La manifestazione per la libertà di stampa, sarà l’occasione per impegnarsi su un tema diventato cruciale per la qualità della nostra democrazia: la condizione dell’informazione in Italia. Rispetto agli altri paesi europei e ai paesi di più avanzata democrazia, in Italia si registrano evidenti anomalie. Sono pochi gli editori; soprattutto gli editori puri, cioè che non hanno altri interessi economici oltre a quelli editoriali. C’è una disparità nella raccolta pubblicitaria, con la televisione che raccoglie quasi tutto il denaro degli inserzionisti lasciando agli altri – radio, quotidiani, riviste e Internet – solo le briciole. Inoltre, si rischia seriamente la distruzione dell’importante patrimonio rappresentato dalla radiotelevisione pubblica. I ritardi nelle nomine di Rai3, Tg3, Rai Regione e Rainews, come pure le ultime decisioni riguardanti trasmissioni di punta – rimandata la prima puntata di Ballarò, levata la tutela legale a Report, ancora non stipulati i contratti di Anno Zero – ci mostrano una Rai piegata alle logiche esterne – quelle politiche della destra al governo e quelle della tv commerciale – più che al suo ruolo di servizio pubblico.

A questo quadro si è aggiunto, negli ultimi mesi, un fatto grave: Repubblica, il gruppo Espresso e l’Unità sono stati querelati per diffamazione dal Presidente del Consiglio. In nessun paese democratico giornali che esercitano il diritto di critica, anche il più duro e polemico, nei confronti del capo di un governo vengono trascinati in tribunale. Non basta: Il direttore de L’Avvenire Boffo ha subito un vero e proprio killeraggio personale, che lo ha costretto alle dimissioni, da Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi.
La nostra Costituzione tutela la libertà di stampa e di espressione: si tratta di uno dei fondamenti della democrazia. La qualità dell’informazione, la pluralità delle sue voci garantiscono la libertà di ognuno di noi.