Legalità, ambiente, sicurezza dei cittadini. Ancora una volta ci troviamo a piangere per una tragedia causata dalla violazione di questi principi. Il disastro di Messina arriva sei mesi dopo il terremoto in Abruzzo. Non possiamo dire che la natura sia stata malvagia. Poche ore di pioggia, seppure in quantità fuori dal comune, sono bastate a distruggere interi centri abitati e stroncare la vita di troppe persone. Una irresponsabile gestione del territorio ha fatto costruire dove non si doveva. Autorizzazioni disinvolte delle autorità pubbliche, abusivismo incoraggiato da ripetuti condoni edilizi, dispiegano negli anni le loro tragiche conseguenze.
Molte case distrutte dalla frana erano di antica fabbricazione: per anni si è disboscato selvaggiamente e si è ignorato il pericolo di smottamento in un territorio fragilissimo. Anche negli ultimi due anni si è perso tempo, nonostante una analoga alluvione nel 2007 avesse preannunciato quale fosse il pericolo imminente. E il disastro domani potrebbe ripetersi: altre e più grandi zone del messinese sono costruite a ridosso delle fiumare.
Siamo diventati un Paese che vive e si attiva solo sulle emergenze, senza politiche di prevenzione. Ora abbiamo due esigenze: il Governo non abbandoni i messinesi e garantisca loro il massimo sostegno, senza inutile e offensiva propaganda; si definisca un piano pluriennale di interventi per mettere in sicurezza il territorio italiano. E’ possibile e rappresenta una priorità.
Già all’indomani del terremoto in Abruzzo feci la proposta di accantonare la costruzione del Ponte sullo Stretto. Si tratta di una questione di priorità. Le risorse non sono infinite. Mancano, in Calabria e Sicilia, strade e ferrovie moderne. L’Italia ha bisogno di realizzare – per il trasporto delle merci – le autostrade del mare, che offrono condizioni di maggiore sicurezza, più grande risparmio di denaro, minore inquinamento.
Il Ministro Matteoli non vuole questa sospensione ed una utilizzazione rigorosa, sulle vere priorità, dell’intervento pubblico.
Il Ministro Prestigiacomo tace.
Non si dica però che non si possono modificare interventi pluriennali della Legge Finanziaria. Si può eccome, se si vuole.
Si può decidere di concentrare le risorse sulla messa in sicurezza del territorio, oppure su ponti che sarebbero niente più che cattedrali nel deserto, in zone a rischio sismico.
Occorre meno retorica, meno lacrime da coccodrillo, più serietà.