Il caso dell’ex Eutelia, oggi Agile, è un paradosso che spiega in maniera limpida a quali conseguenze ci ha portato il modello di liberismo selvaggio su cui si è basato lo sviluppo capitalistico mondiale degli ultimi 15 anni.
Si tratta di un’azienda che funziona, ha un buon pacchetto di clienti e commesse ma non paga i suoi dipendenti da mesi e ha annunciato quasi 1200 licenziamenti su circa 2000 dipendenti. Già nel 2008 l’impresa aveva programmato una pesante ristrutturazione con riduzione di costi, chiusure di sedi, trasferimenti e il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria per 772 unità. Poco dopo Eutelia cedette le attività nell’informatica alla sua controllata Agile – dopo aver rilevato due anni prima le società italiane dei gruppi multinazionali Getronics e Bull – che a breve venne venduta al Gruppo Omega. E’ in questo sistema di scatole cinesi, di passaggi di proprietà del tutto slegati da piani di investimento e sviluppo, che risiede l’assurdo e il frutto della globalizzazione selvaggia.
La crisi economica e occupazionale ha sollecitato in tutti una riflessione sul modello economico che il mondo sviluppato ha imposto; quel modello ha fallito perché ha messo nel dimenticatoio l’etica e la persona umana – lavoratore, cittadino e consumatore –. Il sistema capitalistico deve essere del tutto ripensato, restituendo centralità alla persona, ai diritti di cui essa è titolare e alle regole in grado di determinare l’affermazione di principi etici fondamentali.
Le proprietà che si sono susseguite ai vertici di Eutelia-Agile-Omega hanno operato senza alcun interesse per la crescita dell’azienda e della sua forza lavoro, lontano da logiche imprenditoriali, seguendo solo pericolosi piani di speculazione finanziaria è mancata ogni responsabilità sociale. Il risultato è che un’azienda competitiva sul mercato dell’information tecnology si trova sballottata tra proprietari misteriosi, piani di dismissioni e licenziamenti e lavoratori senza stipendio che continuano a lavorare per non far perdere le commesse all’azienda.
Il governo, in passato sollecitato anche attraverso due interrogazioni parlamentari che presentai con alcuni colleghi, si è mosso in ritardo ma finalmente nelle scorse settimane ha incontrato i dirigenti di Omega e le parti sociali, imponendo all’azienda il pagamento degli stipendi e l’interruzione della procedura di mobilità entro il 5 dicembre.
Vedremo. L”importante è che ora non via sia distrazione, in particolare da parte del Governo.
Occorre trovare con la massima urgenza una nuova proprietà che svolga seriamente il proprio mestiere imprenditoriale, che punti alla crescita dell’azienda e del fatturato attraverso investimenti e la valorizzazione delle professionalità e del prodotto, secondo criteri di responsabilità verso i lavoratori e il territorio. Il primo passo deve essere un commissariamento di tutto il gruppo che provveda ad un primo riordino dell’azienda e che ridia serenità ai dipendenti.
Il lavoro è il primo problema che ci lascia la crisi, un dramma che colpisce milioni di famiglie; proprio in questa settimana abbiamo appreso, dai dati diffusi dall’Istat, che in Italia le persone in cerca di occupazione sono salite oltre quota 2 milioni e che il tasso di disoccupazione è salito all’8%.
E’ ancor più inammissibile che quasi 1200 persone rischino di perdere il lavoro in un’azienda che potrebbe funzionare e che continua a soddisfare i suoi clienti solo grazie al senso di responsabilità dei dipendenti.
