Tre giorni chiuso in un ufficio per risolvere il garbuglio delle primarie fiorentine, mangiando panini all´ora di pranzo per non perdere tempo prezioso e riuscendo pure, tra un incontro e l´altro, a fare un salto in Senato e a presentarsi puntuale alla Seeber per presentare un libro con Tana de Zulueta. Anche un´instancabile macchina da guerra come Vannino Chiti ammette di aver fatto un po´ di indigestione di politica in questo periodo. Il problema lo ha risolto, la missione è compiuta, Veltroni è soddisfatto? «Certo, il risultato è molto positivo», dice concedendosi una rara battuta. «Però non si vive di sole primarie, anche i giornali dovranno farsene una ragione. Basta». E allora proviamo a parlare anche d´altro.

Chiti, lei ha fatto il miracolo di mettere tutti d´accordo nel Pd oppure a Firenze c´è un problema di vertice troppo debole?
«Non direi proprio, sarebbe un giudizio ingeneroso che non condivido. In questi giorni abbiamo lavorato fianco a fianco con Andrea Manciulli e Giacomo Billi per raggiungere l´obiettivo delle primarie di coalizione, che poi era quello che il segretario regionale aveva impostato fin dall´inizio per tutta la Toscana. Le difficoltà del Pd non sono solo locali ma anche nazionali e sono le difficoltà di un partito che si sta costruendo e ha bisogno di radicarsi sul territorio e di occuparsi dei cittadini. Anche le primarie non possono essere un momento autoreferenziale della politica, i candidati devono parlare della crisi che colpisce le famiglie, di come Firenze e la Toscana si possono attrezzare per affrontarla, di cose che la gente comprende. Dobbiamo fare squadra, nessuno vince da solo. Il Pd ha bisogno di tanti iscritti che gli diano forza».

Avete bisogno di iscritti ma Domenici ha detto che non sa se prenderà la tessera.
«Conosco Leonardo da una vita, siamo amici, ha fatto bene il sindaco per nove anni e mezzo e credo che farà bene fino all´ultimo secondo. Lui ed io siamo tra quelli che hanno creduto fortemente nella necessità di costruire un partito nuovo in cui si ritrovassero i riformisti progressisti e questo è il senso della nostra vita. Se Domenici non prendesse la tessera non romperebbe con un partito ma col senso della sua vita, per questo sono certo che non c´è bisogno di invitarlo ad iscriversi e che continuerà a dare al Pd un contributo di passione e intelligenza».

Lei ha denunciato un rischio di “privatizzazione” delle primarie.
«Questa campagna elettorale è partita molto presto quando non doveva partire, perché prima si stabiliscono le regole e poi arrivano i candidati. Questa difficoltà si è sommata a quella di un partito giovane che si va costruendo e all´impossibilità per il segretario provinciale, anche lui candidato, di esercitare il proprio ruolo. Ecco perché Firenze è diventata un caso nazionale e si è rischiato di “privatizzare” le primarie ad uso e consumo dei candidati».

Anche l´inchiesta giudiziaria su Castello, il sindaco incatenato e la “questione morale” hanno contribuito ad inasprire il clima.
«Dal punto di vista dei reati la mia convinzione è che non verrà fuori niente di rilevante, convinzione che si basa sulla conoscenza diretta delle persone e sulla fiducia che ho in loro. Sulle questioni che riguardano il rapporto tra politica e magistratura penso che si debba fare come dice Napolitano: la magistratura svolga con sobrietà e responsabilità il suo lavoro in piena indipendenza e i politici adottino un costume pubblico e privato di rigore e trasparenza. Bisogna tornare a dire, però, che nessuno è colpevole finché non viene giudicato e questa è sempre stata la mia linea sia nei confronti degli alleati che degli avversari politici. La legalità dovrebbe far parte del senso comune e del dna degli italiani e non essere brandita come un´ascia di guerra. Quanto al Pd non saranno ammessi comportamenti che possano esporci a critiche. Potremo definirci “nuovi” solo se saremo inattaccabili».

Sul tappeto ci sono questioni urgenti da risolvere a Firenze, in Comune piano strutturale e bilancio sono bloccati e la crisi economica sembra destinata ad aggravarsi. Il Pd dovrà pur parlare di questo, ora che ha sistemato i conti in casa propria.
«Il Pd e il centrosinistra devono rimboccarsi le maniche e fare squadra. Al governo c´è un ministro del Tesoro che ripropone la triade ottocentesca della destra “dio, patria e famiglia” invece di dare risposte serie alla gente e fare autocritica sullo sperpero dei soldi pubblici e la disastrosa gestione della vicenda Alitalia. Il Pd deve interrogarsi su come difendere posti di lavoro e costruire una nuova fase dello sviluppo sostenibile. Firenze deve valorizzare le sue potenzialità. C´è un grande lavoro da fare».

Domenici sostiene che sia sbagliato candidare tre esponenti del Pd alle primarie di coalizione. E dice che è stato lui a proporre la formula del ballottaggio. Una novità inventata per Firenze?
«Io sono stato incaricato dal segretario nazionale Veltroni di venire a Firenze per sbloccare le primarie e restituire spinta al nuovo centrosinistra. Ho contribuito con altri a scrivere l´ultimo capitolo, non l´inizio del libro: i candidati espressione del Pd c´erano già, non sono stato e non avrei potuto essere un commissario. Il ballottaggio serve a dare forza al candidato che affronterà la campagna elettorale delle amministrative per battere il centrodestra. Vincere con una percentuale modesta non avrebbe lo stesso significato. La coalizione stessa ha detto che qualunque candidato vincerà sarà sostenuto con forza e convinzione da tutti. Questo è il vero risultato raggiunto».

Simona Poli