Il nostro diritto del lavoro, garantito da leggi approvate in pagine importanti della storia italiana, si applica soltanto a nove milioni e mezzo di lavoratori. Tra coloro che a vario titolo sono poco o per nulla tutelati ci sono un paio di milioni di lavoratori sottoposti a diverse forme di precariato. Alcune di esse si possono definire a pieno titolo “precariato fraudolento”.
La più nota è forse il finto contratto a progetto, che – secondo la legge – dovrebbe vincolare il lavoratore solo alla realizzazione di un progetto specifico con una scadenza temporale concordata tra le parti, senza i vincoli propri del lavoro subordinato. In realtà i lavoratori a progetto sono spesso giovani che entrano in un ufficio ogni mattina, sono impegnati per l’intera giornata lavorativa e svolgono mansioni legate all’attività aziendale quotidiana. Attività, come si vede, del tutto estranee a una prestazione dal contenuto prevalentemente personale e rivolta solo a un risultato finale, come è previsto da questa forma di lavoro flessibile.
Mentre i lavoratori a progetto possono usufruire – quanto meno – di un sistema minimo di tutele con riferimento alla gravidanza, alla malattia e agli infortuni –tutele introdotte dai governi di centrosinistra – altri stanno peggio. Si sta diffondendo rapidamente un diverso sistema vessatorio nei confronti dei lavoratori precari, anche in sostituzione del contratto a progetto: le cosiddette “finte partite Iva”, un sistema che riduce all’osso i costi per l’imprenditore e aggira in un sol colpo tutte le tutele del diritto del lavoro. Anziché assumere i lavoratori, alcune società li obbligano ad aprire una partita Iva e diventare lavoratori autonomi per stabilire con loro un rapporto di (presunta) consulenza.
Anche il loro lavoro quotidiano si configura di fatto come un vincolo di subordinazione a tempo pieno che, naturalmente, gli impedisce di prestare la loro consulenza ad altri committenti. Il tutto in cambio di un compenso di circa 15.000 euro all’anno, in media.
Si valuta che questi finti imprenditori di se stessi – in realtà precari tra i precari –siano in tutta Italia decine di migliaia. Per loro nessuna tutela in caso di maternità, di malattia o di infortuni e le ferie sono demandate al buon cuore dei capi ufficio e agli accordi verbali. Anzi, alcune di queste consulenze prevedono un compenso stabilito non su base mensile o annuale bensì quotidiana: per ogni giorno lavorato si prevede un onorario. Per i giorni in cui il lavoratore si assenta per malattia o per ferie, non è previsto alcun compenso economico. Si può comprendere facilmente come in questo modo i lavoratori siano “incentivati” a non ammalarsi o a fare meno ferie possibile, dovendo pagare di tasca propria questi “privilegi”. Questa formula, inoltre, consente all’imprenditore di lasciare a casa i lavoratori e richiamarli in piena libertà: basta una nuova lettera d’incarico per un periodo a piacimento.
E’ così che valorizziamo i nostri giovani lavoratori della conoscenza? Stiamo dando loro prospettive di crescita personale e professionale? No. Le persone che lavorano con impegno e serietà meritano rispetto, la giusta ricompensa e la possibilità di conquistarsi la stabilità, non queste forme di umiliazione.
Su questa strada il nostro paese arretra a livelli indegni di sfruttamento del lavoro. E’ qui che il Pd deve svolgere la sua azione, se vuole costruire ampi consensi, necessari a chi vuole cambiare la società.
L’Italia ha bisogno di una vera riforma del mercato del lavoro che coniughi la necessaria flessibilità con l’estensione dei diritti e delle tutele a tutti i lavoratori, che sappia premiare l’impegno e il merito. Non è più accettabile che chi lavora sia esposto a rischi e penalizzazioni mortificanti.
Il mondo del lavoro tutto quanto, a cominciare dai sindacati, deve sapersi unire per cancellare queste ingiustizie.
Lavoro irregolare? L’unica soluzione seria e sostanziale passa attraverso la semplificazione dei procedimenti amministrativi in materia di assunzione ed inizio attività e sopratutto, dall’alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese che assumono a tempo indeterminato. Finchè avremo aliquote fiscali così elevate sulle imposte sul reddito, l’elusione fiscale sarà lo sport più largamente praticato a livello nazionale.
