Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato, a un anno di distanza dallo scoppio dell’inchiesta su Castello, Firenze se ne ritrova con un’altra che mette sotto accusa pezzi del partito. Secondo lei esiste una questione morale nel Pd?
«No. Infatti io non accetto la definizione “pezzi del partito”, perché questo presuppone che ci sia un sistema di affari che viene deciso nelle stanze di un partito o dei partiti. Non è così e non è mai stato così in Toscana. Si tratta di singole persone, oggetto di indagine dalla magistratura, che si sono dimesse dai loro incarichi. Il partito ha chiesto alla magistratura di fare rapidamente, con rigore e con trasparenza, il proprio dovere per giungere alle conclusioni: mi pare che sia un comportamento che dimostra quello che è il Pd e quello che sono state altre forze progressiste che si chiamavano in altro modo. Sostengo da sempre, e nell’interesse dei cittadini, quell’indipendenza della magistratura voluta dalla Costituzione. La magistratura deve essere però rigorosa, trasparente, rapida. In Abruzzo dopo un anno e mezzo dall’arresto del presidente Del Turco, di mezza giunta, con elezioni che hanno ovviamente fatto andare il centrosinistra all’opposizione, l’indagine non è ancora conclusa. Chi ne risponderà? E la destra cosa avrebbe fatto se la giunta fosse stata espressione del Pdl? I toscani sanno bene che a Pietrasanta c’è un sindaco che è stato arrestato (Massimo Mallegni, dopo tre anni ancora sotto processo, ndr) e che la destra si è guardata bene dal far dimettere».

La Vice Presidente della Camera Rosy Bindi dice che il partito dovrebbe autoregolamentarsi, prevenendo l’azione della magistratura, eliminando i conflitti d’interessi. Che ne pensa?
«Sono d’accordo. Nelle vicende di cui si discute, oltre a problemi che riguardano le singole persone, si manifesta la debolezza dei partiti e del Pd. Altro che questione  morale. Io sono ad esempio angosciato per il fatto che a Castellamare di Stabia una vittima sia un amministratore del Pd e che l’assassino sia un iscritto al Pd. Questo dimostra, su un piano ben più drammatico, che in questi anni il Pd si è indebolito come partito e come organizzazione. Nei fatti fiorentini di cui stiamo parlando, non so se ci siano responsabilità penali — spetta alla magistratura verificarlo — ma ci sono state cadute di stile per quello che è il nostro modo di concepire la vita pubblica, il senso delle istituzioni, il rapporto con i cittadini. Dobbiamo tener fermo questo patrimoniodi rigore, indispensabile per una forza progressista. E’ evidente che se uno fa una professione e da amministratore controlla quel tipo di professioni, come avveniva con Quadra, anche se non ci sono reati certamente c’è un qualcosa che non torna nel modo di selezionare gli incarichi e negli stili di rigore che noi abbiamo avuto. Dobbiamo alzarla l’asticella non abbassarla».

Il rischio, altrimenti, è quello dei due pesi e due misure.
«Non ci devono essere due pesi e due misure e non ci sono. Ai tempi del governo Prodi, quando avanzammo, come maggioranza parlamentare, la proposta di legge sul conflitto d’interesse, io, in qualità di ministro per le riforme istituzionali, presentai alcuni emendamenti del governo. Due blocchi riguardavano la regolamentazione del conflitto d’interessi a livello comunale e provinciale e davano mandato alle Regioni, che hanno potere legislativo, di provvedere, pena il commissariamento ad acta. Il conflitto d’interessi non riguarda soltanto il Presidente del Consiglio a livello nazionale, riguarda tutti quelli che possono diventare controllori e controllati. In questa vicenda fiorentina, per come la valuto io, si riverberano due aspetti: il primo è la debolezza del nostro partito e dei partiti in genere».

E l’altro?
«La debolezza delle assemblee elettive. Oggi è in crisi la democrazia della rappresentanza. Il Parlamento è flebile, come si vede dalle vicende di questi mesi, le assemblee elettive regionali, come quelle comunali e provinciali, non riescono a trovare il proprio ruolo. Occorre trovare un equilibrio, che oggi non c’è, fra governo e rappresentanza».

Il caso fiorentino è il riflesso di un problema italiano, il reciproco mancato riconoscimento di maggioranza e opposizione. Il Pdl è intervenuto molte volte sul caso Quadra, ma non è stato preso molto in considerazione.
«E’ stato un grande errore non tenerne conto. Io sono un avversario della destra, di Berlusconi e cerco di esserlo in modo forte ma leale. Però se oggi è un giornata di sole e Berlusconi e la destra dicono che c’è il sole, non è che io per essere avversario devo dire che grandina. Altrimenti la gente non mi dà certo ragione. E del tutto evidente che commistioni di ruoli sono sbagliate. E il fatto che la destra lo faccia non si può risolvere con il discorso famoso “predichi bene e razzoli male”. Noi bisogna razzolare bene e contestare se la destra non lo fa. Vedo i comportamenti della destra e penso che un’opposizione che chiede le dimissioni dei consiglieri che erano presenti nella passata amministrazione e che hanno partecipato alla votazione, sia un fatto di demagogia irresponsabile».

Che ne pensa delle parole dell’assessore Giuliano da Empoli?
«Le dichiarazioni sulla questione morale le trovo inaccettabili e non condivisibili. Ma voglio considerarle un errore dovuto all’emozione del momento. Poi dire che il ricambio avvenuto con Renzi e con la nuova giunta è un cambio di maggioranza non sta né in cielo né in terra. La nuova amministrazione sta operando bene, Renzi ieri (lunedì, ndr) ha fatto un discorso molto forte e molto giusto in Consiglio comunale. E avendo verso il sindaco e il vicesindaco Dario Nardella grande affetto e fiducia penso che l’abbia fatto per convinzione politica e non per tatticismo, ma mi permetto di dire che il rinnovamento è operabile dalle forze che sono state protagoniste del governo, ma la discontinuità la può dare solo l’opposizione».

Ma la Regione Toscana, dove la sinistra e poi il centrosinistra sono da sempre al potere, ha bisogno di continuità o di rinnovamento?
«C’è sempre bisogno di rinnovamento. Quando si concludono esperienze di governo che durano 5-10 anni, il mondo è cambiato. E se questo è valido sempre, questa volta è lo ancora di più. Siamo dentro una crisi profonda e non ne usciremo come ci siamo entrati. Bisogna preoccuparci di come ne esce la Toscana, cambiando le linee di fondo del suo sviluppo, ripensando i distretti, e rimettendo al centro il tema del lavoro e dell’occupazione. Il centrosinistra saprà presentare un programma di rinnovamento e sapremo vincere, perché questa destra in Toscana sembra un marziano».

Senta Chiti, le primarie regionali si avvicinano. Candidati ufficiali ancora non ce ne sono, ma lei come si sta orientando?
«L’uomo adatto per me è Ernico Rossi. L’ho conosciuto quando lui era sindaco di Pontedera e io Presidente della Regione: combattemmo insieme fianco a fianco una battaglia per salvare la Piaggio. Ho apprezzato allora le sue qualità di sindaco, e poi quei dieci anni fatti da assessore alla sanità. E’ un uomo che ha valori ideali, concretezza e esperienza di governo».

David Allegranti