La settimana scorsa la Camera ha approvato una mozione del Partito Democratico che impegna il governo a varare alcune importanti misure per il lavoro nel sud d’Italia. L’emergenza occupazionale, che affligge tutta l’Italia, al sud è ancor più drammatica: si vede dai dati, peggiori di quelli nazionali, anche per le condizioni di partenza più sfavorevoli. Uno studio della Banca d’Italia (‘La mobilità del lavoro in Italia: nuove evidenze sulle dinamiche migratorie’) registra un’impennata del flusso migratorio dei giovani laureati del sud. Inoltre, l’occupazione è ai minimi storici e una famiglia su tre è al di sotto della soglia di povertà alimentare.
Di fronte a questo quadro il governo è rimasto immobile, mettendo in campo solo provvedimenti blandi o di natura caritatevole – come la social card – dall’impatto minimo e limitato a periodi circoscritti. Per di più sono stati dirottati verso altre destinazioni, spesso addirittura verso la spesa corrente, circa 30 miliardi di euro dai fondi FAS, risorse europee destinate esclusivamente al sostegno delle aree sottosviluppate. La mozione del Pd approvata alla Camera impegna il governo al ripristino di queste risorse per finalizzarle al rilancio del settore produttivo meridionale, a ristabilire il credito d’imposta – uno strumento utile, varato dal centrosinistra, che la destra ha abolito –  e ad attuare un piano-occupazione da 450 milioni per incentivare l’assunzione a tempo indeterminato di almeno 100.000 giovani nel settore privato. E’ un piano di semplice e immediata attuazione e dal costo limitato: prevede il finanziamento di uno stage semestrale per il lavoratore e un successivo incentivo di 3000 euro per l’azienda che intende procedere all’assunzione.
Il lavoro è la vera emergenza nazionale, lo diciamo ormai da tanto tempo. Al sud come al nord le piccole e medie imprese chiudono o lottano quotidianamente con enormi difficoltà, tra cui quella del difficile accesso al credito.
L’Istat a inizio gennaio ha reso noto che nel novembre scorso l’occupazione è diminuita di 389.000 unità rispetto a un anno prima, di 44.000 rispetto al solo mese di ottobre. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,3% – il più altro dall’aprile 2004 – 2,2 punti in più rispetto a dodici mesi fa. Infine, secondo uno studio della Banca d’Italia, se ai disoccupati si aggiungono i cassintegrati e le persone che hanno smesso di cercare lavoro e quindi sono fuori dai conteggi ufficiali, la quota di lavoratori non impiegati ha già superato il 10%.
L’Italia si trova in una situazione allarmante: dovrebbe essere compito del governo e della sua maggioranza agire con provvedimenti forti per far fronte a questa crisi e porre le basi per uno sviluppo nuovo, sostenibile e duraturo. Invece la destra impone al Parlamento di affrontare, ancora una volta, i casi giudiziari del Presidente del Consiglio, così da evitargli i processi. I disoccupati e chi non ha lavoro possono aspettare. Il Pd si è impegnato, in Parlamento e nel Paese: continuerà a farlo incalzando la destra e inchiodandola alle sue responsabilità.