FIRENZE – «Sì a una politica di alleanze che comprenda Pd, Idv, Udc e Sinistra e libertà, ma senza resuscitare l’Unione». Il vice presidente del Senato Vannino Chiti prova a tracciare la rotta del centrosinistra.

Con 14 ballottaggi, anche in Toscana si ripropone il tema della non autosufficienza del Pd?
«In Italia non c’è il bipartitismo. Ci sono due partiti di riferimento, uno nel centrodestra e uno nel centro sinistra, che sono essenziali, ma non autosufficienti. Una politica delle alleanze è necessaria».

Il centrosinistra non sarebbe andato al ballottaggio in 12 casi su 14 se avesse stretto alleanze a sinistra. E’ questa la strada da battere?
«Non si può tornare alla vecchia formula dell’Unione, una coalizione frammentata in una decina di partiti litigiosi e polemici. Se c’è una sinistra che vuole governare ben venga, ma occorre trovare un accordo su 4 o 5 punti fondamentali del programma».

Tener fuori la sinistra dagli apparentamenti potrebbe mettere a rischio la maggioranza in Regione alle elezioni del 2010?
«Nel 1995, verificammo che non era possibile un accordo serio con Rifondazione e ci presentammo alle regionali con una coalizione che sulla carta aveva so lo 4 punti di vantaggio sul centrodestra. Vincemmo con il 15% di scarto. Se siamo riusciti a convincere i cittadini progressisti nel ‘95 ci riusciremo anche l’anno prossimo».

Scartata la sinistra radicale, il campo delle alleanze si restringe non poco, non le pare?
«Io sono fiducioso sulla possibilità di costruire un dialogo costruttivo con Sinistra e libertà. Il no alla riproposizione dell’Unione non significa una scoloritura programmatica della coalizione. Il Pd non può e non deve diventare una brutta copia della destra».

Quindi, può nascere un asse con Vendola?
«Non solo. Il campo ideale del centrosinistra comprende Pd, Idv, Sinistra e libertà e Udc».

Dopo le elezioni c’è chi pensa che alcuni cattolici del Pd possano subire il fascino di Casini. Condivide questo timore?
«Per niente. Il nostro è un sistema politico ormai strutturato. In Parlamento possono trovar posto tra cinque e sette formazioni politiche e due partiti, il Pd e il Pdl hanno un compito rilevante nella costruzione delle alleanze».

Mai come ora il miraggio della ricostituzione del centro politico è così forte. Il progetto democratico è a rischio?
«Chi nutre certi timori, ha una scarsa fiducia nella tenuta e nel futuro del nostro progetto. L’Udc è solo uno degli interlocutori con cui si può costruire un nuovo centrosinistra. Abbiamo affrontato elezioni molto difficili e il Pd ha subito una battuta d’arresto, ma i risultati dimostrano che il partito resta in campo. Il Pd attraverserà questo secolo da protagonista».

Carlo Bartoli