«Parisi guardi alle sue scelte che hanno fatto cadere Prodi…»

Roma – «Dobbiamo costruire concretamente un partito che abbia la capacità di parlare ai cittadini dei loro problemi reali», risponde così Vannino Chiti, vicepresidente del Senato alla domanda quale priorità è emersa dall’Assemblea costituente del Pd. «Solo se questo sarà un punto fermo riusciremo a uscire dall’empasse, se, invece, il dibattito assumerà toni autoreferenziali non faremo bene l’opposizione e non costruiremo nulla».

Che tipo di partito costruirete?
«Che sappia condurre una forte battaglia di opposizione nel Paese».

Fermo restando la leadership di Veltroni?
«Sicuramente».

Nonostante la posizione di Parisi?
«Dentro un atteggiamento di simpatia umana personale, di stima, non da ora gli riconosco un’intelligenza critica che fa riflettere e sollecita, mi trovo in disaccordo. Parisi è convinto che il Pd per essere vero deve nascere sulle macerie politiche, io penso che la discontinuità si sia avuta e il Pd non debba essere il risultato stabilizzato tra Ds, Margherita e area Prodi. Si è accorto tardi che l’Unione era franata, avrebbe dovuto capirlo su un tema cruciale, quello della legge elettorale, sostenendo il referendum in modo acritico, non come stimolo ma in quanto tale, ha contribuito a scavare per minare le fondamenta dell’Unione, facendo venir meno il collante nel centro sinistra con Rc e l’Udeur lasciando credere che la responsabilità fosse stata di Bertinotti quando Parisi è stato tra quelli che ha sostenuto, benedicendo e patrocinando l’operazione, che ha contribuito alla crisi di Governo. Questo va detto pur senza assolvere la cosiddetta sinistra radicale».

E delle associazioni che da D’Alema alla Melandri fioriscono e fioriranno? Cosa pensa?
«Se il Pd fosse già un partito robusto nel Paese, direi, senza dubbio, possono essere elementi di pluralismo, ma il partito è da costruire, e non lo si fa attraverso associazioni separate che rischiano di frammentare. Il solo dibattito necessario e utile è quello che si svolge nelle sedi competenti. Per ora sospendo il giudizio».

È emerso un bisogno di sinistra?
«Per me il Pd è una forza progressista e di sinistra del 20 esimo secolo. Penso che nel futuro ci possa e ci debba essere un centro sinistra rinnovato, un nuovo centro sinistra nel Pd,e dobbiamo lavorare in questo senso. Credo che lo Sdi debba essere con noi ma penso anche all’Udc di Casini e Tabacci».

E alla Sd cosa dice?
«Che la sua casa è nel Pd, la casa comune dei riformisti».

Ma Fava auspica una «sinistra di nuovo conio» e dialoga con Vendola…
«Bene, io mi auguro che in ogni caso la casa comune sia il Pd».

Quando parla del bisogno di recuperare quella distanza tra politica e società intende anche la necessità di un maggiore rigore etico individuale per dirlo con Gramsci di un «processo molecolare di costruzione delle coscienze»?
«Non vi è dubbio. Penso ad un partito che sappia insegnare senso delle istituzioni e coerenza, sobrietà nei comportamenti individuali, nello stile, valori, irrinunciabili. Ad una politica che sia in grado di fare ciò che dice. Il “sono tutti uguali” come ormai si sente ripetere spesso, nuoce poco alla destra ed è deleterio per noi».

Sandra Amurri