L’aggressione subita domenica scorsa dal Presidente Berlusconi rappresenta un episodio molto grave. Nessuna incertezza: è da condannare senza se e senza ma. La violenza è nemica della politica, della civiltà e della democrazia.
E’ grave che alcuni non siano chiari e netti nella condanna: altrettanto è grave che, su sponde opposte, si tenti di strumentalizzare questo atto ignobile e vigliacco per santificare tutte le scelte politiche e di governo.
E’ indispensabile che, non a parole, tutti ci adoperiamo per abbassare i toni, far prevalere – anche nel confronto più deciso – il rispetto per le persone, così come ha chiesto il Presidente Napolitano.
Fatta questa premessa, voglio parlare della conferenza di Copenhagen che oggi chiude i suoi lavori. Prima di salutarci per le festività natalizie torniamo a parlare di green economy.
Non è qualcosa di astratto: riguarda il nostro presente, uno sviluppo nuovo, la ricerca, la creazione di posti di lavoro.
L’Italia può diventare un paese leader nel settore. Invece nella Finanziaria 2010 non esiste alcun provvedimento che la favorisca e finora il governo di destra ha solo tagliato risorse.
Invece l’economia verde rappresenta una duplice opportunità: possiamo contribuire a salvaguardare la qualità della vita e la salute nelle nostre città, dando così un futuro al nostro pianeta; rilanciare, come ho detto, l’occupazione. Il Partito Democratico stima che si possano creare 1 milione di posti di lavoro in 5 anni dando il via alla conversione ecologica nell’edilizia, nei trasporti, nell’industria, nella ricerca e produzione di energia. Su quest’ultimo settore in particolare le risorse naturali – il sole, l’eolico, la geotermia – ci rendono altamente competitivi.
Occorre innanzi tutto finanziare la ricerca sulle energie rinnovabili. In alcuni campi si possono conseguire risultati importanti in pochi anni: migliorare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati, creare cicli dei rifiuti efficaci, convertire il nostro parco di auto e bus. E’ alla nostra portata una piccola rivoluzione ecologica nelle nostre città: avere mezzi pubblici elettrici o a metano. Penso sia un dovere del Governo centrale, delle Regioni e delle autonomie locali fare i primi passi e al tempo stesso chiedere con decisione ai privati di impegnarsi allo stesso modo. Con il sostegno delle risorse pubbliche si possono liberare le nostre città dall’inquinamento e dalla paralisi del traffico privato. Provate a guardare, quando siete bloccati nelle strade, il numero di persone presenti in ogni auto: fate un calcolo su quanto del nostro tempo distruggiamo così, sull’inquinamento che contribuiamo a determinare e sui costi, per ognuno do noi, della benzina. E’ il caso di continuare e di avvelenare il tempo libero che potremo avere a disposizione o si deve saper cambiare? Io non ho dubbi.
A me pare che noi ci stiamo adoperando abbastanza ad abbassare i toni senatore Chiti, a parte la gaffe della Bindi che poi ha comunque rettificato la sua dichiarazione infelice. Ma qualcuno dovrebbe avvisare l’onorevole Cicchitto che continua a spargere Benzina. Perchè tutti se la prendono con Di Pietro e nessuno con Cicchitto e company ?
Senatore buongiorno. Sono d’accordo che sono vergnose le strumentalizzazioni sull’aggressione a Berlusconi. Però dobbiamo chiarire un fatto ovvero che sia prima con gli attacchi a magistrati, corte costituzionale e presidente della repubblica, sia dopo con le accuse a repubblica e a Anno Zero, mi pare che le responsaabilità stiano solo dalla parte delle destra. Giusto abbassare i toni, giusto rivolgere l’appello a tutte le forze politiche, però sappiamo bene chi negli ultimi mesi ha inquinato la politica di questo paese.
che delusione copenhagen, veramente una disdetta! sono curioso di sapere se Obama ha dovuto cedere di fronte all’egoismo dei cinesi e di altri o se anche lui non ha fatto il massimo. resta il fatto che così non si va molto lontano
Sono una militante di legambiente e sono veramente delusa e rattristata. Riponevo grandi speraranze in Obama ma mi sento di dire che ha un bel po’ di responsabilità. Al mondo servono accordi vincolanti ma ancor prima il mondo chiede che siano i grandi a dare l’esempio. Abbiamo divorato risorse ai poveri per decenni e ancora non sappiamo voltare pagina! vergogna!
