia, non c’è dubbio che sia un fardello pesante. Per pagare gli interessi che esso ci impone, ogni anno spendiamo tantissimi soldi che potrebbero essere utilizzati per gli investimenti e la riduzione delle tasse.
Diminuire il debito è possibile: bisogna tenere una rotta rigorosa e costante negli anni della nostra navigazione. Questo è quello che aveva iniziato a fare il governo Prodi e che la destra, invece, non ha fatto negli ultimi due anni. Con una seria lotta all’evasione fiscale, un rigoroso controllo della spesa e una riduzione di sprechi nella pubblica amministrazione si può alleggerire il debito e riportarlo a livelli più sopportabili entro qualche anno.
Caro Eversivo, penso che un confronto costruttivo si debba basare su considerazioni più approfondite e serie.
Noi del Partito Democratico vogliamo affrontare il tema delle indennità dei deputati e dei senatori. Abbiamo cominciato noi nel 2007, quando eravamo al governo. Ma andiamo oltre: solleviamo anche il tema dei doppi, a volte tripli incarichi. Anche laddove la legge lo consente, è opportuno che chi ricopre importanti incarichi istituzionali opti per uno solo di essi: non si può fare bene sia il sindaco che il parlamentare, per esempio. Inoltre personalmente sono per decidere che fin tanto che una persona ricopre incarichi istituzionali – parlamentare amministratore, membro del consiglio d’amministrazione di enti partecipati dallo Stato – non può ricevere la pensione, anche se ne abbia maturato il diritto.
Come dicevo prima a Giuliana, riteniamo che in tempi di crisi i sacrifici debbano essere chiesti per primi a chi ha un reddito più alto, non ai cittadini che, con un reddito medio-basso, si trovano già in difficoltà per arrivare a fine mese. Per questo proponiamo da più di un anno che si preveda un contributo di solidarietà da parte di chi ha un reddito lordo superiore a 90 mila euro annui. Questa asticella scatta a partire dai parlamentari, i ministri, ma riguarda anche quei cittadini che, quale che sia l’attività che svolgono, hanno un discreto benessere.
Inoltre, come dicevo a Carmelo, per far funzionare meglio il Parlamento e razionalizzarne i costi, un passo decisivo è la riduzione del numero del parlamentari. Lo proponiamo da molto tempo, abbiamo anche presentato delle proposte di legge nella attuale legislatura, ma la destra dà priorità ad altre cose.
Più in generale ritengo che l’attendibilità e la credibilità di chi si impegna in politica si debba basare su diversi elementi: il concreto lavoro nell’interesse del paese, la coerenza tra le promesse fatte e quanto realizzato da chi ricopre cariche di governo, la serietà nei comportamenti, l’ascolto dei problemi della gente attraverso l’impegno sul territorio.
È doveroso che gli elettori verifichino puntigliosamente il lavoro dei loro rappresentanti nelle istituzioni, non fermandosi agli aspetti cavalcati da qualcuno a fini propagandistici, né seguendo le correnti di un populismo, nemico della democrazia.
Caro Fabio, la ringrazio. Il blog è uno strumento in più, utile per avvicinare i responsabili politici ai cittadini. La presenza sul territorio, l’ascolto diretto dei problemi della gente restano un aspetto fondamentale. Ma le possibilità di contatto diretto aumentano con questo spazio informale, in cui si possono affrontare e approfondire tutti i temi più cruciali per il nostro paese.
È importante che chi scrive lo faccia in maniera seria, esprimendo liberamente le sue opinioni, portando i suoi contributi di merito. Il dialogo arricchisce chiunque vi prenda parte, a patto che ognuno porti un contributo nel rispetto delle diverse posizioni.
Cara Carolina, ha esposto molto bene la situazione. Fin da quando si è insediato, nonostante innumerevoli segnali e i dati ci dicevano che la crisi stava mettendo in ginocchio l’Italia, il governo ha negato che ci fosse una grava crisi economica.
La disoccupazione cresce ogni mese dal 2008 e per i giovani è più che un’emergenza; gli italiani spendono meno, perfino sui beni alimentari di prima necessità; migliaia di aziende hanno chiuso, altre versano in gravi difficoltà anche per le scarse possibilità di accesso al credito; il numero di persone in cassa integrazione è cresciuto in modo esponenziale; il calo del Pil ha testimoniato una forte recessione. Questi sono i dati che fotografano la situazione del nostro Paese. Il governo non ha fatto nulla per aiutare le persone con reddito medio-basso, le imprese in difficoltà, i disoccupati.
Il Partito Democratico ha sempre tenuto un atteggiamento responsabile, denunciando le colpe del governo e avanzando le sue proposte alternative.
Lo stesso facciamo adesso di fronte a questa manovra che colpisce chi già è più in sofferenza. Stiamo esponendo i motivi per cui la riteniamo sbagliata; presenteremo le nostre proposte di modifica per renderla più equa e efficace con interventi di tipo strutturale.
Dice bene lei Carolina, è nostro dovere lavorare per proporre agli italiani una alternativa di governo che offra soluzioni serie per un sviluppo nuovo dell’Italia.