A quasi due mesi dalle elezioni presidenziali, in Iran continuano le manifestazioni di protesta contro il regime degli Ayatollah e continuano durissime e violente le repressioni.
La comunità internazionale, invece, piano piano sembra archiviare la questione.
Anche in Italia, a differenza del passato, poche le manifestazioni di solidarietà: anche i movimenti per la pace e i diritti umani sono senza parole.
In Iran la protesta riguarda la democrazia, i diritti fondamentali di ogni popolo: liberta’ di pensiero, di manifestazione, di associazione.
In poche parole libertà di poter svolgere un ruolo di opposizione civile e politica ai governi: ciò che distingue un regime democratico da uno autoritario.
La comunità internazionale, le associazioni, i partiti, i sindacati hanno il dovere di sostenere la battaglia di milioni di iraniani per la democrazia.
E’ una illusione, non solo un errore, pensare che se viene calpestata la democrazia e se sono soppressi i diritti dei cittadini noi ne restiamo immuni. Siamo tutti più deboli, in ogni paese, perché la libertà, la democrazia, i diritti umani sono indivisibili e il mondo ormai è un villaggio planetario.
La rivolta dei cittadini iraniani ha visto nella denuncia di brogli in occasione della rielezione di Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica l’elemento scatenante, ma un malessere, una sfiducia profonda covavano sotto la cenere.
La società iraniana è cresciuta, i giovani e le donne hanno aspirazioni e bisogni non comprimibili e non sopportano più libertà vietate e limitate quali quelle assicurate da una Repubblica che sottopone scelte politiche fondamentali – ad esempio quelle dei candidati alle elezioni – ad un organismo teocratico, come il Consiglio dei Guardiani.
Avremmo saputo ben poco dei morti, dei feriti, delle brutali violenze con le quali si è tentato di soffocare pacifiche manifestazioni di cittadini, se non si fossero ormai affermate ovunque le moderne tecnologie dell’informazione, a cominciare da internet: la censura del potere ha colpito televisioni, radio, giornali, ma il mondo ha saputo. E’ un motivo di soddisfazione non piccolo: tra tante nubi scure, contraddizioni, segni negativi, vi sono nel mondo contemporaneo barlumi di luce che incoraggiano e spronano non solo ad avere fiducia nel futuro, ma ad impegnarsi per costruire un futuro migliore. Le nuove tecnologie servono a rendere le persone e i popoli più liberi.
Dipende da noi. Appunto. Non restiamo distratti e indifferenti davanti alla protesta e alla lotta dei cittadini iraniani. Sappiamo dove è il nostro posto: accanto a chi si batte per la democrazia e i diritti umani. Sempre.
E’ verissimo quanto scrive Senatore Chiti. E io aggiungo che rimango allibito davanti a come l’agenda mediatica metta al primo posto una questione importantisssima come quella iraniana solo per dovere di cronaca, per poi dimenticarsene non appena sono finite le elezioni.
Ormai siamo passivi di fronte a tutto. Non ci si batte più per i diritti civili e per la democrazia. Siamo ovattati nel nostro mondo e seguiamo quella filosofia che tutto ciò che accade lontano da noi non esiste, e tendiamo a dimenticarlo. Anche la stampa non se ne occupa, non fa più notizia ormai perchè le elezioni sono passate e dell’Iran non ce ne interessa più.
Buongiorno. Io non ho potuto scrivere la scorsa settimana che ero in ferie, e ho letto ora la parte del nuovo libro del Senatore che è stata pubblicata. Mi sembra una riflessione giusta quella sul futuro della sinistra in Europa, io ho una mia idea sul perchè i conservatori stiano vincendo in questo modo in Europa: loro stimolano meglio i bisogni della gente, anche non risolvendoli ma almeno danno l’impressione che ci si applicano.Mentre la sinistra in generale si autoriflette troppo a se stessa, dimenticandosi dei problemi delle persone. Quello che avviene in Europa poi non mi sembra molto diverso da quanto accade in Italia.
Sono d’accordo con Amedeo sul come anche i media siano responsabili dell’abbassamento dell’attenzione internazionale sull’Iran. Ma in Italia io vedo che l’attenzione rimane alta e se ne sta continuando a parlare, sui giornali ma anche in tv.
Prima ancora del nucleare, il problema dell’Iran riguarda come ben dice il senatore Chiti la questione dei diritti umani. Le violenze stanno continuando cosi come i soprusi della polizia proseguono sui manifestanti. E tutti noi dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce. Non solo le istituzioni ma anche i cittadini europei devono continuare a impegnarsi per non lasciare soli milioni di persone che, nonostante se ne parli di meno rispetto al dopo elezioni, stanno continuando a lottare per i loro diritti.
