Il primo maggio quest’anno sarà la Festa del lavoro in un periodo di grande sofferenza. Negli ultimi mesi abbiamo analizzato i tanti dati che fotografano le difficoltà in cui versano i lavoratori e le aziende. Si tratta di numeri estremamente preoccupanti per tutti tranne che per il governo di destra che continua a sottovalutare la crisi.
In base alle stime dell’Istat, in Italia ci sono 395.000 occupati in meno rispetto a un anno prima (-1,7%), 428.000 in meno mettendo a confronto l’ultimo trimestre del 2008 con l’ultimo del 2009. Il nostro tasso di attività da noi è molto basso: 56,8%. L’Europa ci chiede di raggiungere il 75% tra la popolazione da 20 a 64 anni di età.
2 milioni 127 mila persone sono in cerca di occupazione, in crescita del 16,2 per cento (+297 mila unità) rispetto a febbraio dell’anno scorso. Alla fine del 2009 l’aumento rispetto a un anno prima era addirittura pari al 20,8% (+ 369.000). E’ doveroso riflettere sul fatto che in un anno tante persone in più siano in cerca di un posto di lavoro con cui dare stabilità alla propria vita.
Se il tasso di disoccupazione è cresciuto ancora fino a raggiungere l’8,8%, quello che allarma ancor di più è il dato relativo alla disoccupazione giovanile: il 27,7% dei nostri giovani non ha un lavoro, il 2,9% in più rispetto a marzo 2009. l’Italia arretra e i giovani – che dovrebbero essere i protagonisti del nostro cammino verso il futuro – stanno al palo.

Un altro dato allarmante per la salute della nostra società: le persone inattive tra i 15 e i 64 anni sono 14 milioni 933 mila, 251.000 in più nell’ultimo anno. Questo equivale a un tasso di inattività del 37,8%. Tra di essi ci sono tante persone che non si pongono il problema di cercare un lavoro o ne hanno uno irregolare. Si tratta di soggetti che vivono ai margini della nostra società o in condizioni inique dal punto di vista della retribuzione, delle tutele e dei diritti. E’ una situazione incompatibile con un paese che vuole crescere e progredire dal punto di vista economico, culturale, dei diritti di cittadinanza.

A tutto ciò bisogna aggiungere che il settore della grande e piccola distribuzione alimentare ha subito un calo superiore al 3% e le famiglie hanno visto diminuire il loro reddito disponibile del 2,8%. Il nostro è il paese, tra quelli avanzati, dove più forte è la disuguaglianza fra chi è ricco e chi è povero.
Le disuguaglianze sono oggi in Italia il problema più serio e grande, il macigno che rende ingiusto il paese e ne impedisce lo sviluppo.

La festa del primo maggio e’ l’occasione per ricordare tutto cio’ e per ribadire il diritto ad un lavoro di qualità o almeno dignitoso, che consenta di vivere in modo sereno. Non dimentichiamoci poi di un dramma che continua anno dopo anno ad essere in scena: le morti e gli incidenti sul lavoro. Sono ancora troppe persone che ne sono vittima, mentre svolgono la loro attività in condizioni di sicurezza precarie o addirittura nella illegalità. La legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere applicata, fatta rispettare col massimo rigore.

Per costruire uno sviluppo più giusto e equo è necessario far nascere una cultura nuova, che riaffermi la centralità e la dignità della persona, che attribuisca ai valori e alle regole che danno loro gambe concrete il compito di orientare l’economia.
Con questo auspicio, che è anche un impegno ispirato alla fiducia, contro ogni resa e rinuncia, rivolgo un saluto affettuoso a tutti i lavoratori, di tutte le età e di tutte le nazionalità.
Buon primo maggio.