L’acqua è di tutti, è essenziale e insostituibile. Per questo è un bene pubblico – insieme con le infrastrutture ad essa collegate – e deve essere garantito universalmente, con adeguati livelli di qualità e nel rispetto della sostenibilità ambientale, così da assicurarne la disponibilità e l’integrità a chi verrà dopo di noi.
L’acqua non è disponibile in quantità illimitata, per questo è indispensabile preservarla e si deve razionalizzare la sua gestione attraverso la cura del territorio, l’eliminazione degli sprechi e dell’utilizzo inappropriato. La dispersione di acqua in Italia è a livelli inaccettabili: questo testimonia quanto il sistema nel suo complesso sia stato trascurato e abbia bisogno di investimenti.
Occorre raggiungere la copertura totale del servizio di depurazione su tutto il territorio nazionale: oggi circa il 34% dell’utenza non è coperto. Sulla base di queste motivazioni il Partito Democratico ha contrastato l’approvazione delle norme contenute nel decreto dell’attuale governo, che spingono verso una privatizzazione forzata, togliendo ai Comuni la possibilità di decidere e portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende, spesso del tutto estranee ai territori. Gli obiettivi indispensabili per garantire un servizio equo, solidale, sostenibile e accessibile a tutti non sono raggiungibili con una privatizzazione che espropria i comuni di ogni potere decisionale. Si tratta della negazione di un servizio per molti cittadini.
Anche la gestione pubblica ha prodotto disservizi, sprechi e un eccesso di costi. Ma occorre lavorare consentendo di scegliere la gestione migliore, non imponendo lo spostamento obbligatorio verso il privato.
Il partito Democratico ha avanzato le sue proposte: si deve creare un sistema di regolamentazione delle acque pubbliche ordinato e fondato sulla gestione di ogni parte del circuito e sul presupposto del minimo delle tariffe col massimo dell’efficienza; elemento necessario è un quadro normativo chiaro e stabile che affidi alle Regioni il compito di organizzare il servizio idrico secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, con un ruolo fondamentale per Regioni e Comuni nelle scelte di affidamento del servizio; è fondamentale una forte regolazione pubblica, attraverso una autorità nazionale che consenta di definire standard di servizio, monitorare i risultati, applicare sanzioni e incentivare la qualità, l’efficienza e il risparmio; la gestione deve essere di tipo industriale per realizzare economie di scala, assicurare omogeneità qualitativa, garantire sicurezza degli approvvigionamenti ed efficienza nella depurazione; infine, si deve prevedere una tariffa sociale, per dare agevolazioni alle fasce di reddito più basse e ai nuclei familiari numerosi, e una tariffa che incentivi la parsimonia e scoraggi quindi i consumi elevati.
Su un bene primario come l’acqua non si possono operare risparmi ai danni dei cittadini e lo Stato non può delegare la responsabilità perché è suo dovere garantire un servizio sicuro, affidabile e disponibile per tutti.
Del resto già oggi, e ancor più domani, la disponibilità dell’acqua per tutti i popoli è messa a rischio: su di essa possono scatenarsi conflitti e nuove guerre.
E’ dunque un bene troppo prezioso e vitale per regalarlo al dominio di poteri privati.
L’Italia si appresta a privatizzare un bene primario come quello dell’acqua. A parte il fatto che alla
luce degli ultimi scandali una vaga idea di come potrebbe essere gestita questa privatizzazione viene in mente e fa accapponare la pelle. Ma a parte questo io vorrei sottolineare e informarla senatore Chiti dell’esempio della Francia: dal primo gennaio 2010 Parigi è tornata ad affidare al pubblico la gestione del servizio idrico, sia per quanto riguarda la produzione che la distribuzione. In poche parole dopo un tentativo di privatizzazione la Francia è tornata indietro, riaffidando a un organo pubblico la gestione dell’acqua, con trasparenza e garantendo a tutti l’accesso all’acqua.
Vi segnalo che i “puristi” dell’Idv hanno presentato un loro referendum anziché sostenere quello delle associazioni. Poi ci vengono a raccontare che sono i paladini dei diritti degli italiani. NOn sono forse speculatori che cavalcano temi sensibili per protagonismo politico?
