Sabato scorso un operaio di Bergamo si è suicidato a causa della depressione dopo aver perso il lavoro. Poche ore dopo Papa Benedetto XVI ha sentito il dovere di lanciare un appello generale al «senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori e governanti», incoraggiando «a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie». Sono parole molto importanti, un richiamo affinché si intervenga per fermare un’emergenza drammatica che, mentre il governo di destra continua a negarla, si consuma ogni giorno con nuovi, pesanti risvolti. Le cronache quotidiane riferiscono, da tutta Italia, di manifestazioni di lavoratori disperati, vertenze in tante aziende, migliaia di posti a rischio di cassa integrazione o licenziamento: dall’Alcoa in Sardegna a Termini Imerese in Sicilia, dall’Eutelia che opera in quattro diverse regioni, sino alle dodici sedi della Phonemedia, un caso Eutelia due. Anch’essa infatti era un’azienda in salute, con un buon portafoglio di commesse, vittima solo della speculazione distruttiva della società Omega che l’ha rilevata e poi abbandonata, con i lavoratori che si trovano da mesi senza stipendi e senza tutele sociali dato che non sono né licenziati né in cassa integrazione. La condotta scellerata è testimoniata anche dal fatto che Omega ha rifiutato un sostegno economico messo a disposizione dalla Regione Puglia.

Il Partito Democratico ha presentato un emendamento al decreto milleproroghe: un fondo statale di garanzia per anticipare i crediti ai lavoratori in caso di insolvenza di imprese che non sono fallite. La maggioranza sia responsabile e approvi questo provvedimento.
Cosa fanno invece governo e maggioranza? Occupano il Parlamento con leggi sul legittimo impedimento (del premier), sulla estinzione del processo (un provvedimento cieco e pericoloso) e pensano al tempo stesso di costituzionalizzare il lodo Alfano. Queste sono le priorità della destra, mentre in Italia il diritto al lavoro e a una vita dignitosa viene calpestato ogni giorno. Il governo per mesi ci ha raccontato che la crisi era solo psicologica e poi che era superata, ormai un ricordo. Dopo il monito del Papa, invece, il ministro Sacconi è intervenuto per invitare le aziende a una maggiore responsabilità sociale a tutela dell’occupazione, aggiungendo che è compito delle istituzioni «scoraggiare i licenziamenti, mettere a disposizione ammortizzatori sociali e contratti di solidarietà» e che «grazie a queste risorse è stato possibile mantenere collegati al lavoro circa un milione di persone». La verità invece è molto diversa: la disoccupazione è arrivata all’ 8,5%, se si aggiungono i cassintegrati si supera il 10%. I disoccupati in Italia sono più di 2 milioni, 57.000 in più rispetto allo scorso novembre, 400.000 in più di un anno fa.

Il primo a doversi assumere la responsabilità di affrontare l’emergenza è il governo, che invece ignora la questione lavoro da un anno e mezzo ed è latitante nelle parole e ancora più nei fatti. Il Pd chiede che il Parlamento si occupi immediatamente della questione lavoro: si apra un confronto sulle politiche messe in campo finora e sulle scelte prioritarie da domani. Servono provvedimenti immediati, concreti e la capacità di avviare un nuovo sviluppo, fondato sulla capacità di valorizzare l’ambiente. Lo Stato deve far sentire la sua vicinanza ai lavoratori e la sua autorevolezza e credibilità al mondo delle imprese.