Consegna delle Onorificenze “Al Merito della Repubblica Italiana” a dieci cittadini della Provincia di Pistoia e  delle “Medaglie d’Onore” a due ex deportati ed internati nei lager nazisti durante la
II Guerra Mondiale
Venerdì 27 novembre 2009, ore 11.00, sala Maggiore del Comune di Pistoia
Signor Sindaco, Signor Prefetto, signori rappresentanti della Provincia e dei Comuni; autorità civili e militari, delle Associazioni combattentistiche e della Resistenza.

Sono onorato di partecipare alla cerimonia di consegna delle Onorificenze “Al Merito della Repubblica Italiana” a dieci conterranei che si sono distinti per i loro meriti nello sviluppo e nel progresso della collettività e delle “Medaglie d’Onore” a due persone che hanno vissuto e superato la terribile esperienza della deportazione nei lager nazisti.

E’ giusto e doveroso riconoscere il contributo di chi ha profuso particolare impegno nella propria occupazione e missione di vita, apportando, per questo, un significativo contributo all’esistenza e al progresso della collettività.
Attribuire le Medaglie d’Onore a chi è stato deportato e internato nei campi di concentramento e sterminio costituisce invece un segno di rispetto e vicinanza che tutti noi dobbiamo verso queste persone e un contributo profondo alla memoria; questi drammatici fatti che hanno insanguinato la storia dell’umanità nel secolo scorso non devono mai essere accantonati e devono servire sempre da monito perché simili atrocità non si ripetano mai più.

L’articolo 1 della nostra Costituzione, la Carta fondamentale dei diritti e dei doveri di tutti gli italiani, afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, il che vuol dire che il diritto e il dovere di svolgere un lavoro sono la base sociale ed economica condivisa, sulla quale si costruisce il benessere di tutti. Il lavoro pertanto assume, dal 1948, il ruolo di contraente fondamentale del patto costituzionale ed il principale titolo di dignità del cittadino.
Nella società moderna e complessa in cui viviamo il lavoro è un collante importantissimo per l’integrazione, per la realizzazione della persona nella collettività; è lo strumento principe con cui ognuno di noi partecipa al bene comune.
A tal proposito, l’articolo 4 prescrive che tutti devono fare operosamente la propria parte, ciascuno nei modi e in proporzione alle proprie capacità e attitudini e che è dovere della Repubblica riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Nel nostro testo costituzionale la parte dei principi fondamentali, tra i quali il lavoro, non sembra scritta più di 60 anni fa, come in realtà è. La sua eccezionale attualità la rende ancora oggi un punto di riferimento per la strada che dobbiamo percorrere.
Il lavoro cambia a grande velocità e i diritti conquistati spesso non sono al passo con le nuovo forme di organizzazione e con le esigenze della vita fuori dalla produzione, del tempo per la famiglia e per l’arricchimento personale.
Per questo motivo è urgente riformare il nostro welfare, dando vita a un sistema strutturato sulle uguaglianze e le opportunità, che abbia tra i suoi riferimenti principali la persona.
E’ ancora la Costituzione a ricordarcelo all’articolo 3: «E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
Per dare dignità e rispetto alla persona è altrettanto urgente agire per rendere efficaci i controlli sul lavoro e ricostruire una cultura della sicurezza, come più volte ci ha esortato a fare il nostro Presidente, Giorgio Napolitano.
Salari, sviluppo, dignità della persona e lotta alla precarietà sono le nostre priorità. Non dobbiamo chiudere gli occhi quando vengono calpestati i diritti dei lavoratori, il diritto di ognuno ad avere una vita stabile e sicura, messo in discussione quando la flessibilità del lavoro si trasforma nella precarietà totale. Il diritto ad avere una vita dignitosa. Occorre mettere al primo posto la questione dei salari, troppo bassi nel nostro Paese. Siamo tornati a forme di povertà e di disagio che non conoscevamo da molto tempo. Capita anche che ci siano lavoratori costretti a vendere la propria forza lavoro a giornata, nei campi, come accade agli immigrati, nei lavori stagionali.
La Carta fondamentale individua per lo Stato un compito essenziale per dare piena attuazione al contenuto degli articoli 1 e 4: all’articolo 35, infatti, stabilisce che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni e cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.
La Costituzione è anche la carta delle pari opportunità, in particolare a tutela della donna lavoratrice, una categoria purtroppo troppo spesso posta in posizione di netto svantaggio: l’articolo 37 prevede una tutela particolare per le donne lavoratrici, stabilendo che siano riconosciuti loro gli stessi diritti e le stesse retribuzioni che spettano agli uomini e riconosce alle donne la garanzia di poter svolgere pienamente il loro ruolo di madre all’interno della famiglia durante una parte della gravidanza e anche dopo.
La Carta Costituzionale pone principi guida, obiettivi fondamentali che devono essere conseguiti. E’ il nostro faro, il nostro punto di arrivo. Con essa l’Italia ha progredito come mai nella sua storia.