E’ la prima volta che scrivo, per dire che davvero non trovo nessuna parola per commentare il silenzio imbarazzante del governo italiano sulla questione Eutelia. Tra l’altro sulla vicenda si ha anche difficoltà ad informarsi perchè nei telegiornali se escludiamo il tg3 praticamente è come se l’azienda non fosse mai esistita. Comunque a parte questo da quello che ho capito leggendo un pò sui giornali e in rete l’Azienda sarebbe in difficoltà non per fattori legati alla crisi industriale e finanziaria internazionale che sta colpendo buona parte del tessuto industriale. Su Eutelia le cose sono diverse e quanto scritto dals enatore Chiti conferma questo: che in un gioco di scatole cinesi che va avanti da svariati anni si è condotta la società al collasso, scaricandone le conseguenze sui lavoratori mentre qualcun altro si arricchisce.Questa è la vera vergogna di Eutelia.
Questo è il Governo che blocca il Paese per salvare Berlusconi dalla giustizia mentre i poveri normali si arrangiano per superare la crisi. E’ il Governo che pensa allo scudo fiscale per fare favori ai suoi amici mentre chi non ha capitali o rendite all’estero può anche morire di fame. Il Pd non può fare riforme con questi qui, e domani deve essere in piazza contro il regime del nuovo millennio.
Il Pd deve scendere in piazza assieme all’idv e anke kon tutti gli altri partiti d’opposizione. Perchè la misura è colma e una grande manifestazione contro il governo non può svolgersi senza la più grande forza d’opposizione. Ragazzi svegliamoci e andiamo a manifestare per la democrazia e per sostenere e difendere la magistratura.
Il libero mercato non è mai stato quello che doveva essere, Eutelia è solo l’ultimo degli esempi che smaschera il bluff dei liberisti. Per salvare le banche però di soldi ne sono stati messi, soprattutto all’estero, questo va detto.
Sono tra gli sfortunati dell’ex Eutelia. sono stanca esaurita e senza soldi. ma è possibile che non gliene importa a nessuno? Ho sempre dovuto farmi strada da sola..coi denti stretti .tutto mi è sempre costato lacrime e sangue. nessuno mi ha mai regalato nulla. In tanti qui ci siamo costruiti un futuro che volevamo forten e tranquillo e invece una banda di avventurieri ci distruggono tutto. Non possiamo permetteglielo. In questa azienda il nostro lavoro è un diritto sacrosanto.
Ci hanno tolto la dignità!
Ho recentemente saputo che i titolari di Omega sono ex collaboratori di Tanzi. Il solito giro di giocaotori d’azzardo alle nostre spalle. I soliti imbroglioni che fanno gli il bello e il cattivo tempo con le scatole cinesi mettendo la gente in mezzo alla strada.
ma veramente questa azienda Eutelia o come si chiama non è in crisi? cioè questi lavoratori rischiano il posto perchè? per colpa dei dirigenti che gestiscono male anche se i clienti ci sono? se è così è incredibile! ci sono un sacco di nuovi disoccupati per le difficoltà della crisi economica e questi rischiano senza avere la crisi? mah
Eutelia: una storia tipicamente italiana. Pochi dirigenti arricchiti, molti lavoratori disoccupati. Come sempre. E anche a livello giudiziario finirà tutto a tarallucci e vino.
Mi pare incredibile quello che leggo. Come ha detto qualcuno qui sopra se veramente 1200 persone rischiano il posto senza avere crisi in azienda siamo al delirio cosmico! Non sarà il caso che lo stato intervenga direttamente? visto che è un business che funziona non si può parlare di “intervento a spese degli italiani”, sarebbe un’attività in attivo o almeno non in perdita. Poi se qualcuno veramente serio si presenta gli si vende tutto. No?
Perchè questi pseudo-imprenditori continuano a non pagare mai ? Perchè quando un lavoratore sbaglia viene licenziato, mentre un imprenditore viene premiato ?
Mi spiace dirlo ma siamo un paese che assomiglia sempre più a uno stato sudamericano, con tutto il rispetto per gli stati sudamericani.
Apro con una riflessione sulla “situazione Eutelia” in risposta ad alcune considerazioni di Francesco, Marcello, chi si firma ‘una donna’ e ‘un lavoratore’, Giada e Andrea.