Senatore Chiti vorrei un suo parere sul perchè il Presidente del Senato continua a sostituirsi al Capo dello Stato. Già tempo fa parlò di elezioni anticipate e ieri lo ha ribadito, cercando di fare la sponda a Berlusconi nel tentativo di far redimere le idee di Fini. Siamo stufi di questi comportamenti di parte. Non è ammissibile che il PResidente del Senato scavalchi le funzionio del Capo dello Stato.
Buonasera Senatore,
leggo sempre il suo blog anche se non ho mai commentato.
Questa volta lo faccio perchè l’articolo di questa settimana mi tocca da vicino.
Anni fa prima di laurearmi e di sposarmi per mantenermi gli studi ho lavorato
in Rai come pubblico in sala per diverse trasmissioni.
LA Rai per i figuranti (così si chiamano) non fa contratti di lavoro ma
ti obbliga ad aprire la partita iva, con tutte le spese che ne comportano, tra le quali
quella del commercialista che non è poco.
Tutto questo per ottenere un salario di natura veramente modesta.
Non esistono contratti di lavoro subordinati: se vuoi fare il figurante devi per forza
aprire la partita iva.
Per fortuna chi fa questo lavoro di solito è uno studente, oppure una casalinga.
Ma quello che voglio sottolineare è il metodo vergognoso che viene utilizzato.
Grazie per l’attenzione, invio un saluto a tutti.
Livia
Io dico solo una cosa: quando saremo un paese che punisce i furbi? questa è una cosa che si scopre facilmente e si potrebbe punire immediatamente
Senatore, fa bene a mettere in luce un fenomeno tanto scandaloso. Non ero a conoscenza di questa prassi delle partite iva e, soprattutto, non immaginavo fosse un fenomeno così diffuso! Queste cose vanno segnalate e approfondite ogni volta che si può! Questi sono argomenti di cui occuparsi ogni giorno.
Grazie
I precari non hanno solo il problema del mancato rinnovo del contratto ma anche del trattamento che ricevono. Sono continuamente sotto minaccia del mancato rinnovo, senza diritti. professionisti laureati e qualificati mortificati in questo modo!
Un tempo l’uso di questa furbata si limitava a professionisti che entravano in azienda. Essendo già titolari di partita iva se la tenevano e l’azienda li pagava come esterni facendoli lavorare come dipendenti. Ora questa vergogna è diventata scientifica. Posso confermare che è il boom del momento, per esperienza professionale lo vedo ogni giorno.
Visto che si tratta del mio settore lavorativo, voglio ricordare che a norma di legge non può essere richiesta l’apertura di una partita I.V.A. per rapporti di lavoro subordinati, e soprattutto con carattere d’esclusività. Ciò non significa, però, che non accada, come infatti sottolinea il senatore Chiti. Noi italiani siamo maestri a infrangere le regole oppure ad aggiustarcele a nostro piacimento o convenienza.
Caro Franz, io credo che quelle che propone lei siano soluzioni giuste. E’ indubbio che si possa lavorare sulla semplificazione delle procedure. Per quanto concerne l’aspetto tributario, il governo Prodi avviò concretamente un processo di riduzione del costo del lavoro che purtroppo si è poi interrotto con la crisi di governo e il cambio di maggioranza.
Nel corso di questi mesi di crisi il PD ha ribadito le sue proposte per aiutare il sistema delle imprese. Dovremmo essere più capaci di comunicare ai cittadini le nostre idee: il superamento degli Studi di Settore; il potenziamento del cosiddetto “forfettone” per i contribuenti minimi e l’introduzione di un’imposta sostitutiva per artigiani, commercianti e professionisti con fatturato fino a 70.000 euro; la riduzione al 10% della ritenuta d’acconto per i professionisti e la piena deducibilità delle spese per la formazione; le agevolazioni fiscali per le associazioni tra professionisti; il credito di imposta per le spese in ricerca e sviluppo delle imprese e per gli investimenti delle imprese nel Mezzogiorno.
Insieme a questo lavoro sul fronte fiscale, però, è indispensabile agire sul piano normativo per impedire che gli imprenditori furbi trovino nella legge l’escamotage per risparmiare denaro a scapito del lavoratore, dei suoi diritti e delle tutele che gli spettano.
