I ragazzi del Monte Rovaio erano tutti giovani quando sono morti, sulle montagne della Garfagnana. Il più anziano aveva 31 anni, il più giovane 16. Erano appartenenti al gruppo Valanga, alla Stella Rossa e all’ XI° zona Pippo.
Ogni anno il comune di Molazzana si ritrova qui per ricordarli.  
Sono giovani che morirono da eroi, dopo una lunga e difficilie battaglia contro i nazisti. Non si arresero mai, difesero la loro postazione e con il loro sacrificio evitarono la rappresaglia dei tedeschi che avrebbe causato la morte di tanti civili. Evitarono la morte degli abitanti del piccolo paese dell’Alpe di S. Antonio che aveva offerto le loro capanne al comandante della formazione di Leandro Puccetti e ai suoi uomini.
Il 27 agosto, la sentinella partigiana del gruppo valanga, sparò ad una pattuglia tedesca che, risalendo da Col di Favilla era giunta all’Alpe di S. Antonio dove erano accampati i partigiani. I partigiani avrebbero potuto andarsene immediatamente. Decisero di rimanere per evitare la rappresaglia dei tedeschi sugli abitanti del Paese, nonostante fossero in evidente inferiorità numerica.
Questa è soltanto una delle tante pagine belle e commoventi che riguardano la nostra Resistenza. E’ un episodio accaduto in queste terre, su queste montagne, dove l’offensiva tedesca fu particolarmente efferata.
La memoria di questi fatti è di fondamentale importanza per capire noi stessi, il nostro Paese e il cammino che è stato fatto per raggiungere la libertà e la democrazia.
Il 29 agosto 1944 sul monte Rovaio si combattè dalle tre del mattino per oltre  sette ore, i 52 ragazzi tennero testa a circa 1.500 uomini tedeschi.
(I giovani del gruppo Valanga erano: Leandro Puccetti, Mario Bertoni, Franco Davini, Pasquale Cipriani, Lauro Pieroni, Mario Venturelli, Giovanni Borro.
I caduti della Stella Rossa si chiamavano Ettore Bruni, Renzo Sassi, Romeo Bursi, Edoardo Bergamini, Aldo Rusticelli, Ferruccio Tugnoli, Renato Lorenzoni, Rubino Olivieri, Walter Pierantoni.
Tra di loro c’erano anche i partigiani della XI° Zona Pippo: Francesco detto il Napoletano, Gabriele Puccetti e Sergio Bucci).
Il comandante Leandro Puccetti rimase gravemente ferito ma riuscì in un primo momento a sottrarsi alla cattura. Rubino Olivieri fu catturato dai tedeschi e di lui non si sono avute più notizie.
In seguito perse la vita anche il comandante Puccetti, dopo essere stato soccorso invano dai compagni, mentre i tedeschi si davano al saccheggio e alla requisizione del bestiame.
Puccetti fu portato all’ospedale di Castelnuovo, registrato sotto il falso nome di Piero Marinari e la mattina dopo morì in ospedale per essere poi sepolto con quello stesso nome.
Soltanto dopo il 10 luglio del 1946, a seguito di una sentenza del tribunale di Lucca, l’atto di morte verrà corretto.

L’incontro tra il gruppo Valanga e Stella Rossa

Le vittime del monte Rovaio appartenevano a due gruppi differenti. Il gruppo Valanga, formazione di ispirazione cattolica e Stella Rossa, di ispirazione comunista. I due gruppi erano anche espressione di due diverse concezioni della Resistenza. L’uno più attendista, il gruppo Valanga, legato anche a concezioni della vita e della lotta di orientamento non violento, che si fece carico ovunque della necessità delle armi per riconquistare libertà e dignità della persona; l’altro che adottava come metodo di lotta la guerriglia, sulla base anche di analisi della società contemporanea – non solo del fascismo e del nazismo – e dei metodi per cambiarla, trasformarla in profondità.
La Resistenza italiana fu infatti un movimento composito, che riunì gruppi e persone anche molto diverse tra loro. Le differenze erano legate alle forme di lotta, all’appartenenza culturale, politica e non solo. 
La Resistenza rappresentò l’unione di culture e tradizioni politiche differenti, profondamente radicate nel nostro Paese. La tradizione cattolica, quella comunista, quella socialista e quella liberale.
L’incontro tra culture (che hanno fatto la storia del nostro Paese), rappresentate da forze politiche come il partito Comunista, la Democrazia cristiana, il partito d’Azione, il partito Socialista unitario e la Democrazia liberale che operavano nel Comitato di Liberazione nazionale. Perché la nostra Resistenza fu questo: un momento alto di unità nazionale nel quale non scomparvero diversità e pluralismo. Un momento troppo breve della storia italiana ma fecondo e importante in cui gli uomini e le donne che presero parte ad essa espressero passioni profonde, forti valori, profonde convinzioni morali.
I gruppi di ispirazione cattolica portarono nella Resistenza la forza della loro religiosità e dei loro valori morali. 