Senatore le auguro buone vacanze, e buone ferie anche a tutti i visitatori del sito. Ciao
è ancora in corso una protesta e continua sicuramente. mi risulta che il 2 agosto in Italia ci sia in programma una manifestazione, chi può vada! e poi il 5 agosto ahjmadinejad giura al parlamento iraniano, la consacrazione dello scandalo!
Il governo iraniano sta proseguendo la guerra contro i manifestanti dissidenti.
Ma nonostante questo sembra che i dissidenti giustemente non abbiano intenzione di arrendersi. Questa situazione è molto preoccupante e temo che molto probabilemente ci sarà una guerra civile.
L’irano è un paese meraviglioso e gli iraniani, persone splendide, non meritano questo. Anche io spero in un impegno più forte dell’occidente, in particolare dell’europa.
Mi unisco anche io agli auguri di buone vacanze, in particolare a lei Senatore Chiti.
Arrivederci.
Senatore Chiti buongiorno, ho comprato oggi il libro. Inizierò subito a leggerlo, intanto faccio i miei auguri di buone vacanze a lei e a tutti gli amici del blog.
Ciao Amedeo. Io penso che la stampa internazionale potrebbe e dovrebbe fare di più sulla questione iraniana, ma non credo che se ne stia disinteressando. E’ vero però che l’attenzione è più intermittente e le notizie trovano sempre più raramente spazio nelle prime pagine. Da noi più che altrove. Certo, potremmo tutti fare di più, anzi dovremmo. Il movimento della pace non può sparire quando si tratta di difendere i diritti umani. Anche la stampa deve svolgere un ruolo più efficace come tu stesso giustamente sottolinei, ma, come ho indicato nel mio post sull’Iran, il problema maggiore riguarda la comunità internazionale che, con il passare dei giorni, sembra archiviare la questione. Anche l’Europa sembra mostrare nei confronti dell’Iran una durezza nei toni, deplorando la politica di Teheran o esprimendo rammarico e dispiacere, ma, nei fatti, siamo poco incisivi. Non bastano le dichiarazioni di condanna, servono al tempo stesso azioni politiche che si impongano all’ascolto delle classi dirigenti iraniane. Ma l’Europa paga, non solo in questo caso, la mancanza di una politica estera comune e di decisioni a maggioranza che vincolino tutti gli stati membri. Eppure, proprio ora che Obama sta tentando un approccio diverso, e più concludente, nei confronti dell’Iran, più che mai c’è bisogno di un Unione europea che sia in grado di fare le sue scelte e di appoggiare un percorso che, attraverso il dialogo e la diplomazia, ha la speranza di arrivare a soluzioni concrete.
Caro Cosimo, dopo i risultati delle ultime elezioni europee, per le forze progressiste si conferma la necessità di una svolta, di compiere innovazioni profonde nella cultura politica. Serve un’analisi seria sullo spostamento a destra dell’Europa e sulle cause di questo cambiamento di rotta, non tutto si spiega con l’esaurimento di un ciclo. I partiti di ispirazione riformista devono quindi mettere in campo una alternativa politica credibile ed efficace. Se questo non avverrà continueremo a registrare delusioni e sconfitte. Il Pd ha avuto un risultato non all’altezza delle nostre ambizioni: è una tenuta, per quanto faticosa, che conferma comunque che il nostro progetto ha un fondamento nel Paese. Da qui si deve ripartire. Concordo col fatto che la destra appaia in alcuni casi più vicina ai problemi delle persone, come nel campo della sicurezza. Certo, sappiamo bene che i problemi reali delle persone vengono non risolti ma utilizzati a aumentare paure. Noi dobbiamo invece saper dare risposte alternative, efficaci, concrete. E’ vero che spesso le forze progressiste si separano dai cittadini, dal popolo in carne e ossa. Per questo c’è bisogno di costruire un partito che sia espressione dei territori, che sia portatore di un nuovo senso di responsabilità nazionale. Solo così si possono affrontare e vincere le sfide che l’Italia e gli italiani hanno di fronte.
