“Ci rivolgiamo a tutti. Vogliamo parlare con tutti. Con Forza Italia e con la Lega, con An e con l’Udc… Facciamo sul serio: io ho già cominciato a prendere contatti con i capigruppo dei partiti dell’opposizione… Li incontrerò, proveremo ad ascoltarci; ma vede quello che sta succedendo al Senato, vede…”. Vannino Chiti sospira: “Il dialogo richiede volontà bilaterale e noi a questo punto lo cercheremo con chi è disponibile”. Dietro quelle ultime dieci parole del ministro per le Riforme c’è la consapevolezza che il confronto con Berlusconi è assolutamente complicato. Ma c’è soprattutto la mano tesa all’Udc. “Possiamo fare alcune cose: cambiare la legge elettorale, introdurre il federalismo fiscale, rivisitare il Titolo V… E vogliamo farlo con un’intesa larga”. Una pausa come per cercare le parole più giuste, poi l’affondo: “L’attuale maggioranza più l’Udc non è certo la maggioranza che esce dalle elezioni politiche. Sarebbe, evidentemente, qualcosa ‘di più largo’ ”.

Ministro, cè Berlusconi che frena…
“Guardi, io cercherò Vito, Schifani, chiamerò Letta, ma temo che settori di Fi siano pronti a cogliere ogni pretesto per affondare il dialogo, per alzare steccati, per trasformare in nemici tutti quelli che vogliono il confronto”.

Vede una strategia?
“Esatto: solo inasprendo le contrapposizioni Berlusconi terrà unito il centrodestra senza modificarlo e senza perdere la leadership. Se si apre una stagione di confronto tutto cambia e Berlusconi esce di scena”.

Casini può essere uomo del dialogo?
“Casini come Cesa, come tutta l’Udc e come settori di An… Perché Fini dovrebbe farsi sfuggire l’occasione? E perchè la Lega dovrebbe rinunciare al confronto sul terreno del federalismo? Possiamo aggiornare la Costituzione, ma bisogna girare pagina: la Carta non può essere il terreno dove piantare le bandierine delle rispettive coalizioni, ma dove costruire un sentimento comune di valori e di comportamenti”.

Ci sarà un tavolo ad hoc per avviare il confronto?
“No, non c’è da inventare nuovi tavoli. La sede deve essere quella del Parlamento. Ci sono le commissioni Affari istituzionali di Camera e Senato… Bastano, bastano; non serve un tavolo ad hoc, serve volontà di ascolto e di confronto per tentare di costruire soluzioni comuni”.

Berlusconi frena, ma Pdci,Verdi chiudono…
“Non chiudono, chiedono una pausa di riflessione. Ma il programma di governo parla chiaro: la Costituzione si modifica con una maggioranza larga”.

Afghanistan: I’Udc è disposta a votare per il rifinanziamento…
“Bene, giusto! E’ importante che sulla politica estera si arrivi a convergenze ampie e che le scelte non siano condivise solo dalla maggioranza del momento. Ma voglio essere chiarissimo: considero un obbligo morale e politico per una maggioranza che esprime il governo del Paese essere unita sulle scelte di politica estera”.

Insomma i voti Udc possono essere aggiuntivi, ma non sostitutivi…
“Non è disprezzo: è un bene che ci siano i voti dell’Udc, ma questo non toglie che la maggioranza abbia un obbligo di coerenza e di unità”.

Ci sarà? E se sì niente fiducia?
“Ci sarà: lo spero, lo credo. E credo che anche la fiducia possa essere evitata. Non potrei garantirlo, ma ripeto: lavorerò perché avvenga”.

I maligni mormorano: Udc al posto della sinistra antagonista…
“Fino a che l’impostazione confermata dal voto tiene in Parlamento, non è né giusto né utile pensare a operazioni di sostituzione. E poi l’Udc ha un obiettivo diverso e più ambizioso: modificare il centrodestra. Posso essere onesto: un altro centrodestra, senza quello che è stato il berlusconismo, sarebbe utile all’Italia e al centrosinistra, porrebbe su un piano più alto e condiviso la sfida tra programmi contrapposti. Oggi abbiamo questo compito. Ma dobbiamo ricordare che il domani è fatto anche di quello che facciamo oggi”.

Arturo Celletti