Ora la questione ‘Omega-Eutelia-Agile’ è più presente all’attenzione dei media, ma già dall’inizio del 2008 all’interno dell’Eutelia i lavoratori si trovavano in una situazione molto difficile. Anche a causa della cattiva gestione aziendale da parte dei vertici e degli incerti piani industriali, l’azienda perdeva commesse e risorse umane altamente specializzate che si sono dimesse, evidentemente, perché non riscontravano prospettive di sviluppo serie.
Su questi aspetti io e altri colleghi senatori presentammo allora anche una interrogazione parlamentare.
Per lungo tempo il governo si è limitato a qualche incontro interlocutorio presso il ministero dello Sviluppo Economico. Solo dopo tanti solleciti e una grande manifestazione di piazza che si è svolta a Roma a novembre, è intervenuto il Sottosegretario Letta: in un incontro a Palazzo Chigi ha chiesto ai vertici di Omega di pagare tutti gli stipendi arretrati e interrompere la procedura di mobilità entro il 5 dicembre. La scadenza è passata e non si hanno notizie dell’incontro che avrebbe dovuto tenersi il 7 dicembre per verificare gli impegni assunti. Nel frattempo si sono dimessi l’amministratore delegato e il Direttore Generale di Omega.
Adesso la priorità è il commissariamento. Il venir meno di interlocutori responsabili della gestione, insieme all’insolvenza finanziaria ormai manifesta, rende ancor piu’ precaria la situazione.
Come osservavo nel post e come giustamente scrivete voi quasi increduli, l’emergenza assoluta sta nel fatto che non ci troviamo di fronte a un’azienda costretta a chiudere o ridimensionarsi per difficoltà sul mercato. In tal caso si dovrebbe trovare una mediazione tra le diverse esigenze dei lavoratori e di chi gestisce l’azienda. Ma così non è: per questo la battaglia a difesa di quei posti di lavoro deve essere ancor più determinata: sono persone che lavorano senza stipendio e il mercato richiede la loro opera per l’azienda.
Il liberismo selvaggio ci ha portato a questa situazione, a vedere un’azienda trattata come un pacco postale utile solo a far girare denaro nelle tasche di chi è dedito alla speculazione finanziaria. Lo ripeto: servono regole e etica, ancor più nel mercato globalizzato.
Caro Francesco, la qualità dei telegiornali purtroppo è insoddisfacente. Non è un caso ma il frutto del controllo politico della destra. Per dar spazio ad argomenti leggeri, di costume o gossip, molte notizie di vero interesse collettivo vengono tenute da parte, omesse o relegate in mezzo o alla fine del notiziario. In qualche caso addirittura la subalternità nei confronti della maggioranza spinge i tg a non parlare degli errori e delle polemiche che riguardano il governo.
Si è detto che la crisi non c’è, dunque perché parlarne? E avendo consentito spesso impunità al ‘falso’ in bilancio, perché informare su gestioni aziendali irresponsabili?
Caro Marcello, il bluff dei liberisti – come lo chiama giustamente lei – è stato di proporzioni enormi e purtroppo storiche. Dopo la caduta dei regimi comunisti e la fine del bipolarismo mondiale, si è creduto che il libero mercato, potesse estendere la ricchezza solo in virtù della spontanea e libera iniziativa. Le regole sono state considerate ostacoli a questo processo di virtuosa estensione della ricchezza. L’etica è del tutto sparita dai comportamenti dei protagonisti della globalizzazione economico-finanziaria.
Un aspetto forse ancora più dannoso è stata l’ascesa smisurata del ruolo della finanza: la speculazione in borsa è diventata l’attività principale della classe imprenditoriale – o forse sarebbe meglio dire ex imprenditoriale – I capitali sono stati dirottati eccessivamente verso le borse, nell’illusione che fosse facile produrre fiumi di denaro dal denaro stesso. La finanza ha sempre svolto un ruolo essenziale ma di supporto all’impresa, serviva a procurare i capitali da investire. Nel momento in cui si tralascia l’investimento nella produzione – che porta lavoro, beni e servizi – per cercare di decuplicare il denaro investendo su un mare di titoli e complicatissimi strumenti di finanziari, si è completamente persa di vista la realtà e si è creato un contesto economico fragile, basato su molto denaro fittizio. Naturalmente, come dicevo, in questo gioco di speculazione scellerata sono state coinvolte molte aziende, come Eutelia.
