L’Organizzazione Internazionale del Lavoro pochi giorni fa ha informato sui rischi piu’ gravi della crisi economica: una recessione prolungata del mercato del lavoro. Domenica scorsa l’Ocse ha evidenziato che, nei paesi del G8, il tasso di disoccupazione potrebbe raggiungere entro la fine del 2010 il 10 per cento. In Italia sarà al 10,7 per cento. Questi dati sono drammatici: centinaia di migliaia di persone resteranno senza lavoro e senza sostegni sociali. Molte famiglie vedranno cadere il livello di benessere che erano riuscite a conquistare.

Nessun paese uscirà dalla crisi come ci è entrato: se saremo migliori o peggiori dipende da noi. Dipende cioè dal nostro impegno, dalla unità su obiettivi fondamentali, dalle scelte che faranno i governi. Il Presidente del Consiglio Berlusconi proprio non riesce a calarsi nella crisi, a capirne la portata, ad assumere le decisioni necessarie. Non riesce a viverla per quella che è: la immagina come un fatto mediatico. Basta non farne parlare in tv e sui giornali, aggiungere qualche sorriso smagliante e cucù, la crisi non c’è più! Anche per questo nell’intervento sulla crisi economica il Governo di destra è al di sotto delle necessità: non solo si rivela inadeguato, ma è al di sotto dell’attenzione e delle scelte compiute da altri Governi europei.

Si può tentare di confondere tutto dietro i megafoni della propaganda, ma la realtà – continuando di questo passo – è che avremo un debito pubblico più grande, più disoccupati, più povertà ed un minore sviluppo.
Il Presidente Berlusconi non può dedicarsi completamente alla crisi: il centro del suo impegno sono le elezioni europee, alle quali si candiderà pur sapendo che non farà il deputato europeo. E’ incompatibile. Ma come è noto Berlusconi è uomo di campagne elettorali: il resto può attendere. I disoccupati si diano da fare e s’arrangino, come ha detto a Napoli: cosa c’entra il Governo!

Il Partito democratico ha avanzato proposte urgenti per fronteggiare la crisi: l’assegno di disoccupazione per quanti perdono il lavoro durante la crisi; misure di solidarietà alle famiglie più povere attraverso un contributo straordinario da parte di chi ha redditi superiori ai 120mila euro; per le imprese un sostegno per l’accesso al credito, la parziale detassazione degli investimenti produttivi, la riduzione del peso del fisco nel biennio 2009-2010.
La risposta del Governo è stata spesso l’irrisione. Il Paese avrebbe bisogno di un’intesa su alcune scelte prioritarie, per fronteggiare la crisi; richiederebbe una voce unitaria per far svolgere all’Unione Europea un ruolo decisivo, perché per uscire dalla crisi occorre un di più d’Europa. Ma il Governo italiano, spesso, è in tutt’altre faccende affaccendato. Peccato che non siano quelle che vivono ogni giorno i nostri cittadini.

P.s.
Da ieri anche Berlusconi si è accorto che la crisi c’è.