Ciao Francesca. E’ vero: in Iran continuano in modo grave e persistente le violazioni dei diritti umani. L’Iran è uno dei paesi che maggiormente applica la pena di morte, secondo solo alla Cina. Nel solo 2008 Teheran ha messo a morte oltre 300 persone, alcune anche minorenni, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione. Altrettanto diffusa è la repressione del dissenso pacifico e le limitazioni della libertà di espressione e di associazione. Più volte le organizzazioni umanitarie hanno denunciato il ricorso alla tortura e altri maltrattamenti, facilitati da detenzioni preventive prolungate e dal diniego di accesso a un avvocato e alla famiglia. Diffusa è anche la pratica degli arresti arbitrari eseguiti spesso da agenti in borghese che non si identificano e non presentano un mandato ufficiale. In alcuni casi, i detenuti sono portati in luoghi segreti prima di essere trasferiti in prigione e i procedimenti giudiziari vengono svolti spesso senza il rispetto degli standard internazionali sull’equo processo. Vi è poi l’enorme questione femminile, che è una vera questione di uguaglianza di diritti e di democrazia: le donne in Iran subiscono discriminazione per legge e chi si batte per difendere i loro diritti si trova a subire vessazioni e intimidazioni. Tutto questo ha provocato una scossa nell’opinione pubblica mondiale. In tutto il mondo ci sono state manifestazioni di protesta e di solidarietà nei confronti degli studenti iraniani e di quanti scendendo in piazza hanno protestato contro i brogli nelle elezioni presidenziali. Ma in Iran esiste anche una forte società civile. Come ho già detto, ciò che fino ad ora è mancato è stata un’azione efficace della comunità internazionale. Bisogna interrompere subito la spirale di violenza e di repressione che colpisce i cittadini che chiedono soltanto di vedere riconosciuti i propri diritti fondamentali. Devono essere prese al più presto tutte le iniziative utili a ristabilire un clima di confronto e di convivenza.
Matteo, E’ bene che le manifestazioni di protesta contro le violazioni dei diritti umani in Iran proseguano. L’uso delle nuove tecnologie da parte dei cittadini iraniani ha permesso che questa non fosse una delle tante proteste nascoste, delle quali in occidente sappiamo poco o nulla. Nonostante i tentativi da parte del governo di Teheran di bloccare le comunicazioni via cellulare e Internet, il flusso delle notizie e dei contenuti ha continuato a scorrere, mettendosi a disposizione degli utenti di tutto il mondo. C’è il racconto di chi testimonia quello che accade. Abbiamo saputo così degli arresti arbitrari; delle vittime durante le manifestazioni; delle persone scomparse che sono poi state ritrovate cadaveri dai famigliari impegnati in un triste pellegrinaggio negli obitori; delle richieste, fatte dalle autorità iraniane ai parenti delle vittime, di risarcimento del costo del proiettile come condizione per riavere il corpo dei propri cari.
Ma abbiamo saputo soprattutto di una società viva e impegnata, delle mille crepe nel muro apparentemente compatto delle classi dirigenti e degli uomini del potere teocratico. Non è la prima volta che la comunità web mondiale si muove concretamente per aggirare le maglie della censura, per mettere a disposizione del mondo testimonianze dirette della repressione e delle violazioni dei diritti delle persone, ma la grande diffusione in Iran – paese giovane e ai più bassi livelli della povertà – di strumenti come i social network, ha fatto la differenza. E’ veramente importante però, visto che chi ci manda queste informazioni lo fa spesso a rischio della sua incolumità e libertà, che “dall’altra parte del filo”, cioè da noi, ci siano orecchie attente a quello che ci viene raccontato. Ci sia continuità di solidarietà, di sostegno, di iniziative.
Eugenio, gli iraniani sono persone straordinarie, un popolo istruito, colto e molto giovane, che comprende scrittori, intellettuali ma anche gente umile e onesta che lavora senza risparmio. E’ un paese che ha già pagato un terribile tributo di sangue ai tempi della guerra con l’Iraq, che tra l’82 e l’88 determinò oltre un milione di morti, tra uomini e donne di entrambi i paesi.
Mi auguro che la protesta democratica e pacifica imponga un cambiamento profondo in Iran: spero che mai esploda una guerra civile. Sarebbe una sconfitta in primo luogo per tutti gli iraniani che hanno sfidato la repressione per difendere i loro diritti e meritano il nostro appoggio e la nostra ammirazione. Dobbiamo far arrivare a questi ragazzi, alle donne, a tutti i cittadini che lottano pacificamente per la libertà il nostro sostegno. Non possiamo e non dobbiamo lasciarli soli. Questa è la migliore garanzia perché la crisi non si concluda in una spietata e incontrollata repressione o si tramuti in un inaccettabile, terribile e inutile conflitto civile.
Buongiorno Marco. Sono lieto che tu abbia acquistato il libro. Spero che una volta letto tu mi faccia avere considerazioni e osservazioni. Grazie per gli auguri di buone vacanze, che ricambio.