Dobbiamo trovare una strada diversa da quella attuale, tale che renda la flessibilità una reale opportunità per i lavoratori e per le imprese.
Caro Ambrosinus, non credo che il Presidente Schifani intendesse sostituirsi al Presidente della Repubblica Napolitano. Il suo è stato un intervento di natura politica che io non ho condiviso nel merito, ma niente più. E’ il Presidente della Repubblica che verifica se esistano le condizioni per proseguire la legislatura oppure se siano necessarie le elezioni. Questo è ciò che prevede la Costituzione. Io, comunque, non credo che oggi siamo in questa fase. La destra è divisa: non è l’armata politica trionfante che la propaganda rappresenta e a cui troppo spesso anche noi finiamo per credere.
Né dobbiamo diventare “tifosi” per ciò che nella destra si fa.
Se il governo e la maggioranza hanno – come ad oggi è – i numeri per governare lo facciano, altrimenti dichiarino il loro fallimento.
Noi dobbiamo guardare alla crisi che colpisce gli italiani, impegnarci sulle difficoltà del mondo del lavoro, per creare le condizioni di un nuovo sviluppo, della riforma del fisco e delle istituzioni.
Di questo ha bisogno l’Italia.
Cara Livia, la ringrazio per l’attenzione costante e la invito a partecipare più spesso ai nostri dialoghi; sono sempre confronti utili e costruttivi.
La modalità operativa della Rai che lei ci illustra è diversa dai casi in cui l’apparente collaborazione esterna nasconde un rapporto di lavoro che nei fatti è subordinato. Il carattere saltuario della prestazione – immagino sia così nella maggior parte dei casi – può giustificare la stipula di un accordo meno vincolante. Naturalmente anche in questo caso non devono venire a mancare il rispetto e un compenso adeguato – a maggior ragione se si tratta del servizio pubblico televisivo – per chi offre la propria prestazione, anche tenendo in considerazione i costi che il lavoratore deve sostenere per gestire la partita Iva. Inoltre, trovo sbagliato che il tipo di regime fiscale o contrattuale venga imposto, più o meno esplicitamente. Esistono diversi strumenti ed è più corretto che si individui una soluzione che meglio possa conciliare le diverse esigenze.
Tanto più devono essere rigorosi una istituzione o un servizio “pubblico”.
Caro Francesco, hai ragione: il malcostume del precariato “fraudolento” è facilmente individuabile e punibile. Migliaia di finti lavoratori autonomi e falsi lavoratori a progetto tutti i giorni svolgono le loro mansioni in qualità di subordinati, entrando in ufficio a una certa ora della mattina e uscendo tutti a fine giornata. Gli ispettori del lavoro hanno gli strumenti per verificare il rispetto effettivo delle leggi. Dunque se queste violazioni di concretizzano ogni giorno da molto tempo e, anzi, risultano essere in espansione, c’è anche una carenza di controlli da parte dello Stato. Ma c’è anche una debolezza di questi lavoratori che spesso sono costretti a preferire questo “male” rispetto a quello ancora più grande del non lavoro. Occorrerebbe essere uniti: sarebbe necessaria una capacità nuova del Sindacato di organizzarli. E’ indispensabile l’impegno della politica: noi del Pd voglio dire.
Inoltre, nel rispetto della dignità e dell’impegno dei lavoratori è doveroso fare riforme che introducano innovazioni nel mercato del lavoro, creando un sistema che garantisca diritti e opportunità, anche attraverso una formazione non episodica, non scorciatoie per furbi e penalizzazioni per la categoria più debole, cioè i precari.
Cara Simona, questo fenomeno è in rapida diffusione in questi anni. Diverse inchieste rivelano che le “false partite Iva” stanno parzialmente sostituendo i finti contratti a progetto. Purtroppo però non è ancora possibile stabilire quanti siano questi finti autonomi che lavorano nelle aziende. Secondo le stime si tratta almeno di alcune decine di migliaia di lavoratori. Al momento il dato certo riguarda l’impennata del numero di partite Iva aperte in questi ultimi anni e l’altrettanto notevole crescita di iscritti alla gestione separata dell’Inps (quella riservata ai lavoratori atipici). Già nel 2007, gli autonomi che non risultavano iscritti ad albi professionali, ma alla gestione separata dell’Inps erano 250.000, 30.000 in più dell’anno precedente. Tutto lascia intendere che oggi questi numeri siano molto cresciuti.