Concordo con Dilemma! Perchè non si può dire che il clima lo avvelena Anno zero e travaglio quando berlusconi in questi mesi ha inveito contro tutto e tutti. La verità è che con la scusa del dialogo e dell’abbassare i toni si vuole tappare la bocca al legittimo dissenso. Nessuno vuole la violenza ma vogliamo poter essere liberi di non essere d’accordo.
Al Senatore Chiti e ai ragazzi del blog i migliori auguri di buon Natale e per un felice 2010!
Cari Lorenzo, Dilemma e Controsenso, in quello che dite c’è del vero: tra le fila dell’attuale maggioranza troppo spesso si sono usati toni non solo di forte contenuto polemico ma di mancanza di rispetto verso persone e istituzioni. Non si può certo affermare che la responsabilità del clima teso e della delegittimazione dell’avversario sia addossabile esclusivamente o principalmente all’opposizione. Come dice Dilemma lo stesso Presidente del Consiglio si è spesso rivolto alle opposizioni e agli organi costituzionali di garanzia con accuse e toni inaccettabili.
Con il ricorso ai decreti legge e con il porre la fiducia anche quando non era necessario, governo e maggioranza hanno annullato un confronto serio in Parlamento con le opposizioni. Dunque: nessuno può scagliare la prima pietra; tutti debbono impegnarsi a costruire un clima più costruttivo; la maggioranza su questo ha un dovere e un ruolo fondamentali.
Lorenzo, l’intervento dell’On. Cicchitto a proposito del grave episodio che ha coinvolto il Presidente Berlusconi, non ha certamente contribuito a rasserenare gli animi. E’ stato criticato con severità anche da non pochi deputati del centrodestra.
Adesso, come ho detto, è comunque per tutti il momento di riflettere e di tenere comportamenti diversi, in Parlamento e fuori. Gli italiani si trovano ad affrontare una crisi profonda che ha colpito tutto il mondo e fa ora avvertire – e ci accompagnerà per diversi mesi se non anni – le sue presenti ricadute sociali; abbiamo tanti altri problemi da affrontare e chi ha responsabilità politiche deve dimostrare serietà, responsabilità e spirito di collaborazione pur nel rispetto dei rispettivi ruoli. E’ innanzi tutto indispensabile che si eviti di fare politica in modo populistico e propagandistico. E’ come seminare vento: come è risaputo si può poi raccogliere solo tempesta. L’Italia, i cittadini italiani, non ne hanno davvero bisogno.
Aggiungo un’osservazione in riferimento a quanto detto da Dilemma e Controsenso su alcuni organi d’informazione: per fortuna viviamo in un paese in cui vige la libertà d’espressione e di stampa. Purtroppo però spesso la critica viene mal tollerata e alcuni giornali o trasmissioni televisive vengono fatte oggetto di campagne di denigrazione e anche di tentativi di ‘oscuramento’. Sono comportamenti non accettabili: si può non condividere il contenuto e anche lo stile di alcune trasmissioni, ma la libertà di esprimere critiche – entro i limiti del rispetto – è un elemento essenziale della democrazia. Certo il pluralismo, la misura, il rigore devono essere assicurati: sempre. Nelle trasmissioni di carattere politico come nei tg. E – perché spesso avviene, senza grande attenzione e controllo – nelle stesse trasmissioni di intrattenimento.