Onorevole Chiti vado fuori tema ma il comportamento del sottosegretario Mantovano in seguito alla sentenza di appello sul g8 di genova io trovo sia indecente, e trovo altrettanto grave il fatto che il pd non abbia espresso alcuna indignazione contro l’ennesimo tentativo di delegittimazione della magistratura e delle sue legittime decisioni. Inoltre, cosa ancora più irresponsabile, il sottosegretario mantovano attacca i giudici senza nemmeno avere letto le motivazioni della sentenza.
e’ giusto contrastare la privatizzazione dell’acqua ma il referendum abrogativo come al solito non raggiungerà il quorum. Per questo è giusto che il pd proponga una petizione per regolare diversamente il settore. Cosa dirà la Lega sui minori poteri ai comuni?
Il PD, soprattutto a livello locale, è fortemente schierata contro la privatizzazione.
Compagno Chiti,
sono assolutamente d’accordo con te.
Spero che il nostro Partito Democratico oggi faccia sue queste tesi, ma soprattutto si ricordi di sostenerle anche quando sarà tornato al governo e, dunque, le potrà effettivamente mettere in pratica!
L’acqua deve tornare pubblica. Servirebbe una maggiore cultura dell’acqua, ci sono sprechi irresponsabili come se si trattasse di un bene inesauribile. Per non parlare dell’inquinamento!
L’acqua è un business per le multinazionali. Come dice Chiti nel mondo si fanno le guerre per l’acqua.
Per una volta facciamo vincere un referendum, la battaglia contro la privatizzazione dell’acqua è fondamentale.
Sarebbe anche una rivitalizzazione dei movimenti e dei partiti di sinistra, una vittoria di civiltà e lungimiranza.
ma perchè il pd non appoggia il referendum? onorevole, posso chiederglielo?
Sono d’accordo che il Pd debba appoggiare il referendum. Questo è un tema fondamentale, per il quale bisogna spendersi e lottare con il massimo impegno perchè le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Personalmente sono stufa dei tatticismni di questo partito, che non prende mai una posizione netta.
Il Pd ondeggia sempre tra il si e il no: serve più autorevolezza, non possiamo lasciare sempre tutto in mano a Di Pietro.
Caro Simone, io credo che il cuore del problema sia il ruolo forte che il pubblico, Regioni e comuni in particolare, devono avere nel controllo e nella regolamentazione. In Italia la proprietà dell’acqua e delle infrastrutture è e resta pubblica. Attraverso questa presenza forte, Regioni e Comuni potrebbero poi scegliere a chi affidare la gestione del servizio, sia esso anche un soggetto privato. Ma la presenza di una regolamentazione chiara e di una autorità forte garantirebbero il diritto di tutti all’accesso all’acqua, equo, sicuro e universale e il controllo delle tariffe.
Disporre uno spostamento obbligatorio ai privati della gestione e della distribuzione dell’acqua significa che da parte dello Stato c’è una rinuncia a un suo compito fondamentale: garantire a tutti un bene essenziale. E al tempo stesso c’è una invadenza delle competenze di Regioni e Autonomie Locali.
L’esempio della Francia dovrebbe essere un precedente illuminante per l’Italia: è miope ignorare il riscontro che hanno avuto i nostri vicini e che possiamo osservare facilmente.
Cara Francesca, più di una volta in passato ho criticato gli eccessi di protagonismo politico e il populismo dell’Italia dei Valori. Contro questa destra che sta facendo tanti danni all’Italia e agli italiani serve un’opposizione che proponga una alternativa di governo credibile, basata su una visione e delle proposte serie. Il facile populismo, la propaganda, la ricerca di continue differenziazioni nell’opposizione e soprattutto nei confronti del Pd, non servono a nulla se non a coltivare l’interesse particolare di quel partito e provare a raccogliere pochi punti percentuali in più di consenso. E’ la via più utile per la destra: le permette di continuare a vincere.
