Il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti è preoccupato

FIRENZE – «Se non si affronta la crisi economica e sociale c’è il rischio che produca estremismo, violenza». Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato, è preoccupato. Sabato le minacce di morte al sindaco di Arezzo, ieri due bottiglie incendiarie: «Vicende molto serie». Crisi economica, disperazione sociale, distacco delle istituzioni e dei partiti: sono questi gli ingredienti che possono produrre estremismo, violenza. «Bisogna stare attenti, molto attenti», aggiunge Chiti. «Gli estremismi comunque si dipingano sono negativi, dannosi per la democrazia, senza alcuna giustificazione», osserva.

C’è rapporto tra crisi sociale e estremismo violento?
«Penso che in una situazione di crisi profonda che colpisce le famiglie, i più deboli, gli anziani e i lavoratori il rischio c’è. Anche perché il governo non affronta la crisi, a differenza de gli altri governi europei, ma la nega. In tv e sui giornali dice che non c’è. La gente deve sentire vicine le istituzioni e le forze politiche. Un rischio di deriva estremista ci può essere se manca una risposta politica alla crisi».

Fino a produrre violenza?
«La disperazione può produrre distacco dalla politica e dalle istituzioni e quindi fenomeni di tipo estremista. Per questo motivo io ritengo che sia importante quello che hanno fatto la Regione Toscana, i comuni di centrosinistra e anche diverse diocesi».

Cioè?
«Stanno facendo quello che noi avevamo chiesto al governo di destra e che questo non ha fatto: fondo straordinario per chi perde il lavoro e non ha la cassa integrazione, impegno per sviluppare l’economia locale, potenziamento delle politiche sociali. La gente non va lasciata sola davanti alla crisi Anche chi è più povero deve avvertire che c’è una porta cui può bussare. Se manca questo, incombe la disperazione, la quale può degenerare anche in situazioni di estremismo».

Gli episodi di violenza colpiscono destra e sinistra nella stessa misura.
«Se si perde la speranza che una politica diversa possa farcela, allora il grado di rabbia si rivolge verso tutti. Sono segnali che non vanno sottovalutati ma condannati, e che vanno isolati. Detto questo bisogna rimuovere le cause. E le cause stanno nella crisi economica e sociale. Se poi questa non viene neanche riconosciuta, allora subentra la disperazione, il venir meno della speranza di potercela fare».

C’è un rapporto tra estremismo e crisi della sinistra radicale?
«No, questo non lo vedo. Ripeto, questi atti sono figli della disperazione sociale. In questo contesto io colloco anche il mio no al referendum».

In che senso?
«Sono contrario perché, ad esempio, se per entrare al Senato occorre uno sbarramento dell’8%, è chiaro che si alimenta l’idea di istituzioni per pochi».

La ricetta?
«Ricette non esistono. Ma due cose è importante farle. Una, come ho spiegato, è la risposta alla crisi L’altra, un rapporto sempre più vivo e radicato tra politica, istituzioni e cittadini».

Mario Lancisi