Quello che oggi noi stiamo facendo qui, con questa cerimonia di consegna delle Onorificenze “Al Merito della Repubblica Italiana” a dieci cittadini della Provincia di Pistoia e delle “Medaglie d’Onore” a due ex deportati ed internati nei lager nazisti durante la II Guerra Mondiale è rendere omaggio all’opera dei nostri conterranei ma è anche rinnovare una memoria di avvenimenti che hanno segnato profondamente la nostra storia e la nostra coscienza civile. Perché, se è vero che la memoria e la narrazione possono contribuire a cementare una comunità, è nostro dovere ricordare e raccontare gli avvenimenti che costituiscono le radici della nostra libertà e del nostro progresso, per rinnovarli a noi stessi e per farli conoscere alle giovani generazioni, in modo da trasmettere loro quel patrimonio di valori su cui sono fondate la nostra Costituzione e la nostra Repubblica, la nostra democrazia.
C’è una bellissima frase che un grande padre della Costituzione, Piero Calamandrei, scrisse rivolgendosi ai giovani italiani: «Dietro ogni articolo della Costituzione voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perchè lì è nata la nostra Costituzione».
La Costituzione che unisce gli italiani, è inseparabile dalla Resistenza, come un albero dalle sue radici. Calamandrei ce lo ricorda. Mai dobbiamo smarrire questa verità. Non per dividere; per unire il nostro popolo. Per contribuire a non cadere mai più nella barbarie, nella notte dei totalitarismi, in ideologie – come quella nazista e fascista – fondate sulla sopraffazione, sul disprezzo dei diritti della persona umana.
Per tutto questo, oggi, qui, ho il privilegio di consegnare le “Medaglie d’Onore” al Sig. Ilio GIULIANI e al Sig. Bruno BIONDI che furono deportati ed internati nei lager nazisti durante la II Guerra Mondiale e pagarono in prima persona l’altissimo prezzo di quegli anni ostili e bui, e per quel loro sacrificio vogliamo essere loro riconoscenti.
Il tributo di sangue in quel tempo fu altissimo.
Dei circa 40.000 civili deportati, per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne tornarono solo 4.000. Gli ebrei deportati nei lager furono più di 10.000. Furono 40.000 i soldati che morirono nei lager nazisti, deportati dopo l’8 settembre e che rifiutarono le periodiche richieste di entrare nei reparti della Repubblica Sociale Italiana in cambio della liberazione.
Si stima che in Italia nel periodo tra l’8 settembre 1943 e l’aprile 1945 sia la Wehrmacht che le SS e le forze della RSI compirono più di 400 stragi, per un totale di circa 15.000 caduti tra partigiani, simpatizzanti per la resistenza, ebrei e cittadini comuni, civili innocenti, donne e bambini.
La Toscana è stata uno dei territori maggiormente colpiti: le stragi nazi-fasciste, concentrate soprattutto tra l’aprile e l’agosto del 1944, furono più di 280, i comuni interessati 83, e i morti tra i civili furono circa 4.500.
Noi, tutti noi, siamo in debito con quelle persone, e lo saremo per sempre, generazione dopo generazione.
È nostro compito, nostro dovere fare in modo che i valori per cui hanno dato la vita vivano non solo nella lettera della Costituzione, ma nella pratica concreta, nella vita normale  di ogni giorno.
Dobbiamo impegnarci per costruire il mondo che loro avevano immaginato.
In altre parole, l’unico modo che abbiamo per onorare il loro sacrificio è fare sì che la Costituzione non sia mai lettera morta, ma sempre più lettera viva. Il valore civile che rappresenta deve poter vivere e risuonare nelle azioni quotidiane di ogni cittadino, nessuno escluso.
Ogni volta che partecipo a celebrazioni come questa, che ho l’occasione di confrontarmi con il sacrificio più grande, quello della vita offerta affinché altri potessero continuare a vivere, crescere e prosperare finalmente in un futuro più libero, giusto e luminoso – un futuro da lasciare in eredità ai propri figli, ai propri fratelli, ai propri cari, agli italiani – ogni volta che mi soffermo a pensare alla generosità e all’esempio di chi è morto per tutto questo, ogni volta sento un sentimento di profonda partecipazione, di infinita gratitudine.

Oggi è anche una occasione speciale per salutare il Prefetto Dott. Antonio Recchioni che lascerà l’Amministrazione dell’Interno alla fine del mese. Il Dott. Recchioni ha prestato la sua opera qui a Pistoia dal 2005. La sua attività a garanzia del corretto svolgimento delle consultazioni elettorali; la sua responsabilità per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica; la sua gestione delle emergenze nel caso di incidenti e calamità naturali; la sua supervisione nell’assistenza e nel supporto ai lavoratori stranieri, per il disbrigo delle pratiche di prima assunzione, di ricongiungimento familiare e di conversione del permesso di soggiorno; la sua collaborazione con gli Enti Locali e il controllo messo in atto per garantire la trasparenza della loro attività, sono sempre stati svolti con profonda dedizione e senso del dovere. A lui va la mia gratitudine personale e quella delle istituzioni che qui rappresento per una lunga carriera – che qui a Pistoia si conclude per limiti d’età –compiuta sempre a servizio dello Stato e del Paese.