Il dramma dell’Abruzzo colpito dal terremoto ci addolora e commuove: è giusto stringersi tutti nella solidarietà e nell’impegno per affrontare l’emergenza, rimuovere le rovine, aiutare feriti e sfollati. Poi verrà il momento della riflessione e della richiesta di rigorosi chiarimenti, in primo luogo sulla prevenzione e sulla gestione dell’allarme nelle ore che precedono il sisma, nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 aprile. Il numero di morti, 295, è impressionante: tante vite spezzate, anche di bambini.

Era ineluttabile? Un terremoto di queste proporzioni provoca inevitabilmente un così grande numero di vittime e distruzioni? Oppure questo avviene anche perché il nostro Paese è vulnerabile, fragile non solo per le caratteristiche del suo territorio – le montagne – ma anche per i gravi errori che presiedono agli insediamenti umani, al “dove” e “come” si costruiscono le case, gli ospedali, i ponti, le scuole, gli insediamenti produttivi? In Giappone o in California terremoti di queste intensità hanno esiti diversi: non dobbiamo nascondercelo. Dal 1975 esiste in Italia una legislazione antisismica: è stata rispettata ovunque con il giusto rigore?

Occorre sostenere l’indagine avviata dalla magistratura per accertare, in modo rapido e severo, le responsabilità. Sono state rispettate le normative di sicurezza, comprese quelle antisismiche, anche in costruzioni recenti come l’ospedale o la casa dello studente? Se confermato, l’uso di sabbia di mare insieme al cemento – ovunque sia stato attuato – segnerebbe una colpa grave che ha pesato in questa nuova strage di innocenti. Anche il Parlamento deve svolgere un proprio ruolo: è positivo che la Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, presieduta da Ignazio Marino, abbia già deciso all’unanimità di dar vita ad un accertamento sulla realizzazione del nuovo ospedale.

Infine, la ricostruzione: deve rappresentare una priorità vera, spostandovi risorse, realizzando le nuove abitazioni con i più avanzati criteri di sicurezza, individuando le imprese edili tra quelle non coinvolte in scandali e speculazioni, non assegnando loro nuovi incarichi di lavoro fino a quando non abbiano concluso l’opera già commissionata. E’ così che si ottengono trasparenza e rispetto dei tempi.
Non posso fare a meno di sottolineare che se il Piano Casa fosse andato avanti nei termini e nei modi voluti dal Governo, senza, inizialmente, neppure un riferimento adeguato alle norme antisismiche, la situazione dell’Italia, da questo punto di vista, sarebbe diventata nei prossimi anni ancora peggiore. Meno male che Regioni e opposizione l’hanno bloccato e poi fatto modificare.

Infine le risorse: non è vero che ce ne sono all’infinito, che si può fare tutto e il contrario di tutto. Occorrono finanziamenti ingenti per l’Abruzzo e ne occorrono altri per far fronte alla crisi, sostenere chi si venga a trovare senza lavoro, le famiglie più bisognose, le imprese, specie quelle medio-piccole, il rilancio dello sviluppo. Per evitare contraddizioni e poi potenziali contrasti tra cittadini colpiti da avversità e da condizioni di bisogno, è necessario che lo Stato compia scelte serie e coerenti. Si rinvii di qualche anno la realizzazione del Ponte di Messina e si spostino sull’Abruzzo, in questo momento, quegli investimenti pubblici. Non vedo alternative concrete e praticabili. Non propongo la riapertura di una vertenza tra chi è d’accordo e chi è contrario alla realizzazione del Ponte sullo Stretto: propongo un rinvio, semplicemente. E l’uso delle risorse per fare fronte ad una situazione di emergenza, rispetto alla quale occorre che il Paese continui ad essere unito.