Ha ragione nel dire che sono questi gli argomenti di cui occuparsi ogni giorno. Devono occuparsene le istituzioni, i sindacati, la politica – per dare risposte concrete – e anche i cittadini. E’ importante che essi siano consapevoli delle criticità e delle ingiustizie con cui conviviamo ogni giorno.
Caro Emanuele, questo è proprio uno degli aspetti cruciali più ingiusti e negativi del precariato. Non è accettabile che questi lavoratori debbano essere in posizione svantaggiata sotto tutti gli aspetti: della retribuzione, dei diritti e anche della condizione psicologica. Se la flessibilità da opportunità di inserimento diventa una vessazione protratta nel tempo, ecco che ci troviamo di fronte al precariato, che non vogliamo, e ad una sua traduzione così iniqua che non può appartenere ad un paese avanzato. Dobbiamo impedire che i contratti a termine e le varie forme di falsa collaborazione saltuaria siano la condizione permanente di tanti lavoratori. Devono ritornare ad essere delle opportunità di lavoro temporaneo e formativo, oppure degli strumenti per consentire ai liberi professionisti di assommare diverse committenze. La realtà invece è che i precari sono lavoratori a cui le imprese chiedono tutto e danno pochissimo, tenendoli in scacco e quindi umiliandone le capacità, l’impegno e le legittime aspirazioni.
Il lavoro è il tema prioritario di questi anni non solo perché sono sempre di più i disoccupati, ma anche perché dopo le tante conquiste del passato, è urgente una nuova fase di riforme in tema di diritti e tutele del lavoro.
Il diritto al lavoro e la sua qualità sono decisivi per ogni paese che aspiri ad avere un futuro degno e non a rimpiangere il passato.
Caro Peppe, la ringrazio per la testimonianza. E’ molto interessante ascoltare i riscontri di chi vive e osserva una realtà direttamente.
Come sottolineavo in precedenza, è profondamente ingiusta questa imposizione esercitata sui lavoratori. Obbligarli ad fingersi autonomi e a rinunciare in un sol colpo alle ferie pagate, all’indennità di malattia, alla maternità, ai benefit che spettano ai dipendenti per poter lavorare in una azienda, è una ingiustizia e una umiliazione che calpesta la dignità della persona.
Se, come dice lei, questa condotta è il boom del momento dobbiamo domandarci se le istituzioni stiano facendo tutto il possibile per impedire queste forme di illegalità e per tutelare i lavoratori. Io dico di no. Queste forme di sfruttamento del lavoro sono figlie di una ideologia del mercato che ha messo da parte la centralità della persona e dunque dei lavoratori. La logica del profitto e della riduzione dei costi guida quelle aziende che operano risparmi sulla pelle di chi lavora ma così facendo quelle aziende non saranno competitive, non punteranno su innovazione e sulla professionalità del loro personale: perderanno colpi e li faranno perdere all’Italia.
Attraverso regole nuove e, più in generale, attraverso politiche diverse, dobbiamo ricondurre la nostra economia e la nostra società sulla strada dei valori, del rispetto della persona, del lavoro. Questa è la sfida che abbiamo davanti e il Partito Democratico vuole vincerla con una proposta di governo alternativa a quella della destra che ci governa. Del resto la destra negli anni passati è stata ovunque paladina di quella ricetta neo-liberista che ha portato il mondo alla crisi di oggi.
Caro Morpheus, fai bene a sottolineare una cosa che dovrebbe essere scontata: imporre l’apertura della partita Iva a un lavoratore cui si chiede una prestazione di lavoro subordinato è evidentemente illegale, dal momento che si tratta di due regimi lavorativi molto diversi. Come sottolinei tu giustamente, il carattere di esclusività è uno degli elementi che caratterizza la differenza tra i due regimi. Probabilmente le aziende non pretendono esplicitamente questa esclusività che però si impone in via di fatto, dal momento che i lavoratori impiegano l’intera giornata al servizio dell’azienda e quindi sono impossibilitati a occuparsi di altre committenze, se non a scapito del poco tempo libero che rimane loro. Quella che così emerge è una situazione diffusa di non rispetto delle leggi, di ingiustizia e di sfruttamento.
