Intervista a L’Unità 29 agosto 2005

(II professore dia il suo contributo. Le intese con l’altro Polo sono aggiuntive.)

“Non c’è più la desistenza. L’accordo stavolta durerà”.

Nell’editoriale sul Corriere della Sera ieri Monti scrive che sotto il profilo della capacità di governare l’economia è particolarmente penalizzante una caratteristica del “bi-pseudopolarismo italiano”, ovvero il fatto che vi sono spesso visioni economiche più simili nei due poli, che nello stesso polo. Lei cosa ne pensa?
«Monti è un interlocutore con cui è importante mantenere aperto un confronto e una discussione, senza scandalizzarsi per le sue opinioni e diversità. Detto questo penso che valutando gli aspetti di difficoltà dei 2 poli per affrontare i temi dell’economia li riferisca genericamente alle questioni del bipolarismo, e a com’è questo da noi. Ma vanno affrontate anche in modo diverso».
Per esempio?
«Il centrosinistra nelle elezioni vinte nel ‘96 aveva la desistenza e non un accordo di programma. Questa è la grande differenza rispetto alle prossime elezioni, che avranno un programma di governo sulle diverse tematiche, e anche sull’economia. Per noi andrà benissimo se su alcune scelte ci sarà anche l’apporto dell’altro schieramento, ma questo sarà aggiuntivo. Per cui Monti dia un valido contributo alla costruzione del nostro programma, o lo valuti a gennaio. Lui sostiene
che la volta scorsa dopo il forte impegno di tutta la coalizione per il raggiungimento dell’euro, questa non resse. Ma non tiene conto che nella legislatura precedente la coalizione era venuta meno non solo per questo, ma perché c’era la desistenza»
E la destra?
«La destra non si è mai preoccupata né nelle ultime elezioni, né al di là delle parole in questi mesi di un programma che tenga insieme la coalizione: cerca sempre uno schieramento il più ampio possibile, non preoccupandosi minimamente di legarlo attorno a coerenze programmatiche. Berlusconi ha cercato di tenerlo insieme con la sua leadership personale e con il patto tra lui, Tremonti e la Lega che condiziona la coalizione»
Monti propone tre ipotesi: un solido Partito di centro liberale, una grande Coalizione temporanea, il governo di Uno dei due poli capace di prendere
decisioni anche contro pezzi del proprio polo. Che ne pensa?
«Penso che quello di cui noi abbiamo bisogno sia presentare – e noi come Unione lo faremo – un programma di governo valido per l’Italia, convincere gli italiani, vincere le elezioni e attuarlo. Nell’attuazione noi ricercheremo un confronto con l’opposizione a differenza di quanto fatto dalla destra. Non credo sia utile e proponibile oggi una grande coalizione. E comunque queste non nascono mai da impostazioni strategiche – penso alla Germania – ma da risultati elettorali, quando non ci sono i numeri per governare, o da grandi emergenze. In questo dibattito estivo si è parlato a volte molto in astratto di alcuni problemi concreti. Il bipolarismo è una grande conquista, che noi Ds e noi Unione -ma mi auguro tutte
le grandi forze di questo paese – voglia- – La destra non si è mai preoccupata né nelle ultime elezioni né in questi mesi di un programma –vogliamo tenere ferma. Così quando vanno a votare, i cittadini scelgono la maggioranza di governo»
Cosa manca?
«Non manca il fatto che ci sia un centro che occhieggia e sceglie la coalizione con cui allearsi. Manca invece il fatto che a monte degli schieramenti alternativi ci siano valori condivisi, come la Costituzione, l’etica pubblica e la laicità. Monti e altre personalità autorevoli come lui non possono non rendersi conto che la destra con il colpo che sta portando alla Costituzione rende uno dei valori di fondo un campo di scontro e divisioni
laceranti. C’è qui una questione da porre all’Udc, ai vari Casini e Follini. Quando parlano di discontinuità se si riferiscono a persone, allora interessa solo loro, deve
essere invece una discontinuità di scelte programmatiche e indirizzi politici. Un’altra cosa che manca al bipolarismo è la riorganizzazione sia della destra che del centrosinistra»
Come?
«A destra dopo la sconfitta di Berlusconi alle elezioni potrà nascere una forza conservatrice di tipo moderato e europeo che sia protagonista fondamentale di quello schieramento. La grande scelta strategica del centrosinistra era e resta la costruzione di un nuovo soggetto politico di tipo riformista. L’impegno di noi Ds è costruirlo da ora alle europee 2009, mettendo insieme culture dell’area socialista, liberaldemocratica, cattolico democratica e cattolico sociale, e facendole incontrare con nuove culture come l’ecologismo e i movimenti di liberazione della donna. Noi per primi abbiamo
detto che ci deve essere un bipolarismo corretto e non continuamente conflittuale (Fassino usò già un anno fa l’espressione di “bipolarismo mite”). L’impegno strategico dei Ds è difendere il bipolarismo, e farlo funzionare meglio».
Monti parla riferendosi al passato di
consociativismo di uomini di governo
e opposizione ….
C‘’è stato certamente nella lunga vicenda italiana dal 1948 al 1993 in cui non era praticabile la democrazia dell’alternanza. Ma non è quella la strada da ripercorrere, e non bisogna scambiare per consociativismo tutti i rapporti tra maggioranza e opposizione, altrimenti si dice una cosa e poi si spinge verso il modo di governare dell’attuale maggioranza»