Rispondo a Matteo e ‘Green per davvero’. La conferenza di Copenhagen si è chiusa con una diffusa delusione tra tutti coloro che sperano si possa intervenire concretamente per salvaguardare il nostro pianeta. Certamente ci si aspettava qualcosa di più. Un accordo privo di vincoli e sanzioni rischia di rimanere inattuato o rispettato da alcuni e non da altri. Come sottolinea ‘Green per davvero’ sono le decisioni operative non gli auspici a dare garanzie immediate. Ora non ci arrendiamo: il bicchiere è pieno solo per un terzo? Prima però era praticamente vuoto. Lavoriamo tutti, impegniamoci tutti perché nel 2010 il bicchiere sia ben più efficacemente riempito.
Entrambi esprimete critiche o dubbi sull’operato di Barak Obama. Io penso che il Presidente degli Stati Uniti abbia dimostrato più volte di avere a cuore il tema dell’ambiente e di voler imprimere una svolta significativa nel modo in cui gli Stati Uniti e tutta la comunità mondiale trattano la salute della Terra. Il problema è che deve poter avere il consenso di Camera e Senato: negli Usa il Parlamento conta ed è autonomo rispetto al potere esecutivo. E deve far assumere le responsabilità che competono loro a Cina, India, Brasile, Sudafrica.
Purtroppo, caro Matteo, in queste trattative incidono diversi elementi, per primi gli interessi politici ed economici di tanti paesi. I nuovi colossi, come Cina e India, che difendono il loro recente e velocissimo sviluppo. Sbagliano perché se non sostenibile, la crescita si rovescerà anche – e forse per prima – nei confronti delle loro popolazioni. In ogni caso la loro posizione è determinante dal momento che, insieme agli Stati Uniti, sono responsabili di circa la metà delle emissioni mondiali. Bisogna comprendere che questi paesi conoscono lo sviluppo e i suoi benefici solo da pochi anni. Il compito della comunità internazionale adesso è quello di guidare questi paesi verso uno sviluppo sostenibile, meno invasivo dal punto di vista dell’inquinamento. Come finora invece è stato e come purtroppo hanno fatto i paesi più industrializzati, come osserva ‘Green per davvero’.
Ma lo ripeto: oltre ai limiti sottolineiamo i primi pur timidi segnali positivi. Ad esempio riguardo a Obama e agli Stati Uniti è un elemento positivo il fatto che questa volta siano stati presenti e protagonisti alla conferenza di Copenhagen. Non fu così per il protocollo di Kyoto, sul cui fallimento pesa certamente la posizione dell’amministrazione Bush che non volle aderire a quell’accordo. Forse senza il grande impegno di Obama non si sarebbe giunti nemmeno all’accordo insufficiente che stiamo commentando. Gli Usa hanno abbandonato il precedente unilateralismo.
Facendo riferimento a quanto scrive ‘Green per davvero’ , voglio ribadire come da questo punto di vista sia significativo che gli Stati Uniti anziché assenti, si siano impegnati in prima persona in un ruolo di mediazione.
L’accordo di Copenhagen prevede un aiuto economico da parte delle nazioni più avanzate per aiutare i paesi in via di sviluppo ad acquisire tecnologie pulite. Fermarsi a questo livello di impegno sarebbe senza dubbio una sconfitta pesante per le future generazioni e per l’avvenire del nostro pianeta. Quello di Copenaghen è un approdo insufficiente. E’ del tutto evidente che si devono fare altri passi avanti significativi: già entro il 2020 serve che siano stati attuati interventi forti sui sistemi industriali, sull’utilizzo di energia rinnovabile. E questi impegni occorre che siano assunti in modo vincolante entro il prossimo anno. Ma confidiamo che Copenhagen sia stato un punto di partenza e soprattutto sulla capacità di noi tutti di rafforzare e fare divenire vincente una coscienza ecologica che non è rifiuto dello sviluppo, ma impegno per uno sviluppo diverso. Questa strada è possibile. E’ alla nostra portata.
Grazie Morpheus e auguri anche a te per un felice Natale e per il nuovo anno. Il blog riprenderà l’attività subito dopo la pausa natalizia. Ti aspetto per confrontarci ancora sui prossimi temi.