“Sbagliato vanificare il voto degli iscritti se il segretario non è il candidato premier”

Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato della Repubblica, ex numero due dei Ds con Fassino, e ministro dei Rapporti con il Parlamento dell’ultimo governo Prodi. La settimana scorsa ha presentato il suo libro, La Sinistra possibile edito da Donzelli in cui indica le sfide che attendono il Pd e gli errori e i successi della sua generazione. Sui fatti più recenti ci ha detto, “gli attacchi di Berlusconi sono frutto di una visione per cui con il voto popolare si diventa proprietari di un Paese”, un populismo di tipo personalistico che alberga anche a sinistra, dice Chiti indicando Di Pietro. Nei giorni scorsi ha presentato insieme ad altri, tra cui l`ex portavoce del governo Prodi Silvio Sircana, un documento intitolato “Salviamo il Pd” in cui viene resa manifesta la decisione di votare per Bersaní il 25 ottobre, affinché “il voto delle primarie posa e debba confermare il voto degli iscritti”.

Berlusconi in questi giorni ha attaccato il Capo dello Stato, la Consulta, e anche quasi tutti gli organi di informazione, compreso il Corriere della Sera, accusandoli di essere ‘di sinistra’. Che ne pensa?
Innanzitutto penso che ci sia nella destra italiana, ma non solo, un filone populistico preoccupante. Naturalmente quando dico non solo di destra, mi riferisco anche ad Antonio Di Pietro. Berlusconi rappresenta il massimo apice della fase personale e populista per cui il Paese, nonostante le regole che ne determinerebbero il funzionamento, diventa di sua proprietà in quanto eletto dal voto popolare. Tutti gli attacchi sferrati in questi giorni dal premier sono figli di questa visione del mondo. D’altro canto invece il comportamento tenuto dalla Corte costituzionale è l’esatta testimonianza che esistono degli organi che valutano esclusivamente sulla base delle leggi vigenti.

Chiti, lei pensa che le elezioni anticipate siano uno scenario possibile?
No, in realtà non lo credo. Certo che se lei mi chiedesse se penso che questa legislatura possa effettivamente vedere il termine nel 2013, le risponderei con qualche dubbio. Vedo infatti molte incrinature e differenze nella maggioranza al governo. Penso ai toni e ai diktat della Lega rispetto alle esigenze della parte proveniente da An che sta dentro al “Popolo delle Libertà”. Il Pd in questo scenario dovrebbe fare di tutto per combattere politicamente questo governo e la sua maggioranza, allora sarebbe giusto andare alle elezioni. Le elezioni regionali assumeranno invece un’importanza rilevantissima sia naturalmente per gli abitanti delle regioni coinvolte ma non c’è dubbio che dopo queste vicende assumeranno anche un significato politico più generale. E noi dovremo essere pronti.

Torniamo a Berlusconi e a quanto accaduto nei giorni scorsi. Non le sembrano scene già viste 15 anni fa?
Certamente. Bisogna riconoscere che in questi 15 anni non si è conclusa questa cosiddetta transizione italiana che ormai sembra essere letteralmente infinita. Non si è chiusa dal punto di vista politico-istituzionale e ora si è aggiunta anche la crisi economica internazionale. Le conseguenze che essa porta con sé sono al vaglio di tutti i più importanti paesi occidentali ed europei eccetto il nostro. Penso che bisognerebbe da una parte tenere saldo l’impianto della nostra Costituzione facendo modifiche mirate: occorrono quelle riforme come la riduzione dei parlamentari, l’aumento dei poteri del premier e la fine del bicameralismo perfetto. Dall’altra servono politiche che affrontino i grandi temi della sinistra: dal lavoro, all’ambiente, al modello di nuovo Welfare non succube della cultura liberista.

Il 25 ottobre ci saranno le primarie, lei insieme ad altri ha scritto un documento intitolato “Salviamo il Pd”. Perché?
Penso che le regole che ci siamo dati in quello Statuto siano sbagliate e che vadano cambiate profondamente. Vede, nelle procedure per l’elezione del segretario convivono due visioni antitetiche tra loro che hanno dato vita ad un modello che non esiste in nessuna parte del mondo. Se l’idea fosse che il segretario del Pd sia sempre e comunque il candidato alla Presidenza del Consiglio, allora si potrebbe capire la scelta delle primarie. Ma oggi non è così, noi abbiamo fatto un’altra scelta. Inoltre sarebbe sbagliato vanificare il voto di 460.000 iscritti. Il rapporto tra gli iscritti e gli elettori va costruito positivamente ma questi due soggetti di riferimento non possono certo entrare in conflitto tra loro. Abbiamo deciso con quel documento di appoggiare la candidatura di Bersani alle primarie proprio perché pensiamo che quel voto debba confermare quello degli iscritti.

 Nicola Del Duce