Sabato 28 novembre 2009 – ore 10.00. Firenze – Palazzo Vecchio – Sala della Miniatura

Quando si ricorda la figura di persone come Orazio Barbieri si compie un viaggio nella memoria del nostro Paese, si rievocano momenti e passaggi tanto drammatici quanto significativi e importanti per tutto quello che è venuto dopo: la libertà e la democrazia in cui oggi viviamo tutti noi italiani sono il frutto dello sforzo e dell’impegno personale di chi, come Orazio, ha combattuto in prima persona contro la barbarie e la crudeltà della dittatura nazi-fascista. Dei tanti partigiani, delle donne e degli uomini che si sono spesi in prima persona per riportare l’Italia a vivere in clima di pace e democrazia.
A Orazio Barbieri mi legano affetto e ricordi personali. Più volte ho avuto il piacere e l’onore di confrontarmi con lui; ricordo la festa che gli organizzammo alla Regione per festeggiate i suoi 90 anni.
Ricordo anche la grande partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e cittadini comuni per l’ultimo saluto che Firenze gli tributò dopo la morte. Una partecipazione spontanea e doverosa per un uomo verso cui Firenze, la Toscana e tutta l’Italia devono nutrire sincera riconoscenza. La Resistenza, a Firenze, come nel resto d’Italia, è un fatto di popolo, che ha coinvolto milioni di persone e che ancora ben presente nelle menti dei cittadini.
Della Resistenza a Firenze mi piace evocare il coraggio che hanno avuto i tanti cittadini che combatterono per liberare se stessi e le generazioni future dall’oppressione del regime.

Orazio Barbieri ha dedicato la sua vita all’interesse della collettività, come partigiano, come politico – prima e dopo l’esperienza nella Resistenza – e infine come storico e scrittore, impegnato a raccontare con passione e senso di responsabilità i fatti di cui è stato testimone nella sua lunga vita.

Quello di Barbieri fu un impegno civile di ampio respiro, che spaziò dalla guida del Comune di Scandicci all’incarico di consigliere provinciale di Firenze e di Parlamentare della Repubblica con il Partito Comunista per le prime tre legislature, fino alla collaborazione con ‘L’Unità’ e ‘Rinascita’ e, infine, la partecipazione alla fondazione dell’ Associazione Ricreativa Culturale Italiana. Fondando l’ARCI Orazio e altre persone che si impegnavano per il progresso sociale seppero cogliere le nuove esigenze che si ponevano con la rapida trasformazione economico-sociale degli anni 50 e seppero comprendere l’importanza delle nuove possibilità ricreative cui potevano dedicarsi i lavoratori nel loro tempo libero.

La sua attività politica nelle fila del Partito Comunista gli costò grosse sofferenze già dai primi anni: un arresto nel 1927, una condanna a un anno di detenzione nel 1930. L’impegno diretto in politica deve essere sempre inteso come una vocazione personale verso il lavoro per la collettività. Merita particolare gratitudine chi, come Orazio Barbieri, compì questa scelta in anni in cui chi faceva politica al di fuori del regime fascista rischiava in prima persona gravi conseguenze.
Della sua esperienza parlamentare mi piace ricordare innanzi tutto la partecipazione alla stesura di un progetto di legge sul Servizio Sanitario Nazionale, il cui contenuto è poi stato largamente ripreso nella legge istitutiva del ministro Mariotti.
Barbieri, nel corso del suo lungo lavoro dentro il Parlamento italiano, si spese molto per la causa delle categorie svantaggiate e della Toscana. Cito, in ordine sparso, proposte di legge per il riconoscimento della funzione civica e sociale delle associazioni di donatori di sangue; per agevolazioni sugli immobili dei sodalizi aventi fini ricreativi e culturali; per istituire un’inchiesta parlamentare sulla situazione degli ospedali e case di cura in Italia; per la concessione di una pensione di Stato ai ciechi civili. A proposito della condizione dei non vedenti in quegli anni, nella relazione d’accompagnamento alla proposta di legge, Barbieri scriveva: «L’Italia, accanto alla gloria ammirata del suo senso civico passato e dei suoi monumenti, non deve conservare questa piaga dolorante, che se sarà ancora fonte di dolore per i ciechi sarà anche motivo di vergogna per i vedenti». Concludendo un intervento in Aula disse: « non si tratta di un problema di pietà ma di solidarietà umana».
Per la Toscana, la sua terra, Barbieri presentò, tra le altre, proposte di legge per provvedimenti a favore delle popolazioni e dei comuni della Toscana colpiti dalle alluvioni; per il miglioramento degli impianti idrici della città di Firenze; per la sistemazione dell’archivio di Stato di Firenze e restauri alla Galleria degli Uffizi.
Voglio qui citare altre parole del Barbieri politico dedicate alla soluzione dei problemi della sua città; illustrando la proposta di legge che intendeva valorizzare l’Archivio di Stato di Firenze e la Galleria degli Uffizi, Orazio scriveva: «non soltanto i parlamentari di Firenze, ma il Parlamento nazionale e il governo hanno il dovere di provvedere alla conservazione e alla cure degli insigni monumenti, delle incomparabili opere d’arte del grande passato della città di Firenze, passato che appartiene alla storia e alla civiltà d’Italia”.

