Il dato più importante che emerge da queste elezioni regionali è l’astensionismo: l’8% in meno di votanti è un numero molto significativo. E’ un problema serio per la nostra democrazia e, diversamente da quanto accaduto in Francia, il fenomeno non ha colpito solo la destra che governa, ma anche l’opposizione di centrosinistra. Tutti dobbiamo analizzare i motivi di questa disaffezione dei cittadini, a prescindere dai rispettivi ruoli e dai risultati conseguiti in queste elezioni. Mi auguro che alla doverosa riflessione non si sottraggano il Pdl e il suo leader Berlusconi che hanno contribuito ad una campagna elettorale basata sulla contrapposizione e la rissa. Il Pd si è impegnato perché i temi concreti – legati alla crisi, al lavoro, alle competenze delle Regioni, alle condizioni di vita degli italiani – fossero centrali. Parlare delle vere priorità deve continuare a essere la nostra strada, più di prima. Una causa importante dell’astensionismo è infatti la sfiducia che si è generata tra i cittadini, nelle famiglie, nelle imprese a seguito dell’incalzare della crisi e della insufficienza delle risposte. Il Partito Democratico deve saper recuperare un consenso vasto tra gli italiani, costruendo una proposta forte, concreta, alternativa per il lavoro, lo sviluppo, un nuovo welfare. Dobbiamo dimostrare, coi fatti, di essere il riferimento politico del mondo del lavoro, di tutti quelli che ogni giorno si confrontano con il disagio imposto dalla crisi, con il rischio di arretrare nel benessere conquistato con anni di sacrifici. In ogni caso il Pd ha mostrato di esserci. E’ stata sfatata la teoria secondo cui ormai il Pd sarebbe stato un partito relegato nel centro Italia. No, il Pd è una forza nazionale in grado di realizzare alleanze e proposte di governo credibili.
Da queste elezioni regionali emerge anche un altro dato significativo: la radicalizzazione nelle coalizioni. La Lega è diventata il partito di riferimento nel nord Italia. I rapporti di forza nel centrodestra cambiano sensibilmente e con essi cambia il ruolo della Lega Nord: da molti anni si presenta come il partito che fa gli interessi veri della gente, che si batte per le riforme, per il federalismo ma poi fa parte di un governo che si dedica a varare decreti legge ad personam, senza produrre misure serie ed efficaci per il lavoro, le piccole imprese – il  motore dell’Italia – né per le Regioni e le Autonomie locali. Su questa strada il federalismo resta una parola vuota, o addirittura scade a misera propaganda.
Gli italiani ci hanno mandato un messaggio chiaro: la politica si occupi di loro, dei loro problemi e delle loro priorità. Ne dobbiamo tener conto, tutti. Chi governa cominci, finalmente, a varare provvedimenti utili e si impegni seriamente per le riforme necessarie a rilanciare l’Italia. Si costruisca, attraverso un confronto limpido con noi, un piano anti-crisi. Noi, come opposizione, dobbiamo avanzare le nostre proposte e, se la maggioranza intende veramente muoversi sulla strada delle riforme istituzionali, economiche, sociali, essere pronti a confrontarsi, a dire i nostri sì e i nostri no. In ogni caso a incalzarla, rappresentando gli ideali e le posizioni del mondo dei lavori, di tutti quei cittadini che non hanno paura a rimboccarsi le maniche e a impegnarsi per il bene del Paese.

P.S. A tutti con amicizia auguro una Buona Pasqua.