Domenica prossima il congresso del Partito Democratico si concluderà con il voto delle primarie. Si è sviluppato un percorso realmente democratico, in cui, nei congressi dei circoli, quasi cinquecentomila iscritti si sono confrontati e hanno partecipato in prima persona esprimendo il loro voto per un candidato  Segretario. Si è trattato di una grande esperienza di partecipazione, che conferma le straordinarie potenzialità che ha il progetto del Partito Democratico.
Nel corso del dibattito congressuale, con gli amici con cui ho sottoscritto il documento ‘Salviamo il Pd’, avevo sollevato alcune criticità, tra le quali quello della coesistenza, nel nostro Statuto, di due modelli di partito diversi e incompatibili tra loro: il partito del leader, di fatto segretario e candidato premier; e il partito di stampo europeo, nel quale le due cariche non coincidono in modo automatico, organizzato in modo capillare, fondato su iscritti e elettori, capace in alcune situazioni, come in Spagna, di far vivere la scelta federativa attraverso un reale coinvolgimento degli organismi ai vari livelli territoriali (una parte della direzione regionale viene eletta nei congressi provinciali, una parte di quella nazionale dai congressi regionali).
Sono convinto che non si verificherà, ma rappresenterebbe un esito per me negativo.  riguardo alle prospettive del Pd, se le primarie ribaltassero il risultato dei congressi dei circoli. Iscritti ed elettori non devono vivere tra loro una stagione di divaricazione e di conflitto: verrebbe meno una delle ragioni di ricchezza e di futuro del Pd.
Anche per questo, oltre che per una maggiore vicinanza nella valutazione delle criticità del partito, della costruzione delle alleanze e sulle correzioni necessarie, ho deciso di appoggiare la candidatura di Bersani.
Per un rilancio del PD occorre restituire centralità alla politica, mettere in campo un riformismo che sappia interpretare la nostra società, costruendo per essa una modernizzazione dello sviluppo, del welfare, inseparabile dalla giustizia. Tenere insieme uguaglianza e merito: questo è il compito di una forza progressista nuova.
Il welfare deve essere rinnovato per corrispondere alla realtà del terzo millennio, ben diversa dal sistema economico-produttivo del ‘ ‘900. Serve un welfare che sia veramente universale e sia costruito sull’uguaglianza delle opportunità, a partire dall’infanzia, dall’istruzione e dalla formazione. E’ su questo piano che uguaglianza e merito possono coesistere e che possiamo rendere l’Italia – oggi chiusa, bloccata, corporativa – una società aperta, dinamica, più giusta.
Per fare ciò il Pd ha bisogno di una leadership autorevole ma non solitaria, che sappia unire il partito intorno a una proposta di riforme profonde. E’ questo il terreno per realizzare una alternativa al governo della destra e per costruire un nuovo centrosinistra, capace al tempo stesso di sfidare e vincere ogni forma di populismo. Dopo i congressi dei circoli serve ora una ancor più grande partecipazione alle primarie: andare in milioni a votare darà più forza al progetto del Partito Democratico. Poi, un minuto dopo la fine delle primarie, chi sarà eletto segretario dovrà essere sostenuto da tutto il partito, con lealtà e impegno. So che sarà così.