Premesso che il PD ha scelto di perseguire un’altra strada per vincere la battaglia in difesa dell’acqua pubblica, sono d’accordo con lei: se si sceglie di sostenere e promuovere il referendum, è giusto essere tutti uniti attorno a uno o più quesiti, coordinarsi per la raccolta delle firme e promuove insieme le ragioni per cui si chiede l’abolizione della legge.
Fate sentire con decisione all’Idv la vostra critica e la vostra protesta.
Caro Ambrosinus, io penso che il giudizio espresso dal sottosegretario Mantovano e da altri esponenti del governo e della maggioranza sia stato del tutto fuori luogo, sbagliato e irrispettoso verso l’autonomia della magistratura e verso le persone ferite alla scuola Diaz nel luglio del 2001. Le sentenze si rispettano, non si contestano senza, come tu dici giustamente, averne letto le motivazioni. Dice bene Mantovano quando osserva che sarà la sentenza della Cassazione ad assumere le decisioni definitive. Ma è del tutto inopportuno che un sottosegretario al ministero degli Interni entri nel merito di una vicenda giudiziaria ancora aperta. Quello della Diaz è stato un episodio drammatico, nel quale è stata usata violenza nei confronti di cittadini. E’ doveroso, in uno Stato di diritto, fare piena luce, individuarne le responsabilità.
E’ anche il modo per continuare ad avere piena fiducia negli organi dello Stato e nelle forze dell’ordine.
Caro Fabrizio, purtroppo lo strumento del referendum negli ultimi anni ha mostrato dei limiti. Resta uno strumento essenziale dei sistemi democratici ma, anche per via dell’abuso che ne è stato fatto in epoca recente, della frammentazione dei quesiti, ha perso la sua capacità di coinvolgere i cittadini.
Inoltre, nel caso della privatizzazione dell’acqua, noi ritentiamo che la principale forza di opposizione non debba limitarsi a contestate la legge approvata ma debba avanzare le sue proposte, perché con la sola abolizione non avremmo risolto tutti i problemi: il settore ha bisogno di una regolamentazione nuova che garantisca efficienza, equità e costi minori.
Anche in questo caso, come altre volte in precedenza, la Lega nord ha dimostrato di essere forte solo nella propaganda. Il decentramento di poteri verso il basso è da anni la loro bandiera e poi hanno votano con il resto della maggioranza un provvedimento come questo che sottrae ai comuni un importante potere decisionale sulla gestione e la distribuzione di un bene essenziale per i cittadini. L’autonomia e l’efficienza vanno perseguite coi fatti, non con la propaganda.
Caro Alessandro, le idee che ho esposto nel blog sono già tra le proposte del PD. Le nostre idee sull’acqua, sull’economia, sul lavoro, sul nuovo welfare, sulla giustizia, sull’istruzione saranno il cuore della nostra proposta di governo alternativa alla destra. L’Italia ha bisogno di un vero rilancio economico incentrato su uno sviluppo sostenibile. Per questo la green economy è una strada obbligata ma anche una grande opportunità: si calcola che dallo sviluppo del settore possano nascere fino a un milione di posti di lavoro.
Dobbiamo riportare l’etica e l’equità nel mercato del lavoro, garantire una giustizia più veloce e funzionale, senza minare l’indipendenza della magistratura come vuole la destra. Per dare un futuro migliore al nostro paese dobbiamo far crescere giovani preparati e consapevoli: questo significa investire sulla formazione, dare strumenti e supporto ai nostri insegnanti e garantire ai ragazzi percorsi formativi di qualità.
C’è molto da fare per risollevare l’Italia e il Partito Democratico si prepara a proporre una stagione di modernizzazione e rilancio.
Cara Maria, ha detto bene: sull’acqua – come su altri temi di grande importanza per la collettività – bisogna ritrovare una consapevolezza culturale. Si tratta di un bene indispensabile, fonte anche di drammatiche contrapposizioni tra popoli e stati, che merita rispetto. Dobbiamo ricordarci che le risorse naturali non sono eterne, è doveroso goderne utilizzandole in maniera sostenibile, garantendone l’integrità per tutte le popolazioni e per chi verrà dopo di noi. Gli sprechi e l’inquinamento portano alla distruzione, fermiamoci finché siamo in tempo e impariamo ad amare la nostra terra.