La Scelta

Soprattutto chi prese parte alla Resistenza compì una scelta. Una profonda scelta morale, una scelta consapevole. Quella di stare dalla parte della patria, quella vera, quella di tutti, quella colpita, umiliata e venduta ai nazisti dalla dittatura fascista e dalle leggi razziali, quella devastata dalla guerra e dall’occupazione tedesca, disorientata e stordita dopo l’8 settembre.
La scelta dell’impegno per il nostro Paese, la scelta di combattere per la democrazia e per la libertà, la scelta di liberare l’Italia e l’Europa dalle dittature e dal nazifascismo.
Chi compì questa scelta fece la scelta giusta. 
“Furono anni in cui molti divennero diversi da ciò che erano stati prima. Diversi e migliori – scrisse Natalia Ginzburg -. La sensazione che la gente fosse divenuta migliore circolava nelle strade. Ognuno sentiva di dover dare il meglio di sé. Questo spandeva intorno uno straordinario benessere, e quando ricordiamo quegli anni, ricordiamo il benessere insieme ai disagi, al freddo, alla fame, alla paura, che in quelle giornate non ci lasciavano mai”. 

La resistenza di popolo.

la Resistenza italiana fu portata avanti dai partigiani anche sulle montagne di queste terre, della Lunigiana e della Garfagnana. La Resistenza combattuta sui monti dell’Emilia e della Toscana, del Friuli, del Veneto, del Piemonte e di tutto il Nord d’Italia, quella combattuta nelle grandi città, da Napoli a Genova, da Firenze a Milano, ma anche quella di tutta una popolazione che partecipò in vario modo alla lotta di Liberazione. Con tanti episodi quotidiani di solidarietà, prestando aiuto e assistenza ai partigiani. Con atti di disobbedienza alle autorità naziste e fasciste. Una popolazione che, nelle città, nei paesi, nei piccoli centri, ha resistito alle durezze della guerra, alla fame, alle sofferenze fisiche e morali. Una popolazione che, all’umiliazione dell’occupazione nazista, ha spesso saputo resistere tenendo alta la dignità umana e morale a rischio della stessa vita. Come i tanti episodi avvenuti in gran parte in queste terre dimostrano. Terre in cui la furia nazista è stata particolarmente feroce e dove la popolazione ha subito tante stragi e rappresaglie da parte degli occupanti, la cui ferocia è giusto ricordare ai nostri giovani.

L’impegno di ciascuno per liberare l’Italia

Coloro che fecero la Resistenza vollero contribuire personalmente con il loro sacrificio e con il loro impegno alla liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista.
In questo modo dobbiamo ricordare i ragazzi che sono morti sul monte Rovaio. Ragazzi che avevano un sogno di libertà e di giustizia, che pensavano al futuro e che semplicemente sono morti anche per noi, per l’Italia, per dare a tutti noi la dignità e la possibilità di vivere in un Paese migliore. Quei ragazzi sono il nostro orgoglio.
Oggi a loro rivolgiamo il nostro pensiero, il nostro ricordo e la nostra gratitudine.
Se non facessimo questo, se non sapessimo trasmettere alle generazioni che verranno questa memoria e questo sentimento, faremmo morire ancora una volta quei giovani.