Tu dici che noi italiani siamo maestri nell’infrangere o “aggiustare” le regole: io dico che quando ci si accorge che le regole lasciano spazio a queste evidenti violazioni occorre cambiarle, in ogni caso – sempre – è indispensabile fare controlli efficaci. E’ passato già troppo tempo da quando si è reso evidente il fatto che queste regole del mercato del lavoro non funzionano e creiano gravi discriminazioni.
Il problema è che la destra sta diffondendo nella società e nelle istituzioni la cultura dell’aggiramento delle regole, del non rispetto di leggi che tutelino il lavoro.
La sinistra e gli stessi sindacati a volte restano “spiazzati”, altre volte si occupano di temi non concreti né prioritari.
Siamo noi anche a dover cambiare registro e con i fatti.
Onorevole Chiti,
Il mondo del lavoro in Italia e’ diventato una giungla dove merito ,competenze, qualifiche professionali passano in secondo piano rispetto alle raccomandazioni e la disponibilita’ a “zerbinarsi” .
Solo qui da noi in Italia, tra i paesi cosidetti civili, flessibilita’ e riduzione del costo lavoro hanno perso il loro significato positivo per diventare sinonimi di sfruttamento, precariato , ricatto quotidiano per milioni di giovani e ora anche per padri e madri di famiglia .
Oltre all’ evidente ingiustizia sociale e economica, (quanto ancora si puo’ tollerare lavoratori di seria A e serie B spesso impiegati nelle stelle ditte ?), le posso assicurare che di mobbing,
frustrazione e umiliazione quotidiana ci si ammmala.
Sarebbe ora di passare all’ azione e farsi promotori di un referendum per una legge che cambi profondamente questo stato di cose .
Cordiali Saluti
Senatore Chito o Chiti o come ti chiaimi…avrei un’idea brillante!!
AUMENTIAMO I CONTRIBUTI SUI COCOPRO E PARTITE IVA E MANDIAMO IN PENSIONE GLI STATALI A 50 ANNI!!!CHE DICE SENATORE?DOVE SI PRENDEREBBERO PIU’ VOTI?
AH DIMENTICAVO…
CONOSCE MICA TALE TIZIANO TREU, SIGNORE FORTEMENTE SOSPETTATO DI AVER INIZIATO IL MASSACRO DELLA MIA GENERAZIONE (PERALTRO SPARITO ULTIMAMENTE)?
Mi chiedo come mai se lascio la mia auto parcheggiata male, puntualmente quando torno trovo la multa, se si supera il limite massimo di velocità si viene quasi automaticamente sanzionati, mentre se si assume in nero oppure se si fa lavorare una persona con la p.iva nonostante sia a tutti gli effetti lavoratore subordinato la si fa con tutta probabilità franca??
Vogliamo parlare del funzioanmento degli studi professionali?Tutti collaboratori a partita iva ma a lavoro alle ore 9.00 ogni giorno perchè si deve aprire l’ufficio e fuori alle 18.00 …..se ti va bene.
Perchè se poi ti lamenti perchè sei uscito alle 9.00 di sera per finire un lavoro ti dicono che non ti devi lamentare perchè sei “libero professionista”. Mmmah! Io sono architetto, lavoro negli studi da ormai 5 anni, faccio tutto ciò che fa un architetto e pure le cose che dovrebbe fare una segretaria. Di fatto faccio la lavoratrice dipendendente, ho un orario non proprio flessibile (per andare dal dentista devo chiedere il “permesso”….) e il mio datore di lavoro risparmia un bel po’ perchè ha due figure professionali al costo di una…..ma intanto i contributi ad Inarcassa sono io a pagarli, mica lui.
Per lo meno se in agosto voglio fare 10 gg di vacanza (in un anno)posso fatturare il mese per intero ma è solo per il “buon cuore” del capo. Era peggio quando avevo un contratto a progetto……: se volevo fare 10 gg di ferie l’anno questi mi venivano anticipatamente detratti. Se me lo avessero detto quando mi sono iscritta all’università che sarei incappata in tutte queste belle forme di sfruttamento legalizzato una volta laureata, non ci avrei creduto!!!Ingenua….
Vorrei andare all’estero, da molto tempo ho questa voglia… ma sono preoccupata per i miei genitori, che rimarrebbero soli in questo paeste stra-burocratizzato e inefficiente: temo che rimangano indifesi di fronte ai problemi dell’età avanzata, che non possano cavarsela da soli.