Caro Giovanni, il Partito Democratico non sostiene questo referendum per l’acqua pubblica. Non si tratta di un dissenso sul merito ma solo una diversa scelta di metodo. Riteniamo che non sia lo strumento più adatto perché pensiamo che su questo tema, oltre che la cancellazione della legge approvata dalla destra, serva una proposta organica che rimetta il settore in ordine e garantisca il servizio a tutti, con standard qualitativi certi. Inoltre io penso che in questi anni questo prezioso strumento di democrazia diretta sia stato troppo sfruttato indebolendone l’efficacia.
Ritengo, infine, sia giusto lasciare spazio alle battaglie di civiltà che vengono dalla società, dai movimenti. Noi garantiamo tutto il nostro impegno in Parlamento, anche con le proposte concrete.
La battaglia sull’accesso all’acqua è comune a tutti coloro che ritengono sia un bene primario da tutelare nell’interesse della collettività. Pertanto il PD guarda con simpatia al movimento referendario e la mia speranza è che i nostri percorsi possano incontrarsi in una vittoria comune: istituire un sistema di gestione e distribuzione dell’acqua che dia garanzie a tutti i cittadini.
Cara Carlotta, il Partito Democratico ha deciso di non impegnarsi nella strategia referendaria perché abbiamo constatato che negli ultimi 15 anni lo strumento del referendum non ha raggiunto gli obiettivi dei promotori e anzi, spesso, ha un effetto boomerang sulle scelte possibili. Inoltre il referendum ha un intento abrogativo, noi abbiamo intanto il dovere di avanzare delle proposte. Per questo il Pd si propone di raccogliere un milione di firme per un impianto di riforma che introduca un sistema di regolamentazione delle acque pubbliche, metta in ordine il sistema puntando all’obiettivo del minimo delle tariffe con la massima efficienza senza che questo rapporto sia lasciato alla soggettività del privato; riassetto delle infrastrutture; gestione di ogni singola parte del circuito.
La nostra impostazione tiene conto anche del fatto che in Italia la proprietà dell’acqua e delle infrastrutture relative è pubblica.
Questa è la nostra strategia ma naturalmente il Pd è vicino a tutti i movimenti che si impegnano contro questa impostazione distruttiva del governo, anche attraverso il referendum.
Cara Dilemma, è vero che in passato qualche volta i tatticismi hanno bloccato la nostra azione e affievolito il nostro consenso. Ma adesso ci stiamo impegnando tutti insieme per parlare dei problemi degli italiani e proporre soluzioni per rilanciare e modernizzare l’Italia. L’Assemblea Nazionale del 21 e 22 maggio è stato un passaggio importante: ci siamo confrontati in maniera costruttiva sulle priorità del nostro Paese e abbiamo approvato sei documenti su cui si baserà la nostra proposta di alternativa. Altri quattro verranno discussi e votati nella prossima Assemblea in programma in autunno.
Sull’acqua pubblica non abbiamo incertezze ma una posizione netta che è quella che ho esposto nel blog. La scelta di non sostenere il referendum – cosa che alcuni esponenti del partito hanno deciso di fare in qualità di singoli cittadini – è dettata da una valutazione strategica: noi siamo la principale forza di opposizione in Parlamento e ci candideremo a governare il Paese, per questo faremo le battaglie e le proposte in Parlamento con lo stesso spirito con cui i movimenti sostengono il referendum abrogativo contro questa legge con cui la destra ha voluto intraprendere la strada della privatizzazione forzata.
Come ho già detto in risposte precedenti, il referendum rischia di essere un’arma spuntata e insufficiente. D’altra parte siamo di fronte al tentativo di cavalcare populisticamente il tema proponendo un secondo referendum differente da quello dei movimenti, come ha fatto l’Italia dei Valori. Singoli esponenti del Pd hanno aderito alla campagna, guardiamo con grande simpatia ai movimenti spontanei sorti in tutto il Paese per l’acqua pubblica e il Pd metterà tutta la sua forza politica, organizzativa e di idee per difendere l’acqua come bene di tutti.