Riguardo alle banche: una volta accaduto il disastro, era inevitabile intervenire per salvarle, laddove era necessario. In Italia per fortuna la situazione del sistema creditizio si è rivelato più solido di altri paesi, forse per maggiore accortezza dei nostri banchieri. Ma di fronte al disastro avvenuto nel 2008 era indispensabile che i governi intervenissero, le banche svolgono un ruolo fondamentale per i risparmi dei cittadini e di supporto all’industria. Occorreva inoltre salvare i lavoratori delle banche.
Quello che si doveva pretendere – e che altri paesi hanno preteso – era di non premiare con i sacrifici dei cittadini i manager delle banche e che queste ultime si impegnassero a fondo per il sostegno alle imprese e allo sviluppo.
A chi si firma ‘una donna’ e ‘un lavoratore’, lo sfogo della lavoratrice della Agile-Omega è tanto accorato e sofferto quanto interessante per comprendere cosa vivono le persone che si trovano a patire ogni giorno per la mancanza di stipendio e per il rischio di perdere il posto di lavoro. Ha detto bene lei: tolgono la dignità. Dignità è il diritto di ognuno di noi a lavorare per contribuire al progresso collettivo e per guadagnarsi uno stipendio che serve a provvedere alle necessità proprie e dei familiari. E anche, è bene dirlo, se gli stipendi fossero dignitosi, come in Italia non sono più, a coltivare interessi personali. Il motivo per cui voi vi trovate in questa situazione è vergognoso e dovrebbe indignare tutti: c’è chi ha giocato sulla pelle dei dipendenti ignorando gli interessi di un’azienda che lavora e produce. Per questo la mobilitazione deve essere instancabile. E altrettanto il nostro sostegno ai lavoratori. Come dice lei non possiamo permettere che si rovini tutto, per prima la stabilità di migliaia di persone e di famiglie.
Il gioco delle scatole cinesi con cui si finisce per mettere in mezzo alla strada la gente – l’espressone usata dal ‘lavoratore’ che ha commentato – rende l’idea di che follia guida certe dinamiche di questo sistema di libero mercato deregolamentato. Cioè – diciamolo chiaramente – di un mercato non al servizio della collettività ma utile a ristretti gruppi di interesse e di potere.
Giada, è proprio così: in un periodo drammatico per l’occupazione ci troviamo a dover lottare per salvare il posto a tantissime persone che potrebbero svolgere il loro lavoro serenamente in un’azienda che compete sul mercato. E’ questo elemento che rende urgente il commissariamento. In modo da passare subito a una gestione rigorosa dell’azienda per poi cercare una proprietà seria e affidabile. Non possiamo permetterci di perdere posti di lavoro per la irresponsabilità di alcuni speculatori.
Caro Andrea, non so come andrà a finire la vicenda giudiziaria ma penso una cosa: fuori dalle aule di tribunale esiste, per ognuno di noi, una responsabilità morale e sociale. Questa responsabilità diventa pesantissima per chi, nello svolgimento della sua attività, può determinare la condizione di vita di tantissime persone. Questo vale innanzi tutto per i politici e per gli imprenditori, come per tante altre professioni che, anche indirettamente, possono cambiare la vita di qualcuno.
A chi ha prodotto questo sfacelo si deve impedire che faccia altri danni: bisogna commissariare subito il gruppo e mi auguro che i dirigenti responsabili del disastro vengano messi per sempre da parte in quanto persone né capaci né serie né affidabili.
