Stoccolma 12 dicembre 2009

Cari colleghi,
un anno fa, a Parigi, concludevamo i nostri lavori con l’auspicio che il Trattato di Lisbona venisse ratificato da tutti ed entrasse in vigore. Il nostro augurio si è infine realizzato. Esprimo sincero apprezzamento per il ruolo svolto dalla Presidenza dell’Unione Europea per le fasi della sua prima attuazione.
Quest’anno la nostra conferenza si svolge in una fase fondamentale nell’evoluzione del ruolo dei nostri Parlamenti all’interno dell’Unione. Le importanti modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona per quanto attiene alla partecipazione dei Parlamenti nazionali alla formazione della legislazione europea e al rafforzamento della cooperazione interparlamentare impongono infatti una riflessione comune, che ci consenta di individuare, linee d’azione condivise, forme di coordinamento e scambi delle migliori esperienze.
Per quanto si riferisce alla partecipazione dei nostri Parlamenti alla formazione della legislazione europea, il  non breve processo di preparazione a Lisbona ci ha già fatto compiere passi concreti nella collaborazione con le istituzioni dell’Unione: l’avvio del sito IPEX, su impulso di questa Conferenza; il rodaggio sulla sussidiarietà in ambito COSAC, l’efficacia della procedura Barroso e del dialogo tra i nostri Parlamenti e la Commissione europea, e la regolarizzazione de facto delle riunioni tra i nostri rappresentanti permanenti a Bruxelles garantiscono già oggi un flusso costante e qualificato di informazioni, che potrà essere facilmente rafforzato e ulteriormente qualificato, ricorrendo agli strumenti esistenti.
Per quanto si riferisce invece alla cooperazione interparlamentare, le innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona e la introduzione della figura di presidente del Consiglio Europeo e dell’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza richiedono un miglior coordinamento tra parlamenti nazionali e Parlamento europeo e ad una razionalizzazione delle sedi di incontro e dei temi da affrontare insieme. Un ruolo fondamentale di impulso e di riflessione dovrebbe essere esercitato proprio dalla Conferenza dei Presidenti, in quanto luogo nel quale sono rappresentati, ai massimi livelli, i Parlamenti coinvolti nella programmazione delle attività parlamentari comuni.
Accanto a una migliore programmazione, bisogna rafforzare altri elementi che garantirebbero continuità e visibilità alla cooperazione interparlamentare: mi riferisco soprattutto all’opportunità di prevedere forme di resocontazione delle riunioni, e l’adozione su base regolare di conclusioni scritte o dichiarazioni finali.
Per quanto si riferisce ai compiti specifici dei vari Parlamenti, il Regolamento del Senato disciplina l’esame dei progetti di atti normativi dell’Unione europea con l’articolo 144, che prevede la possibile adozione di atti d’indirizzo al Governo. A partire dal 2006 si è consolidata la prassi di inserire nei documenti approvati, oltre alle osservazioni sul merito della proposta legislativa dell’Unione, anche un paragrafo dedicato al controllo della sussidiarietà e della proporzionalità.
La Presidenza del Senato procederà all’assegnazione dei progetti di atti legislativi dell’Unione alle Commissioni competenti per materia in sede primaria e alla Commissione per le politiche europee in sede consultiva, con l’indicazione di termini finali per entrambi gli esami. Se la Commissione di merito non si esprimerà entro 15 giorni dalla data in cui ha ricevuto il parere, si applicherà il “potere sostitutivo” della Commissione politiche europee, che pertanto potrà interloquire direttamente con le istituzioni europee.
Non v’è dubbio, infine, che il tema del controllo e della sorveglianza parlamentare sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia richieda una riflessione più approfondita. In proposito la Commissione politiche dell’Unione europea del Senato italiano, nel suo parere sul Programma di Stoccolma, ha auspicato  l’istituzione di un meccanismo di cooperazione permanente tra Parlamenti nazionali e Parlamento europeo: una richiesta in linea con quanto ipotizzato dallo stesso Parlamento europeo nella sua risoluzione dello scorso 25 novembre, che propone la creazione di un forum di rappresentanti permanenti a livello politico che si riuniscano due volte l’anno e condividano uno spazio di lavoro comune. Si tratta di una ipotesi di grande interesse, che potrebbe estendersi anche al controllo parlamentare nel settore, particolarmente delicato e complesso, della politica estera e di difesa, e sulla quale vale la pena di proseguire il confronto per arrivare alla Conferenza ordinaria del maggio 2010  con soluzioni condivise.