Le elezioni europee hanno registrato in tutti i paesi, con l’eccezione della Grecia e della Svezia, un risultato fortemente negativo per le forze progressiste e un consolidamento di quelle conservatrici.
Il voto ha evidenziato anche il successo dei partiti di estrema destra, che per la prima volta avranno i numeri per formare un gruppo al Parlamento europeo. Si tratta di forze xenofobe, antieuropeiste, espressione di una crescente intolleranza verso gli immigrati.

Il Partito Democratico si è confermato come una delle forze più importanti e forti del centrosinistra europeo. Non siamo certo soddisfatti del nostro 26,1: ben più grandi sono le nostre ambizioni. Ma il Pd ha tenuto: il nostro progetto si è mostrato valido. Può continuare a svilupparsi. Da qui si deve ripartire, tenendo ben fermo, al centro della nostra agenda, il tema della crisi, del lavoro, delle condizioni di vita dei ceti popolari.

Il voto del 6 e 7 giugno ci consegna in Italia un altro dato: il centrodestra è stato fermato. In controtendenza con l’Europa, che ha visto ovunque l’avanzata delle destre, nel nostro Paese il Pdl ha registrato un calo di consensi. Il Premier, unico capo di Governo a candidarsi in Europa, pur essendo chiaramente incompatibile, aveva annunciato per il suo partito l’obiettivo del 45% dei voti. La battuta d’arresto manifesta l’esistenza di una insoddisfazione rispetto all’azione del Governo Berlusconi ed un disagio da parte di settori di cittadini per l’arrogante concentrazione di potere. Sono persuaso che in particolare nell’area cattolica stia maturando un fenomeno di distacco dalla destra su temi come quello della politica verso gli immigrati, la sicurezza, la moralità pubblica e il senso delle istituzioni. Dipende da noi approfondire queste prese di distanza, recuperare la fiducia dei tanti che non sono andati a votare.

Il Partito Democratico, per riuscirci, deve saper guardare al futuro, non immaginare suoi rilanci tornando indietro, guardando a vecchi modelli non più riproponibili. Al tempo stesso costruire un nuovo centrosinistra – obiettivo necessario e di primaria importanza – non può certo significare riportare in vita l’Unione, una colazione formata da una pletora di partiti, litigiosa, che ha fallito.
Il Pd è nato per imprimere nella nostra società una svolta non solo politica, ma morale e culturale.
Vogliamo diventare il primo partito in Italia e portare un nuovo centrosinistra al governo del Paese.