Allora come oggi, purtroppo, le dinamiche del mercato ponevano in grosse difficoltà alcune aziende che per molto tempo avevano dato lavoro a migliaia di persone, distinguendosi come brillanti esempi produttivi. In una interpellanza parlamentare del 1952, Barbieri sollevava così il problema del comparto del vetro: «si sappia, come noi sappiamo, che cosa è stata l’industria del vetro per la nostra provincia e per tutta la Toscana, quali siano le sue origini e la sua passata prosperità, come essa abbia tradizioni lontane che risalgono al periodo dell’impero romano ed a quello del medioevo, fin quando i maestri di Firenze e della Toscana si irradiarono per tutta l’Europa ad insegnare ed a sviluppare queste industrie».

Orazio Barbieri da partigiano, militò nel movimento clandestino antifascista e fu membro della delegazione toscana delle Brigate Garibaldi.
Penso che un episodio in particolare possa fungere da esempio del coraggio che egli seppe profondere nella lotta per la liberazione e la libertà; è legato ai primi giorni dell’agosto del 1944, quando, a Firenze, le truppe naziste fecero crollare tutti i ponti sull’ Arno. Barbieri, insieme ad un esponente del Partito D’Azione, riuscì a passare l’Arno attraverso il Corridoio Vasariano potendo così mettere in contatto le truppe alleate con il CLN. Questa storica vicenda Barbieri ce la racconta direttamente nel libro ‘Ponti sull’Arno. La Resistenza a Firenze’. Un libro che porta dentro di sé la Firenze partigiana, le sensazioni, le sofferenze che patirono i fiorentini in quelle drammatiche pagine della nostra storia. Una trascrizione in parole della volontà della gente, coma ha detto lo stesso autore. Una testimonianza diretta che Ferruccio Pardo così commentò: «…cronaca attenta e meticolosa, in gran parte sorretta dalla diretta conoscenza degli uomini e dalla partecipazione ai fatti…L’interesse e la qualità dell’informazione, la coscienza dello scrittore danno a questo libro un alto valore di fonte storica».
Nel suo libro un passo in particolare testimonia l’amore di Barbieri per Firenze. Raccontando la devastazione di Firenze visibile da Palazzo Vecchio in quei giorni di agosto del 1944, egli scrive: «Uno spettacolo di desolazione…Firenze prostrata, dolorante, fumante d’incendi. E la striscia dell’Arno che taglia nel centro la città non è più attraversata dai ponti, dai suoi vecchi cari ponti. Sono tutti crollati, accasciati sul letto del fiume. Restano soltanto i monconi dei piloni, e cumuli di macerie che emergono dall’acqua…Un lento fumo alimentato dal caldo e da un leggero vento si leva dalle macerie, dai mobili delle case distrutte e in fiamme. La città è muta, come morta».

Questa di Orazio Barbieri è una delle tante storie che si intrecciano con quella collettiva della Resistenza, di cui costituiscono anche una chiave di lettura.
Mai come nella grande battaglia di Liberazione dall’oppressione nazifascista è stato così forte il rapporto tra storie personali e storie collettive.
Chi prese parte alla Resistenza compì una profonda scelta morale. Decise di stare dalla parte della patria, quella vera e di tutti, colpita, umiliata e devastata dalla dittatura fascista e dalla guerra.
Fu la scelta di chi volle impegnarsi per liberare l’Italia e l’Europa dalle dittature e dal nazifascismo.

Le gesta e i pensieri di questi eroi sono idealmente e concretamente confluiti nello spirito della Carta fondamentale della Repubblica, che della Resistenza è figlia e testimone. I principi cardine che animarono le lotte partigiane sono diventati patrimonio comune su cui si è fondata la Costituzione italiana, un albero rigoglioso di cui la Resistenza rappresenta la sua radice irrinunciabile.

La dedizione di Orazio Barbieri per l’interesse collettivo lo ha portato a lasciarci con due atti di grande generosità: grazie alla sua donazione, oggi l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana si avvale del suo archivio personale e il Comune di Firenze ha il privilegio di conservare la sua biblioteca, composta da 3500 volumi.
Rimane questo l’ultimo atto di generosità della storia di un uomo speciale.