«Dobbiamo fare uno sforzo per cercare di cambiare lo scenario attuale: quello di un congresso in cui praticamente non discute di proposte politiche né di quello che serve al Paese». Vannino Chiti introduce così l’iniziativa del “non allineati” del Pd che si terrà oggi a Firenze, di cui l’ex ministro è uno dei promotori. 

Analisi dura, la vostra, sullo stato del dibattito congressuale. 
«Basta dare un’ occhiata a quanto sta succedendo nei primi congressi dei circoli. Io vedo che in giro c’e uno straordinario desiderio di partecipazione, che arriva dagli iscritti. Questo patrimonio, pero, rischia di andare sprecato».

Perché?
«Perché la discussione è concentrata solamente sui candidati a segretario. Per il resto, non c’è nemmeno la possibilità di discutere, votare o emendare i documenti politici. Ma le pare sensato? Se andiamo avanti di questo passo. il prossimo leader, chiunque esso sia, rischia di iniziare il suo cammino con una grande debolezza».

Da qui l’iniziativa dei non allineati.
«‘Non allineati’ è una sintesi giornalistica. La verità è che siamo ‘diversamente allineati’.
Molti di noi hanno scelto la strada di Bersani. altri seguono Franceschini e altri ancora faranno come me». 

E cioè?
«Io, e con me dirigenti del Pd come Sergio Chiamparino o Anna Firiocchiaro, parteciperò al congresso del mio circolo, voterò un candidato alla segreteria ma non renderò pubblica la mia scelta proprio perché la considero secondaria rispetto al dibattito politico».

Voterà ma non fare sapere per chi?
«Esattamente. Tra l’altro, in tempi non sospetti, ero stato tra quelli che sostenevano la necessità di fare un congresso esclusivamente tematico rinviando la scelta del segretario a dopo le regionali».

Molti erano d’accordo con lei. Marini, forse D’Alema…
«Marini senz’altro. D’Alema pure, almeno in un primo momento. Poi è finita che tutti si sono rassegnati ad accettare passivamente la data fissata dallo Statuto».

Bersani, Franceschini o Marino?
«Posso dire soltanto, c’è scritto anche nel nostro documento, che in Bersani c’è più consapevolezza sulla necessità di cambiare il modello di partito del Pd».

T.L.