Vorrei davvero tanto lasciare il paese. Lavorare qui è diventato un incubo quotidiano. Mi sono già fatta curare per oltre due anni da una depressione dovuta alla frenesia del precariato e all’impossibilità di realizzare quello che vorrei… e che potrei fare altrove. Ormai escludo di poter mettere al mondo figli… Gli anni sono passati e sono ormai “fuori termine”. Grazie Italia! Grazie! (Ironicamente, ovviemente)
Anch’io sono un possessore di partita iva e di fatto da quasi 5 anni sono un precario super sfruttato.
Tutto comincia con il colloquio, ti viene detto che le università sfornano solo somari e che quindi ti meriti di essere sottopagato. Il datore di lavoro dice che i neolaureati rappresentano una zavorra e che facciamo perdere tempo. A seguire ti dicono che per loro sei idoneo ma devi aprire una partita iva…con tutto quello che ne comporta.
Nel mio caso ben presto mi ritrovo a fare praticamente il consulente a quelli che mi avevano dato dell’ignorante, visto le loro scarse competenze. Inoltre spesso mi ritrovo a svolgere il mio lavoro in modo peggiore di come lo svolgerei io, per mancanza di tempo e di strumenti.
Con quello che guadagno non riesco neppure a provvedere al mio sostentamento, come posso pensare di farmi una famiglia?
La politica e i tecnici devono mettere mano al mondo delle false partite iva, abolendole.
Caro Angelino, è proprio vero: alcune riforme che avrebbero dovuto migliorare il nostro mercato del lavoro si sono trasformate in una piaga sociale. E’ vero che di ingiustizie sul lavoro ci si ammala, non c’è dubbio e le cronache quotidiane lo confermano. Il lavoro delle prossime settimane sarà molto importante per una riforma giusta e incisiva per far ripartire l’Italia.
Caro Massimo, la certezza del rispetto delle regole è un principio basilare per un paese democratico che funzioni bene. Comprendo perfettamente i suoi interrogativi. Con il cambio di governo avvenuto abbiamo intrapreso la strada per risollevarci e riportare le regole al centro del nostro sistema sociale. Come sa, la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali è nell’agenda delle prossime settimane. Mi auguro che da un confronto serio e reale emerga una riforma organica che garantisca tutti i lavoratori e permetta di poter colpire ogni forma di abuso. Il pd farà la sua parte, a partire delle sue proposte già presentate in Parlamento, per far sì che la riforma vada incontro alle esigenze reali e urgenti dei lavoratori.
Cara Kia, la ringrazio sinceramente per la sua testimonianza che riporta l’esperienza di tanti giovani come lei. Questi racconti sono la dimostrazione che nel nostro mercato del lavoro si annidano ingiustizie che vengono perpretrate ogni giorno ai danni di migliaia di cittadini. Sono queste le priorità da affrontare, non quelle di cui si occupava il governo Berlusconi.
Cara Silvia, desidero manifestarle la mia vicinanza sincera. La sua testimonianza è toccante e significativa. Le auguro di poter realizzare in futuro i suoi sogni. Per far sì che lei e tanti altri italiani possano dirsi fieri di vivere nel loro paese abbiamo bisogno di un lungo lavoro. Il governo Monti costituisce l’inizio di questo percorso. Siamo determinati a impegnarci al massimo per far sì che la stagione della ricostruzione prosegua a lungo e porti risultati che migliorino la vita di tutti noi.
All’amico che si firma al3dp dico che anche la sua esperienza è un contributo significativo per comprendere realmente e dal di dentro la realtà delle finte partite iva e i disagi che vivono quotidianamente. Per questo la ringrazio sinceramente
Ci sono anche finte assunzioni magari di un giorno o un mese con paghe misere utilizzate da alcune aziende per vincere gare di appalto in virtu di competenze di queste persone che vanno a sommarsi a quelle di altri collaboratori della stessa azienda. Lavoratori che spesso sono quotidianamente dal cliente.
L’azienda quindi in questione può trovarsi con 500 dipendenti ma la sede è un ufficio con una scrivania e una sedia, dove magari non lavora nessuno, forse ci si può trovare la segretaria di turno che fa i colloqui di selezione: chi sarà il pollo del mese?