Sulla crisi nell’ultima settimana sono venute, dal seminario di Berlino promosso dall’Aspen Institute, alcune novità. Nel corso dell’incontro il presidente della Bce Trichet e il Direttore generale del Fondo monetario internazionale Strauss-Kahn hanno affermato che la recessione si sta arrestando e che la ripresa economica inizierà già dai primi mesi del 2010. Su questo si è trovato d’accordo anche il Ministro Giulio Tremonti, che ha parlato di “segnali di speranza” e di “cauto ottimismo”.

Dopo queste rassicurazioni, che avevano alimentato qualche motivo di fiducia tra gli operatori economici e nei media, è venuta una parziale smentita dal Fondo monetario internazionale. Le sue stime sulla crescita mondiale sono state riviste al ribasso. Il quadro dipinto per il prossimo futuro è tutt’altro che idilliaco. Mentre in gennaio l’Fmi aveva previsto per l’economia mondiale una crescita del 3% nel 2010, ieri ha avvertito invece che il Pil globale aumenterà soltanto dell’1,9%.

Ancora più preoccupante è l’ultimo rapporto dell’Istat: l’istituto di statistica infatti ha calcolato che in Italia ci sono due milioni e mezzo di persone – circa a 975mila nuclei familiari – che vivono in povertà assoluta. Questa situazione è molto grave, anche se non trova spazio nelle tv e sui giornali. Ad essa deve saper guardare la politica, almeno quella del Partito democratico: dobbiamo ridurre le disuguaglianze sociali, combattere le ingiustizie, sconfiggere la povertà. Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte ad essa, come fa il Governo, né seguire l’agenda che vuole imporci per ridurre la politica ad un teatrino.

Ho più volte sottolineato come il Governo nell’affrontare la crisi economica sia stato ben al di sotto della sufficienza. Il Partito Democratico ha criticato le sostanziali differenze tra le scelte del Governo italiano e quelle degli altri paesi europei riguardo al sostegno dell’economia e del diritto al lavoro. La risposta del Governo è sempre stata la stessa: la situazione italiana è diversa, dal momento che il nostro Paese possiede un solido sistema creditizio. Il problema è che gli altri governi non hanno aiutato in modo esclusivo delle banche. Il Sole 24 ore ha scritto che in Europa gli Stati hanno mobilitato una massa di risorse pari a circa 3 mila miliardi di euro. Di questi, 400 sono stati destinati a misure di salvataggio e di ristrutturazione delle banche.

E’ vero che il volume effettivo di aiuti di Stato sarà inferiore e che si tratta di un importo globale massimo dei sistemi di garanzia, ma è comunque un dato significativo e inedito.
Il nostro Governo spera di incantare gli italiani con la propaganda, ma il quadro è serio. Sono aumentate la disoccupazione e il ricorso alla cassa integrazione; la crescita per il 2009 si ridurrà del 4,4%; il debito pubblico raggiungerà nel 2010 il 121% (il Governo Prodi lo aveva lasciato al 104%). Aumenta, come si è visto, la povertà dei cittadini.

Alcuni, come Paolo e Giulio, intervenendo nella discussione sull’articolo del 10 aprile, hanno detto che si sta perdendo la speranza e che cresce la delusione anche nei confronti del Pd. Vedo anche io i nostri limiti, un partito ancora troppo auto-referenziale, poco presente nei territori, tra i lavoratori, i cittadini, i giovani. Eppure le proposte, per dare continuità ad una iniziativa contro la crisi, ci sono.
Ecco allora la mia conclusione: criticare è giusto, ma non basta.

Impegniamoci, ognuno di noi, quanto più è possibile. Se le organizzazioni territoriali del Pd non riescono ancora a parlare a tutti, ognuno di noi cerchi di rendersi più attivo. Si può entrare nel sito del Partito Democratico, anche attraverso questo mio, e prendere visione delle proposte che avanziamo. Si possono valutare, esprimere idee per migliorarle, farle conoscere, diffondendole. Non è il momento di rassegnarsi. Dobbiamo darci da fare anche per ottenere il prossimo 6 e 7 giugno un risultato positivo alle elezioni europee e amministrative. Conquistare un voto che dia forza e coraggio al Partito Democratico e faccia vedere alla destra che non è padrona dell’Italia.