Roma – «La maggioranza al Senato è risicata, d’accordo, ma non vuoi dire che è debole. Le fiducie le mettiamo, d’accordo, ma la Cdl la pose 46 volte». Vannino Chiti, ministro ds per i Rapporti con il Parlamento, non ci sta a mettersi sulla difensiva per il continuo ricorso alle fiducie da parte del governo. Contrattacca. E a settori della Cdl manda segnali di possibili intese future su riforme e sistema tedesco. «Ma una cosa sia chiara: niente maggioranze variabili».

Ministro Chiti, l’opposizione non gradisce questo continuo ricorso alle fiducie, chi vorrebbe dialogare, così non può farlo.
«Non accettiamo lezioni dalla destra su questo. Loro la misero 46 volte pur disponendo di cento deputati di maggioranza alla Camera e di una cinquantina al Senato. E la posero finanche su leggi ad personam per non parlare della Finanziaria».

Anche I’ex presidente della Camera Casini vi ha rimbrottato.
«Ho visto. Ma vorrei far presente che sul decreto Bersani ad esempio c’è stato un confronto in commissione, ci sono
state 98 modifiche di cui una ventina dell’opposizione. Il confronto non l’abbiamo impedito, la fiducia abbiamo dovuto metterla per fare presto, non per vincolare la maggioranza».

Non dica che anche la fiducia sull’Afghanistan è stata messa per questioni di tempo.
«Non è sorprendente né anomalo che su questioni come queste ci possano essere posizioni diverse, dissensi, avviene
in tutti i Parlamenti d’Europa. La fiducia qui è stata messa perché è lo strumento più idoneo per salvaguardare da una parte il diritto al dissenso e dall’altra la volontà di questi parlamentari che non intendono in alcun modo creare problemi di tenuta al governo, non sono senatori “pendolari”, sono senatori dell’Unione».

Il governo ha maggioranza in politica estera?
«La fiducia al Senato serve a dare questa risposta».

Ma se al Senato i numeri fossero più ampi…
«Questo governo ha la sua maggioranza. Ampia alla Camera, risicata al Senato, il che non vuoi dire debole. Questo governo non vuole maggioranze variabili. Un confronto con l’opposizione si ha a partire da una maggioranza che esprime una linea e una compattezza. Questi sono stati anni di governi presidenzialisti, abbiamo bisogno di governi parlamentari forti».

Per mostrare i muscoli all’opposizione?
«Ma no. Cerco di essere il più chiaro possibile: su questioni di fondo come la Finanziaria e la politica estera, la maggioranza deve essere autosufficiente, deve tenere e verificare la propria tenuta. Su altri temi tipo la scuola, il mercato del lavoro e altri il confronto può e deve essere libero, si possono fare modifiche senza che ci si strappi i capelli».

E questo potrebbe bastare per intavolare qualcosa di serio con l’opposizione o con settori della medesima?
«Vorrei fare io una richiesta all’opposizione: uno dei temi di confronto saranno le riforme istituzionali, sul sistema tedesco c’è una sintonia forte tra l’Udc, tutta l’Udc, e il centrosinistra. Chiedo: l’Udc ha intenzione di muoversi o intende seguire la “disciplina di coalizione”? Se ci fossero convergenze poi potrebbero estendersi anche ad altri temi. Ma devono decidersi».

Tutto questo prima o dopo la finanziaria?
«Dopo, dopo. Una volta che si vedrà che noi teniamo, anzi stiamo benissimo, tante cose sono destinate a cambiare nel centrodestra, dalla leadership ai movimenti interni loro».

Nino Bertoloni Meli