BOLOGNA – «Eh Pansa… sinceramente, non riesco a capirlo. Le sue dichiarazioni sull’Anpi mi sembrano ingiuste e irriguardose. Proprio perché ci sono stati i partigiani, Pansa può dire oggi tutto quello che dice: perché loro ci hanno consentito di essere liberi, di esprimere le nostre valutazioni. E di sbagliare, anche».

Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, sarà questa mattina in veste ufficiale a Marzabotto per commemorare i 64 anni dalla più terribile strage compiuta dai nazisti in Italia. Parlerà nel sacrario che ricorda le quasi ottocento vittime, e intanto tira le somme delle ultime settimane di polemiche sulla Resistenza che hanno coinvolto perfino il film di Spike Lee sulla strage di Sant’Anna di Stazzema.
«Sant’Anna e Marzabotto sono il simbolo di tutte le barbarie commesse contro i civili — dice Chiti, del Pd — e l’Italia repubblicana ha un debito verso le vittime di quelle stragi e i loro familiari».

Quale?
«Mi riferisco all’armadio della vergogna, ai 685 fascicoli sui crimini tedeschi non inoltrati alla giustizia, e ai tanti responsabili che avrebbero potuto essere condannati. E’ un debito da affrontare facendo oggi tutti i processi possibili. E sarebbe bene che il Governo, che ha tagliato i fondi per le vittime delle stragi nazifasciste e per le associazioni che ne tengono viva la memoria, ripristinasse tali risorse».

Per la memoria?
«Sì. Anzi, la mia proposta è di costituire una fondazione sui crimini commessi in Italia dal fascismo e dal nazismo. Che conservi gli atti e i fascicoli dei processi, le ricerche e la documentazione: un patrimonio consultabile da tutti».

Lei sa che subito qualcuno chiederà un’analoga fondazione per le vittime dei partigani. Tra un po’ la vorrà anche Violante.
«Una cosa è la pietà verso i morti, verso tutti coloro che hanno perduto la vita in quegli anni tremendi. Ma la doverosa pietà non può portare a non vedere le motivazioni che muovevano chi combatteva da una parte o dall’altra. Credo sia questo che intende dire Violante».

E Fini lo ha scavalcato.
«Le parole di Fini sono state importanti: ha dichiarato che non era equivalente stare da una parte o dall’altra. Ma altri esponenti di primo piano di An hanno usato parole diverse, ambigue, e Fini ha registrato dissensi tra i giovani del suo partito. Quando tutta la destra, non per obbedienza, ma per convinzione, si ritroverà nelle parole di Fini, sarà un giorno positivo. L’Italia ne uscirà più forte e unita».

Pansa, invece, divide?
«Della Resistenza dobbiamo guardare, senza retorica, tutti gli aspetti, approfondire le deviazioni e le zone oscure, ma non devono farlo né i politici né i giornalisti, bensì coloro che si occupano di storia. La politica deve fare il suo compito, cioè dire quale era la parte giusta. Rifuggendo azioni di revisionismo che pongano in modo indistinto tutti sullo stesso piano».

Andrea Fontana