Il decreto “Salva precari” è l’ennesima tappa della disastrosa gestione della scuola pubblica da parte del governo di destra. Una norma che divide, che tenta di mettere una toppa su un problema che coinvolge centinaia di migliaia di persone e le loro famiglie. Tra loro ci sono insegnanti giovani che si affacciano al mondo del lavoro e persone che hanno dato tanto alla scuola e che, dopo anni – talora decenni – di precariato, vengono lasciati a casa. Si crea una discriminazione tra i precari – alcuni dei docenti rimasti senza cattedra scavalcheranno i colleghi attraverso una corsia preferenziale apposita – e si scaricano sulle Regioni altri oneri finanziari.
La questione centrale è che si abbatte sul nostro sistema scolastico un taglio di 8 miliardi di euro e di 132.000 posti di lavoro (80.000 insegnanti) in tre anni. Avremo classi sovraffollate, meno insegnanti e una drammatica carenza di fondi per le singole scuole. Già quest’anno, a causa dei tagli, mancano più di 40.000 insegnanti e 16.000 addetti del personale.
La scuola invece ha bisogno di politiche serie e investimenti. Il Governo Prodi predispose un piano per assumere in tre anni 150.000 docenti e 30.000 non docenti – il primo anno ne vennero assunti rispettivamente 50.000 e 10.000 – ma la fine anticipata della legislatura impedì la piena applicazione del piano, cancellato poi dal governo Berlusconi.
Il Partito Democratico ha proposto un pacchetto per valorizzare il nostro sistema educativo: abolizione dei tagli previsti dalla legge Tremonti-Gelmini (133/08), indennita’ di disoccupazione per due anni ai precari rimasti senza cattedra, definizione degli accordi per il precariato in sede di Conferenza unificata tra Stato e autonomie locali, abolizione delle norme sul maestro unico, libri gratuiti per la scuola dell’obbligo, un piano di corsi di aggiornamento dei docenti e una riforma condivisa della scuola superiore.
La scuola nel nostro Paese ha avuto un’enorme importanza. La scolarizzazione di massa ha fatto progredire l’Italia e ridotto le distanze sociali. Dalla scuola sono venute le migliori energie per il paese. Oggi, invece, abbiamo un governo che opera risparmi a scapito della formazione dei giovani, a scapito cioè dell’investimento sul nostro futuro, del progresso dell’Italia.