Il ministro chiede alla destra di riconoscersi nei valori della Resistenza e della Costituzione

ROMA – IL 25 Aprile va difeso soprattutto dalla palude grigia di indifferenza e di disimpegno». Al ministro alle Riforme Vannino Chiti, neosenatore del Pd, non piace il clima che da destra si sta nuovamente alimentando contro il 25 Aprile che poi, a suo giudizio, è anche contro la Costituzione.

Senatore Chiti perché la destra attacca il 25 Aprile?
«Perché a destra ci sono ancora ambiguità e contraddizioni. Ma dobbiamo sperare che siano superate. Il 25 Aprile è la festa della Liberazione dell’Italia, della libertà ritrovata dopo la sconfitta del nazismo e del fascismo. È la festa di tutti gli italiani».

Lei, alle politiche del 2006 iniziò la campagna elettorale da Sant’Anna di Stazzema, dove i nazisti e i fascisti uccisero oltre 500 persone inermi. Disse che sperava di vedere con lei alle elezioni successive anche il candidato della destra.
«E continuo a augurarmi che un giorno a Stazzema diremo assieme all’esponente del centrodestra che quegli atti di barbarie contro l’umanità non devono più tornare. E che la Costituzione è un patrimonio comune a tutti».

Non riconoscere la Resistenza significa non credere nella nostra Costituzione?
«La Costituzione è come un albero. Nato e cresciuto su alcune radici. La più importante è la Resistenza. Se quella radice si secca, se qualcuno la vuole tagliare, si secca tutto l’albero. Un padre della nostra democrazia, Piero Calamandrei, suggeriva ai giovani che volevano sapere dove è nata la Costituzione di andare sulle montagne dove combattevano i partigiani o nelle carceri dove erano stati imprigionati o nei prati dove avevano perso la vita per la nostra libertà».

Eppure queste parole a destra non sono sentite come un valore.
«Quando Fini ha condannato le leggi razziali, quando è andato in Israele per rompere, anche simbolicamente, col passato da cui proveniva, è stato un fatto estremamente positivo. Ora vorrei che Fini riconoscesse il valore della Resistenza e del 25 Aprile. Sarebbe un bene per l’Italia veder nascere anche da noi una destra europea. Sarkozy nel discorso con cui accettò la candidatura alle presidenziali fra i suoi punti di riferimento mise la Resistenza. E appena eletto fece leggere nelle scuole la lettera di un partigiano condannato a morte dai nazisti. L’Italia si meriterebbe una destra come questa».

E invece c’è Selva che vuole abolire il 25 Aprile e il sindaco Pdl di Alghero che vieta “Bella Ciao”.
«Non tutti sono uguali. La Moratti alle manifestazioni del 25 Aprile c’è andata e chi la contestò fece un atto di intolleranza inaccettabile. Poi ci sono anche posizioni fascistoidi che non vanno sottovalutate, ma sono limitate. Il problema vero è che a destra prevale uno scettico distacco. Una grigia palude di indifferenza che non è ammissibile. Perché c’è un legame indissolubile fra Resistenza e Costituzione. E questi devono essere valori comuni a tutti. Come avviene in tutta Europa. Il Pd ha nel suo manifesto il richiamo ai valori della Resistenza. Vorrei che fosse nel manifesto anche di tutti gli altri partiti. Ma non si tratta di fare sul 25 Aprile una battaglia politica fra Pd e Pdl. Semmai di condurre una battaglia culturale tra tutti gli italiani affinché la vittoria sul fascismo e sul nazismo non finisca mai nel dimenticatoio. Così nessuno lascerebbe senza risposta un Selva che vuole abolire il 25 Aprile o un sindaco che non fa suonare “Bella Ciao”».

Vladimiro Frulletti