“L’Idv? Basta con la fase del partito personale, diventi un partito politico”

Lo chiama onorevole nuovo partito, il suo Pd, ma non partito nuovo. Discute di “Sinistra possibile” (l’ultimo suo libro), ma si dichiara “non allineato”. Vannino Chiti, vicepresidente del Senato ed ex ministro, si svincola dagli “eretici” che mirano al centro, pardon “grande centro”, e da chi aspira a sedurre gli ex girotondini e gli “ultra rossi”. Ma l’ex presidente della Toscana sembra avere le idee molto più chiare di quanto la sua collocazione “indecisa” al congresso lascerebbe intuire. Battitore libero, con un’unica richiesta: un dibattito politico che non si fermi a discutere solo il nome del segretario. E una strizzatina d’occhio a Bersani.

Senatore cosa non ha funzionato in questi ultimi 20 mesi di Pd.

Iniziamo a dire quello che ha funzionato: è stato costruito un progetto politico, una forza progressiva nuova. Non ha funzionato che a questo progetto non sono state date le gambe per camminare e andare avanti. Insomma non è stato costruito il partito nel suo interno, nell’insieme e in rapporto con il territorio. 

Poi Veltroni si è dimesso, ma non è cambiato nulla.
Nulla è cambiato perché sono rimaste le stesse regole. Cioè lo statuto del Pd. Uno statuto ambiguo: da una parte disegna il partito del leader e dall’altra prevede un partito sul modello europeo radicato sul territorio, con un forte legame con gli iscritti.

Ma che in concreto si è costruito sulla figura del segretario.
Sì. In un certo senso Walter interpretava questa idea.

E la Serracchiani rappresentava il nuovo, ma è stata subito schiacciata dopo qualche uscita di troppo.
Certo, c’è un problema di rinnovamento, ma sbaglia chi pensa che lo svecchiamento passi per le televisioni o i giornali. Non si fa nuova politica per cooptazione. Giovani certo, ma per favore senza riproporre il vecchio gioco delle correnti.

Mi scusi, ma in un momento di grave crisi economica, di importanti cambiamenti sociali chi si dovrebbe riconoscere in un partito che parla di vocazione maggioritaria, progetto riformista, leadership autorevole…?
Lo so bene. È proprio qui che sta l’inghippo. Non funziona un partito costruito in astratto. Per questo non mi sono allineato perché credo che non abbia valenza una discussione che si basi sulla scelta del segretario.

I soliti nomi, poi.
Guardi sono tutte e tre delle persone per bene, sia dal punto di vista umano che politico.

Sì, ma chi preferisce dei tre?
Marino ha dalla sua la competenza scientifica, la preparazione, la sua esperienza. Franceschini ha dimostrato che ci può essere all’interno del cambiamento l’insieme di mondi diversi: quello cattolico e quello di sinistra. Bersani si contraddistingue per la grande apertura, per l’impegno nel fornire un modello preciso di partito e per il tentativo di dare le gambe a questa forza.

Ho capito, sceglie Bersani.
Pierluigi è molto simpatico. Ci sa fare.

E riuscirà, nel caso, a cucire gli strappi dentro il partito: il caso Dorina Bianchi, per esempio.
In quel caso non c’è da discutere: sulle grandi questioni bisogna avere una linea comune. E devono essere affrontate con più serietà e senso di responsabilità. Sull’etica non bisognerebbe procedere con bandierine di partito, ma con accordi trasversali.

Quindi non sarebbe un problema un’allargamento ai centristi?
Nessun problema, se ci si accorda subito. Un’alleanza sulla base della trasparenza. Niente “ni”.
Il rischio, però, è di ripercorrere vecchi modelli, come quelli già visti: da Mastella a Diliberto, da Dini a Pecoraro Scanio.
Nella coalizione del governo Prodi non c’erano posizioni unitarie. Mastella aveva da subito detto no alle “coppie di fatto” e la maggioranza era più forte di soli due parlamentari. Oggi sarebbe diverso: patti chiari.

Quanti dipietristi sono pronti a saltare il fosso dopo il congresso?
Credo nessuno. Anche se Tonino dovrebbe smetterla con questo populismo. Dovrebbe riflettere e, come si addice a un partito che alle ultime elezioni ha preso il 7%, deve concludere la fase del partito personale e diventare un partito politico.

Francesca Fradelloni