La destra ha perso nettamente le elezioni regionali e amministrative. Dopo le politiche del 2001, è sempre stata sconfitta. In questa primavera del 2005 in modo ancora più netto: dodici Regioni al centrosinistra, solo due alla destra.
Sei provincie ad uno in Sardegna. Sono solo degli esempi. Il dato politico è generale: dove la destra riesce a vincere – è il caso di Lombardia e Veneto – crolla comunque nei consensi, rispetto a cinque anni fa.
Per la prima volta dall’avvento del maggioritario in Italia, non è solo il fenomeno dell’astensionismo a premiare il centrosinistra: due milioni di voti vengono spostati da destra.
Il voto in Sicilia, il successo della destra a Catania, modificano o in qualche modo contraddicono la tendenza generale? No. Niente affatto.
Non solo Catania è una rondine isolata e in questo 2005 la primavera si è tinta dei colori del centrosinistra, ma anche in Sicilia e nella stessa Catania non assistiamo ad una inversione favorevole alla destra.
In Sicilia si votava in due comuni capoluogo – Enna e Catania – entrambi amministrati dalla destra: ad Enna il centrosinistra ha vinto al primo turno; a Catania la destra ha prevalso ma perdendo cinque punti in percentuale.
Su Catania in particolare è stata costruita una campagna mediatica, che ci ricorda, ancora una volta, come la destra abbia il controllo dei gangli fondamentali dell’informazione radiotelevisiva. Uso una metafora sdrammatizzante, di tipo sportivo: sarebbe come se una squadra vincesse 7 a 1 un incontro di calcio, ma le trasmissioni sportive raccontassero, del risultato, solo il goal della bandiera, segnato da chi ha seccamente perso.
Perché la destra ha orchestrato questa campagna mediatica? Prima di tutto per fini interni. Berlusconi era attaccato nella coalizione e nel suo stesso partito; la sua leadership discussa. L’esordio del suo nuovo governo disastroso: Italia, unico paese europeo in recessione; costo della vita alle stelle; conti dello Stato sfasciati. Sindacati e Confindustria esprimevano, nell’interesse del paese, auspici di elezioni in autunno.
Savino Pezzotta, segretario della CISL, ha denunciato pubblicamente, in una intervista sul Corriere della Sera, l’inaffidabilità di Berlusconi.
Ingigantire l’effetto Catania, serve a dare un minimo di tregua alla destra ed al governo: viene usato da Berlusconi per rilanciare se stesso.
Durerà? E quanto? Difficile dirlo.
Le elezioni hanno dimostrato che operazioni mediatiche senza basi reali – tipo, l’Italia va bene, gli italiani stanno meglio, il governo è ottimo, siamo efficaci etc. – vengono travolte.
Le bugie sono meno solide della realtà quotidiana. Vedo difficile la navigazione del governo e della maggioranza di destra: di fronte hanno la legge finanziaria, la crisi del paese, le priorità su cui concentrarsi. E la destra è divisa non solo sui programmi, ma sull’identità. Ci sono di fatto due destre: una che guarda all’Europa, l’altra demagogico-populista, rinvigorita da un localismo egoistico.
Del resto a Catania ha vinto Lombardo, ex UDC, con quattro liste raccordate attorno ad un movimento autonomistico siciliano. Segnale inquietante questo, per la destra, perché ne frammenta la tenuta unitaria, ne moltiplica le forze l’un contro l’altra armate. Ma è un segnale da non sottovalutare neppure per il centrosinistra, perché ci manda il riflesso di un sistema politico malato, che non riesce ad essere pienamente europeo, ad unificarsi attorno a grandi soggetti politici, protagonisti della seconda fase di vita della Repubblica.
Guai a sottovalutare la presenza di 34 liste alle elezioni comunali di Catania. Il trasformismo è un male vecchio del nostro paese: bisogna impedire che inventi altre forme con le quali perpetuarsi.
Il centrosinistra ha vinto ed è maggioranza nel paese.
La vittoria nella primavera 2006, alle elezioni politiche, è tutta da conquistare: non deve essere data per scontata.
Saranno mesi difficili. La destra non è rassegnata a passare all’opposizione. È necessario investire, come obiettivi assolutamente prioritari, sul programma di governo e sulla unità politica del centrosinistra.
Un programma alternativo alla destra, discusso a fondo, nei territori, con i cittadini. Una unità politica che si rafforza e consolida, dandosi anche regole per decidere, senza diritti di veto. Non tutto quello che in questi giorni si muove nel centrosinistra sembra purtroppo andare nella direzione giusta. Per quanto ci riguarda come DS continueremo a lavorare, con pazienza e determinazione, per l’unità.