Caro Matteo, come ho già detto il primo passo che deve fare il governo è quello di agevolare la strada del commissariamento, decisione che spetta al tribunale. Il ruolo principale dello Stato non è più quello di un intervento nella gestione diretta ma innanzi tutto quello di stabilire regole per il mercato e vigilare sul loro rispetto. La responsabilità di chi si occupa del bene collettivo è quello di scendere in campo per creare le condizioni dello sviluppo, promuovere l’occupazione, o, come nel caso dei lavoratori ex Eutelia, cercare e trovare imprenditori seri interessati a investire su un’azienda che ha tutte le potenzialità per essere protagonista sul mercato con le sue gambe.
Privilegiare il lavoro vuol dire favorire le imprese che sono efficienti e hanno una responsabilità sociale. Vuol dire creare convergenze robuste tra gli attori sociali e il governo sulle priorità per lo sviluppo e la modernizzazione dell’Italia.
A Controsenso e Giulio: Quella di sabato scorso è stata una manifestazione positiva, organizzata in forme nuove, che ha raccolto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone. Un’iniziativa contro le politiche del governo che per la prima volta – occorre sottolinearlo – è stata promossa da blogger, società civile e auto-convocata utilizzando la rete di internet. Questo è il fatto nuovo e importante su cui riflettere e con cui sapersi misurare.
Il Segretario del Partito Democratico Bersani aveva aperto alla manifestazione nel corso dell’ultima direzione del partito, dopo che si era preso atto che era mutata la natura dell’iniziativa e soprattutto dopo la decisione dell’Italia dei Valori e di Rifondazione comunista di fare un passo indietro, assumendo un atteggiamento più rispettoso nei confronti dei promotori.
Io penso che l’adesione del Pd in quanto partito alla manifestazione avrebbe avuto poco senso visto che si trattava di una iniziativa promossa e organizzata dalla società civile.
Di fronte ad una iniziativa come quella del 5 dicembre, i partiti politici devono saper ascoltare, prestare attenzione ma poi fare le proprie scelte. Un partito deve lasciare liberi i suoi iscritti e i suoi elettori di scegliere di partecipare. Sono convinto del ruolo indispensabile dei partiti in una democrazia, ma i partiti non racchiudono più la totalità della politica.
Ci sono le organizzazioni sociali, sindacali, di impresa; ci sono le associazioni di volontariato e il terzo settore.
E ci possono essere – fatto nuovo dei nostri tempi – movimenti che si organizzano, sviluppano e vivono per una fase, su alcune tematiche, sollecitati e alimentati dalla rete, da internet.
Un partito deve saper capire, deve soprattutto confrontarvisi, verificare le sue proposte, non pensare di strumentalizzarli, di cavalcarne le aspirazioni. Se compie quest’ultima scelta, va poco lontano.
Dopo la giornata del 5 dicembre la responsabilità del Partito Democratico è quella di cogliere questa nuova energia della società civile, di movimenti, associazioni, di liberi cittadini, e renderla protagonista di un’alternativa possibile alla destra. E’ il compito di un partito serio e moderno quello di offrire strumenti per consolidare la protesta in una proposta, senza preoccuparsi di inseguire in modo acritico la società, ma neanche di imbrigliarla e men che meno di tentare di mettere il cappello su iniziative che nascono dal basso.
Morpheus, la risposta ai tuoi interrogativi sta nelle regole. Quelle che già esistono e che spetta all’autorità giudiziaria far rispettare. La condotta irresponsabile da parte degli imprenditori è inquadrabile come reato in molti casi. Altre regole purtroppo sono state cancellate da questa maggioranza, si veda per esempio alcune fattispecie del falso in bilancio.
Più in generale questa crisi e le sue cause ci dicono che servono maggiori regole per prevenire casi come quello di Eutelia-Omega-Agile. La stesura di queste regole deve rispondere a un criterio fondamentale: riportiamo l’etica nel mercato. Un mercato libero e aperto, ma in cui non sia consentito a chiunque di fare ciò che vuole, di perseguire interessi particolari a danno di altri e della collettività.