Lo Stato – la Costituzione

I valori di quei giovani sono nella nostra Costituzione. La Resistenza ha rappresentato il momento fondante della nuova Italia Repubblicana.Una Costituzione ancora attuale e densa di significato, “Un albero rigoglioso di cui la Resistenza rappresenta la sua radice irrinunciabile”.  Piero Calamandrei espresse in modo forte il rapporto tra Resistenza e Costituzione: “Dietro ogni articolo della Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Alla fine della guerra, dopo il 25 Aprile, dopo la Liberazione, si costituì l’Assemblea Costituente che aveva il compito di redigere la nostra Carta costituzionale. Fecero parte di quella assemblea tutte le componenti politiche e culturali che avevano preso parte alla Resistenza. Forze che esprimevano orientamenti e visioni del mondo assai differenti. Si confrontarono a lungo all’interno dell’Assemblea e non mancarono neanche momenti di scontro vivace. Ma i nostri padri costituenti seppero trovare una sintesi tra le anime del Paese. La Costituzione, che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948, esprime nei suoi principi fondamentali i valori del popolo italiano, maturati durante le terribili esperienze di quegli anni: il fascismo, la seconda guerra mondiale, l’occupazione tedesca. Rappresenta un momento di profonda unità nazionale.
I principi della nostra Costituzione riguardano i diritti dell’uomo, i doveri di solidarietà politica e sociale, le pari dignità tra uomo e donna, la libertà di religione, il ripudio della guerra. Sono principi alti che si fondano su quelle esperienze. Sono i valori che appartengono a tutto il popolo italiano.

Cosa trasmettere alle nuove generazioni

E’ importante raccontare la storia di questi giovani alle nuove generazioni, perchè la memoria degli atti di coraggio di quanti ci hanno restituito la libertà non vada perduta. La memoria di quei fatti deve essere parte integrante della nostra storia e trasmessa alle generazioni future. Perchè il filo rosso e il dialogo tra le generazioni passa anche attraverso quel vissuto.
Senza una memoria storica e valori condivisi i popoli non esistono, non hanno un futuro. 
Una delle caratteristiche della Resistenza italiana è stata quella di essere combattuta da una generazione di giovani che scelsero di ribellarsi per un futuro diverso. Giovani nati sotto il fascismo, educati alla ideologia fascista che seppero di fronte al disastro della patria, non fuggire, non essere indifferenti ma assumersi in pieno la loro responsabilità, agire.
La speranza per il futuro dell’Italia emerge dalle testimonianze rese dai tanti che persero la vita e lasciarono parole scritte. Questi giovani portarono nella lotta partigiana una fortissima tensione verso il futuro e una grande carica ideale. Insieme al coraggio e alla determinazione.
Ai giovani di oggi, alle nuove generazioni, trasmettendo la memoria di quei tanti ragazzi morti nella Resistenza come i ragazzi del Monte Rovaio, vorrei dire che questi ragazzi erano giovani come loro. Cresciuti sicuramente più in fretta, a causa degli avvenimenti di quegli anni che sconvolsero l’Italia, l’Europa e il mondo intero, ma pur sempre dei ragazzi: animati da gioia di vivere. Questi ragazzi ci hanno regalato un mondo migliore.
Voglio concludere con le parole di una delle tante giovani che presero parte attiva alla Resistenza:
“Per me è stato il periodo più bello della vita. Ma è stato anche tragico, perché ho visto morire tanti ragazzi quando avrei voluto dare la mia vita cento volte per salvare la loro e questa è stata una sofferenza atroce”.
 
Cosa fare oggi

Non dobbiamo accettare il mondo come lo troviamo e vediamo, ma impegnarsi per renderlo migliore. Non ci si deve rassegnare o restare passivi di fronte all’ingiustizia, alla povertà, alle solitudini. Di fronte a un processo di impoverimento della democrazia, occorre far vivere e attuare la Costituzione. I suoi valori sono “portanti”, fondamentali per la nostra società. La Costituzione parla di opportunità attraverso il diritto alla istruzione, alla salute, al lavoro, alla cultura.
La Costituzione – ogni Costituzione – non ha vita propria. Per vivere ha bisogno di “carburante”, ogni giorno.

Questo è il nostro impegno.