Ore 18.28 – (Ansa) – Roma – Il presidente di turno dell’Assemblea del Senato, Vannino Chiti, ha commemorato la figura di Roberto Ruffilli, professore e senatore della Dc, assassinato iul 16 aprile del 1988 dalle Brigate Rosse. ”Commemorare Roberto Ruffilli significa – ha detto Chiti – rievocare l’altissimo
contributo dato al Paese da uno dei maggiori storici e studiosi italiani dello Stato e della politica”. Chiti ne ha ricordato gli approfondimenti sull’evoluzione dello Stato nell’Europa moderna e nel mondo contemporaneo, sulla trasformazione dei regimi democratici nel ventesimo secolo, con particolare
attenzione al cambiamento degli ordinamenti amministrativi e politici per un’Italia unita, alla formazione della Costituzione, alle riforme istituzionali.
“Al suo contributo teorico e insieme di pratica politica – ha aggiunto Chiti – si può guardare oggi con rinnovata attenzione per l’evidente attualità delle sue proposte e per l’alta visione che le nobilita nella grande tradizione del riformismo democratico cristiano.
Il vice presidente del Senato ha ricordato il percorso intellettuale e politico di Ruffilli, il suo ruolo di responsabile della Dc per le riforme per sottolinearne le intuizioni ”di straordinaria attualità”. “Penso innanzitutto – ha detto Chiti – al punto di partenza di ogni possibile modifica che egli vede nel Parlamento, il quale va a suo giudizio potenziato attraverso un riordino del bicameralismo, capace di eliminare le duplicazioni che rallentano il processo decisionale, pur mantenendo l’originaria struttura, voluta dal Costituente, di organo unitario ma distinto tra Camera e Senato”.
“E nel Senato – ha proseguito Chiti – egli continua a vedere le irrinunciabili radici della volontà popolare e dell’esercizio della funzione legislativa. La sua visione del Parlamento lo porta a sostenere il rafforzamento della funzione di controllo delle Camere e una maggiore chiarezza – forse oggi la potremmo intendere come separazione di competenza – nella condivisione del potere tra il legislativo e l’esecutivo. Più in generale, la lettura strategica delle riforme istituzionali coniuga l’esigenza di governabilità e stabilità con quella della indispensabile partecipazione dell’elettore all’esercizio del
potere”.
Roberto Ruffilli fu assassinato il 16 aprile 1988, a dieci anni dall’assassinio di Aldo Moro, pochi giorni dopo la formazione del nuovo governo De Mita, alla cui nascita aveva dato un diretto contributo. ”Il volantino delle Brigate rosse – ha ricordato Chiti – che annunciava il suo assassinio (i terroristi dicevano di averlo giustiziato) lo definiva ‘uno dei migliori quadri politici della Dc, l’uomo chiave del
rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, teso ad aprire una nuova fase costituente’. Questa la sua colpa per i terroristi”. Ruffilli va ricordato ”per tanti e profondi insegnamenti che sono sopravvissuti alla sua persona: e’ questa – ha concluso Chiti – la prova della grandezza dell’intellettuale e del politico”.